giovedì 31 ottobre 2019

LEGGENDA PERUGINA


( COMPILAZIONE DI ASSISI )

OTTIENE LA CHIESA DELLA PORZIUNCOLA

Vedendo che Dio voleva moltiplicare il numero dei suoi discepoli, Francesco disse loro: «Carissimi fratelli e figli miei, vedo che il Signore vuole moltiplicarci. E perciò mi sembra cosa buona e conveniente a dei religiosi, ottenere dal vescovo o dai canonici di San Rufino o dall’abate del monastero di San Benedetto, una piccola chiesa poverella, dove possiamo recitare le Ore liturgiche e accanto a questa, avere una dimora, piccola anch’essa e povera, costruita con fango e vimini, dove riposare e attendere al necessario lavoro. Invero, il luogo dove sostiamo ora non è quello adatto, essendo l’abitazione troppo angusta per i fratelli che vi dimorano e che Dio si appresta a rendere numerosi; soprattutto, non abbiamo a disposizione una chiesa, dove recitare le Ore; di più, se alcuno venisse a morte, non sarebbe dignitoso seppellirlo qui o in una chiesa del clero secolare».

Tale proposta piacque agli altri frati. Allora Francesco si alzò e andò dal vescovo di Assisi, e ripeté davanti a lui le stesse parole esposte prima ai fratelli. Gli rispose il vescovo: «Fratello, non ho alcuna chiesa da potervi dare». Il Santo andò dai canonici di San Rufino e ripropose la sua domanda; e quelli risposero come il vescovo.

Si diresse perciò alla volta del monastero di San Benedetto del monte Subasio, e rivolse all’abate la richiesta espressa in antecedenza al vescovo e ai canonici, aggiungendo la risposta avuto dall’uno e dagli altri. Preso da compassione,l’abate tenne consiglio con i suoi confratelli sull’argomento e, per volontà del Signore, concesse a Francesco e ai suoi frati la chiesa di Santa Maria della Porziuncola, la più poverella che avevano. Era anche  la più misera  che si potesse  trovare nel territorio di Assisi, proprio come Francesco desiderava.

E gli disse l’abate: «Fratello, abbiamo esaudito la tua domanda. Ma vogliamo che, se il Signore moltiplicherà la vostra congregazione, questo luogo sia il capo di tutti quelli che fonderete». La condizione piacque a Francesco e agli altri suoi fratelli.

Fu molto felice il Santo che ai frati fosse donato quel luogo, soprattutto perché la chiesa portava il nome della Madre di Dio, perché era così povera e perché era denominata «della Porziuncola», quasi a presagio che sarebbe divenuta madre e capo dei poveri frati minori. Tale nome derivava dalla contrada in cui la chiesetta sorgeva, zona anticamente detta appunto Porziuncola.

Francesco era solito dire: «Per questo motivo il Signore ha stabilito che non fosse concessa ai frati altra chiesa, e che in quella circostanza i primi frati non ne costruissero una nuova, e non avessero che quella: perché essa fu come una profezia, compiutasi con la fondazione dei frati minori».

E sebbene fosse tanto povera e quasi in rovina, per lungo tempo gli uomini della città di Assisi e di quella contrada sempre ebbero gran devozione (accresciutasi poi ai nostri giorni) verso quella chiesa.

Non appena i frati vi si stabilirono, il Signore accresceva quasi ogni giorno il loro numero. La loro fama e rinomanza si sparse per tutta la valle di Spoleto. In antico, la chiesa era chiamata Santa Maria degli Angeli, ma il popolo la chiamava Santa Maria della Porziuncola. Però, dopo che i frati la restaurarono, uomini e donne della zona presero a dire: «Andiamo a Santa Maria degli Angeli!».

