sabato 18 maggio 2024

L'ULTIMA BATTAGLIA - SIAMO COLPEVOLI NOI LAICI

 


SIAMO TUTTI COLPEVOLI 


Abbiamo tramutato il giorno del Signore in giorno dell'uomo, dando un contentino al Signore con l'ascolto (non la partecipazione) della santa Messa, forse trovata metodicamente a metà, e dedicando tutto il resto della giornata ai nostri svaghi e divertimenti. E così non abbiamo trovato mai tempo per la lettura di libri sacri e di riviste e documenti sulla vita della Chiesa; tanto meno per visite agli infermi e per visite apostoliche. Siamo rimasti così, sempre, ai margini della chiesa. 

Abbiamo ignorato, forse volutamente, come oltre i tre milioni di lebbrosi che vengono curati, ce ne sono altri 17 milioni che marciscono per mancanza di mezzi e di cure. E abbiamo dimenticato i 30 milioni di uomini che ogni anno muoiono di fame o per malattie causate dalla fame; mentre i risparmi e le economie del popolo cristiano avrebbero potuto farli vivere. Basta guardare in ogni casa media la grandissima quantità di oggetti, di servizi, di scarpe, di vesti accantonati; basta pensare come con i rifiuti degli ospedali, delle caserme, delle case borghesi, di una grande città si potrebbero sfamare ogni giorno milioni di affamati. 

Abbiamo speso per i nostri pasti, per i nostri arredamenti, per i nostri vestiti, per i nostri divertimenti, per le nostre feste somme ingenti, reputandole tutte « spese necessarie » e dando solo qualche briciola ai poveri. Ci siamo tutti imborghesiti, lasciando il combattimento cristiano e chiudendoci nelle nostre case, nei nostri condomini, nelle nostre ville a goderci tranquillamente i frutti del nostro lavoro, passando le lunghe ore a tavola o alla TV, dimenticando chi muore di fame, chi muore di lebbra, chi geme solitario nella miseria o nella malattia, e soprattutto, l'esercito immenso dei peccatori che ci vivono accanto, in cammino verso l'inferno. Abbiamo dimenticato che anche per noi sono dette quelle tremende parole di Gesù: « Andate, o maledetti, all'inferno, perché ebbi fame ... » (Mt. 25,41); e quelle riferite da Ezechiele a chi non cerca di convertire i peccatori (Ez. 3,18). 

Ci siamo chiusi nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nei nostri campanili, lasciandoci manipolare dal nemico che ha fatto leva sulla nostra miopia, sui nostri interessi economici, sulla nostra gelosia, sulla nostra superbia, per dividerci, per distruggere la nostra influenza e la nostra opera nella società e per abbatterci, giusta il programma della Roma degli imperatori: divide et impera. 

E ci siamo formati la mentalità sbagliata che bastava combattere isolatamente ognuno la propria battaglia per vincere la guerra contro Satana e contro i suoi seguaci. Abbiamo dimenticato le parole di Gesù che occorrerà che tutti i suoi discepoli divengano una cosa sola perché il mondo intero giunga a convertirsi a lui (Gv.17,22-23); e abbiamo accantonato tutti i problemi universali ed ecclesiali. 

Abbiamo, infine, dimenticato i quattro miliardi di pagani che non conoscono Gesù. 

Ci siamo contentati di quelle quattro persone che ci girano attorno e di quella pseudo-vitalità della nostra comunità o della nostra opera; non ci siamo dati più pensiero di pregare, di piangere, di digiunare per la salvezza del mondo, né, tanto meno, di riunirci con altri volenterosi, di discutere, di progettare iniziative a piccolo, a medio e a largo raggio per la evangelizzazione e per la conversione del mondo. 

Abbiamo dimenticato i nostri doveri di cresimati e di soldati di Cristo e li abbiamo delegati al clero o a una chiesa fantastica, dimenticando che noi siamo Chiesa e che siamo responsabili di tutto il bene che potremmo fare e non facciamo. 

Abbiamo dimenticato la grave lezione della parabola dei talenti. Uno nascose il talento invece di trafficarlo e venne per questo mandato in prigione. 