Sebbene l’abate e i monaci avessero concesso in dono a Francesco e ai suoi frati la chiesa senza volerne contraccambio o tributo annuo, tuttavia il Santo, da abile e provetto muratore che intese fondare la sua casa sulla salda roccia, e cioè fondare il suo Ordine  sulla  vera  povertà,  ogni  anno  mandava  al  monastero  una  corba  piena  di pesciolini chiamati lasche. E ciò in segno di sincera umiltà e povertà, affinché i frati non avessero in proprietà nessun luogo, e nemmeno vi abitassero, se non era sotto il dominio altrui, così che essi non avessero il potere di vendere o alienare in alcun modo.

E  ogni  anno,  quando  i  frati  portavano  i  pesciolini  ai  monaci,  questi,  in  grazia dell’umiltà, donavano a lui e ai suoi fratelli una giara piena di olio.

VERGILIO GAMBOSO

La concretezza della Parola di Dio



[4] Ma egli rispose: "Sta scritto:  
Non di solo pane vivrà l'uomo,  
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".  
(Mt. 4,4) 


Tante volte abbiamo ascoltato o letto la frase citata da Gesù al diavolo posta in premessa, ma credo che pochissime persone la valorizzino nella sua concretezza. D’abitudine, preti compresi, utilizziamo alcune frasi della Sacra Scrittura che più ci piacciono o che sono condivisibili, soprattutto del Nuovo Testamento, ma ne omettiamo molte altre in quanto le riteniamo superate, inutili o foriere di critiche. L’eterna Parola di Dio ha quindi, per nostra colpa, ridotto il Suo intervento d’azione che investe tutti i campi dell’attività umana. Di conseguenza l’uomo ha preferito appoggiarsi unicamente sulle teorie umane con i risultati che possiamo verificare ogni giorno. Ovviamente dissertare sulla concretezza della Bibbia negli svariati aspetti del vivere umano è impresa immane. Tenterò soltanto di indicare alcuni esempi di immediata comprensione per dimostrare che la Parola di Dio dev’essere veramente vissuta per il bene personale, familiare e sociale. Chi ama Dio deve amare anche la Sua eterna Parola considerandola appunto Parola di Dio e non di uomini. 

Che la Parola di Dio abbia un’importanza prioritaria e fondamentale lo ricaviamo dallo splendido duello che si svolge mediante citazioni bibliche tra Gesù e satana. Nel deserto, infatti, il demonio ripete al Signore alcune espressioni bibliche per tentarlo e riceve, in risposta, altre espressioni bibliche citate dal Signore. Da questo duello mediante la Parola di Dio si ricava l’insegnamento che anche il demonio e i suoi seguaci possono citare la Parola di Dio per forzare le corrette interpretazioni; mentre all’opposto il Signore ci insegna ad adoperare la Parola di Dio nella giusta cornice. Entrambi non hanno utilizzato espressioni umane, che tanto piacciono ai modernisti, ma soltanto la Parola di Dio dimostrandone la superiorità sotto ogni aspetto.  

Genesi  

“Iddio disse: - Sia la luce- : e la luce fu” 
Gen. 1,2 seg. 
 
Il primo libro della Bibbia, la Genesi, dimostra che tutto è stato fatto mediante la Parola di Dio. Per noi (inseriti in un contesto di leggi fisiche, chimiche, biologiche ecc.) è difficile comprendere come Dio possa aver creato con la Parola. Conferma questa che ci deriva direttamente dal vangelo di Giovanni “In principio era il Verbo (cioè la Parola), e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. 
Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui, neppure una delle cose create è stata fatta.” (Gv. 1,1 seg.). Il fenomeno del sole a Fatima e a Medjugorje, in occasione delle apparizioni mariane, ci aiuta a comprendere tale verità. Non solo, ma il Vangelo è intriso di episodi in cui Gesù comanda gli elementi ( es. tempesta sedata), scaccia i demoni, guarisce, resuscita con la Sua Parola. Con l’azione parola-effetto Gesù conferma indirettamente la verità di quanto asserito nella Genesi. 
 
“Tu puoi mangiare liberamente di ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, poiché se tu ne mangerai, di certo morirai”  (Gn. 1,16) 
 
Il libro della Genesi ci dimostra che, se l’osservanza dell’eterna Parola di Dio è foriera di vita, felicità, benessere, salvezza, amicizia con Dio ecc., la disubbidienza comporta la morte, l’allontanamento da Dio, l’infelicità e (in caso di impenitenza finale o di morte in peccato mortale) l’inferno. Nel mio libro “Il vaso di Pandora” ho spiegato che la disobbedienza all’eterna Parola di Dio è la causa di tutti i mali; rimando quindi alla lettura del medesimo per migliori approfondimenti. Satana, che sa benissimo a quali guai va incontro chi viola la Parola di Dio, tenta in tutti i modi di provocare tale violazione. Da Adamo ed Eva in poi continua imperterrito nella sua mortale strategia portando sempre più persone nel suo regno infernale di morte, di infelicità, di odio, di violenza e di tormenti eterni. E’ talmente essenziale l’osservanza della eterna Parola di Dio che la disubbidienza di Adamo ed Eva è stata sostituita dall’obbedienza di Gesù e di Maria Santissima (nuovi Adamo ed Eva). A scorno del diavolo il Signore ha permesso all’uomo di comandare ai demoni (compreso Lucifero) di andarsene nel nome di Gesù (Mc. 16,16 seg.). Quindi, mediante la parola umana, ma nel nome di Gesù, il diavolo è costretto ad obbedire come ben sanno gli esorcisti. 
Quanto riportato nel libro della Genesi ed  in altri passi che citerò nel proseguo deve stimolarci a seguire, senza se e senza ma, soltanto la Parola di Dio in quanto tutti saremo giudicati da Dio in base alla Sua eterna Parola. Gesù, morendo sulla Croce, ha esclamato “Tutto è compiuto” (Gv. 19,30) certificando la totale osservanza di quanto richiesto da Dio Padre. E’ assai utile meditare sul comportamento di Gesù che ha seguito la volontà del Padre senza lasciarsi distrarre dai pareri avversi delle autorità religiose e civili del tempo. Atteggiamento seguito da papa Pietro allorché rispose alle autorità religiose del tempo che “Bisogna obbedire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5,29). 


FIGLIOLI MIEI CORAGGIO


Confidenze di Gesù a un Sacerdote (Mons. Ottavio Nichelini)


RIFLESSIONI SU ALCUNI MESSAGGI

La partecipazione nostra, quali ministri di Dio, al Mistero dell'Incarnazione, della Croce e dell'Eucaristia, ha punti di grande rassomiglianza con la partecipazione della Vergine Santissima a questi tre grandi Misteri.
Come la Vergine Santa, il sacerdote per vocazione è chiamato ad essere attivamente presente nel Sacrificio della Santa Messa, perpetuazione del santo Sacrificio della Croce.
È presente in unione con Cristo nell'offerta di se stesso; è pronto ad accettare, soffrire e offrire difficoltà e incomprensioni, insulti e offese, la sofferenza in genere come Gesù ha fatto. Senza di questa offerta, la partecipazione del Sacerdote diventa soltanto esteriore, materiale e quindi infeconda.
Il sacerdote, con le parole della Consacrazione, rinnova il prodigio dell'Incarnazione: provoca, come la Vergine con il suo Fiat, la reale Incarnazione del Verbo nelle sue mani.
Amandolo, come Maria lo ha amato nel suo seno, ricevendolo nella S. Comunione con la purezza di anima e di corpo con cui la Madonna lo concepì, con l'offerta fatta in unione con Gesù al Padre, il Sacerdote come la Vergine diventa veramente corredentore.
Se il sacerdote celebrante non è animato da questa fede e da questi sentimenti e propositi, la sua Messa è sterile per lui; non è stato che un materiale protagonista del più grande Mistero.

Non aspettate!