I talenti significano la fede, la grazia, la cultura, la posizione sociale, le energie, la capacità di incidere sugli altri, il denaro, il tempo, ecc. Il Signore ce li dà per trafficarli per lui, ossia per lavorare per il suo regno nel mondo. 

Moltissimi cristiani dicono di non avere dei talenti, di non essere capaci di nulla e riversano le loro responsabilità sugli altri, o sul clero, o sul governo: in effetti costoro dicono o pensano così per viltà, perché non vogliono scomodarsi. 

Dice S. Teresa d'Avila: « Non c'è nulla di più dannoso che misconoscere i talenti che Dio ci ha dato ». 

Talenti ne abbiamo tutti. Non ne hanno soltanto gli scemi. Siamo membra del Corpo Mistico. In esso non ci sono cristiani inutili, senza un carisma e senza una funzione, come non ci sono membra inutili nel corpo umano. Bisogna semplicemente che con intelligenza, con coraggio e anche con un po' di fantasia scopriamo ognuno i nostri carismi e tutto il bene che potremmo fare per il regno di Dio. 

Dove ci sei tu, hai la responsabilità di quanti ti stanno vicino. Gesù li vuole amare, evangelizzare, beneficare, salvare per mezzo tuo, col tuo cuore, con le tue mani, con i tuoi soldi, con la tua bocca. 

La quasi totalità degli uomini, che si dichiarano incapaci per il regno di Dio, quando si tratta dei propri interessi, sanno aguzzare l'ingegno e sanno bene impegnarsi per riuscire. 

Ognuno dovrà dare conto al Signore dei talenti ricevuti. 

Un giorno fui invitato in una parrocchia a tenere una conferenza a un gruppo comunitario. 

Erano tutte persone scelte. Feci loro a principio alcune domande e, accortomi del loro livello cristiano, dissi loro: 

- Voi vi dite di azione cattolica, ma in effetti siete ancora pagani. Ci fu una reazione violenta da parte di tutti. Un giovane si alzò e mi disse: 

- Come lei si permette venire qui ad insultarci? Io risposi. 

- Se mi prometti di rispondere sinceramente, ti dimostro che sei pagano. 

- Glielo prometto. 

- Cosa fai in questo tempo? 

- Frequento l'università per laurearmi in lettere. 

- Quando sarai laureato cosa farai? 

- Cercherò di insegnare. 

- Quando avrai ottenuto l'insegnamento cosa farai? 

- Penserò di sposarmi. 

- Quando ti sarai sposato cosa farai? 

- Cercherò di farmi una villetta confortevole. Dopo essermi sacrificato tanti anni, mi sembra giusto godere i frutti di tanti sacrifici. 

- Bene! Ed ora dimmi: se al tuo posto ci fosse stato un indù, o un buddista o un musulmano, quali risposte avrebbe dato alle mie domande? 

- Le stesse mie risposte. 

- Non ho bisogno di altre prove. Tu stesso hai detto di essere pagano. 

Quel giovane rimase shoccato. Allora chiese: 

- Cosa avrei dovuto rispondere per essere cristiano? 

- Avresti dovuto poter dire: 

« Frequento l'università. Sto cercando di lievitare cristianamente e di evangelizzare il mio ambiente universitario; contemporaneamente alla cultura letteraria, sto pure cercando di formarmi una cultura cristiana. Quando mi sarò laureato e avrò ottenuto l'insegnamento cercherò di fare di tutti i miei studenti degli ottimi cristiani e di evangelizzare i miei colleghi. 

Poi voglio servire Dio formandomi un'ottima famiglia cristiana, e spero di riuscire a farmi come Jaques e Raissa Maritain una famiglia che sia una vera piccola chiesa, un centro di preghiera, di evangelizzazione e di conversioni. 

Quindi non mi chiuderò egoisticamente in un villa borghese, ma impiegherò i miei soldi, tolti i necessari al mantenimento della mia famiglia, per i poveri, per gli affamati, per i lebbrosi, per le opere di apostolato, e dedicherò alla preghiera e all'apostolato il mio tempo libero e le mie energie ». 

- Grazie, mi rispose quel giovane. Ora capisco come dev'essere un cristiano! 

Padre Ildebrando A. Santangelo (Servo di Dio)

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