Se noi sacerdoti celebrassimo la S. Messa come la dovremmo celebrare, il mondo non sarebbe quello che è; Satana non avrebbe la potenza che ha, e molte più anime si salverebbero.
Il tormento del sacerdote che va dannato sarà ben diverso dal tormento degli altri dannati; solo troverà riscontro nella disperazione di Giuda che avrebbe potuto essere, unendo e fondendo i suoi doni naturali con quelli soprannaturali, un grandissimo apostolo.
... Sacerdoti che celebrate la Santa Messa sacrilegamente, mangiate e bevete la vostra condanna quotidianamente.
Non rimandate dall'oggi al domani la vostra conversione. Non aspettate... Domani potrebbe essere troppo tardi.
Un grande atto di umiltà, ciò che Giuda sempre si rifiutò di compiere, una fervida invocazione alla Vergine Santissima, rifugio dei peccatori, trasformerà la vostra esistenza e cambierà il vostro eterno destino.
Fratelli nel sacerdozio, non avete mai meditato il sogno, la visione di S. Giovanni Bosco, « le due colonne »? Leggetela e vi renderete conto che noi stiamo vivendo in pieno la profezia; l'ultima parte della visione predice i tempi che seguiranno agli attuali avvenimenti.
Questi tempi si avvicinano; dobbiamo prepararci nella preghiera e nella penitenza.
Non siamo scettici e increduli; crediamo e ci sarà dato di vedere e di capire-! Non lasciate cadere nel vuoto gli impulsi della grazia che bussano alla porta del vostro cuore!
Il cuore Misericordioso di Gesù, il Cuore Immacolato di Maria ci salvino e ci benedicano.

Geremia



Il Signore accusa Israele

9'Per questo, io, il Signore,
voglio fare di nuovo causa
a voi e ai vostri discendenti.
10Andate pure a vedere nelle isole greche,
mandate qualcuno a informarsi bene
nel territorio della tribù di Kedar.
Vedrete che non è mai accaduto
quel che accade qui.
11Nessun'altra nazione ha mai cambiato
i suoi dèi, benché inutili.
Il mio popolo invece ha sostituito me
che sono la sua vera gloria,
con idoli che non gli recano
alcun vantaggio.
12Per questo sconvolgerò il cielo
e tutti saranno atterriti dall'orrore,
- dice il Signore. -
13 Due sono le colpe
che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me,
sorgente di acqua fresca e viva,
e ha preferito scavarsi cisterne,
cisterne screpolate,
incapaci di contenere acqua.

14 Israele non è nato schiavo,
né lo è diventato.
Come mai allora tutti se ne approfittano?
15Si gettano su di lui con grida minacciose;
ruggiscono come leoni,
hanno ridotto la sua terra a un deserto,
hanno incendiato le sue città
e più nessuno le può abitare.
16Perfino gli abitanti di Menfi e di Tafni
lo hanno assalito con violenza.

17Certamente questo ti accade, Israele,
perché hai abbandonato me,
il Signore Dio tuo,
quando ti guidavo nel cammino.
18Perché ora corri in Egitto
a bere le acque del Nilo?
Perché corri in Assiria
a bere le acque dell'Eufrate?
19Il male che hai fatto ti punisce,
il tuo tradimento ti castiga.
Proverai con dura esperienza
quanto è triste ed amaro
abbandonare il Signore, Dio tuo,
ed essergli infedele.
Lo dico io, il Signore, Dio dell'universo'.

FATTI STORICI STRAORDINARI,


-REALMENTE ACCADUTI- RACCOLTI IN :

 "Le glorie di Maria"
di Sant' Alfonso Maria de Liguori
-santo napoletano del 1700-


 Maria è la speranza dei peccatori

Il beato Giovanni Erolto, che per umiltà si chiamava « il discepolo », narra che vi era un uomo sposato,  il  quale  viveva  in  stato  di  peccato.  La  moglie,  donna  pia,  non  potendo  indurlo  a convertirsi, lo pregò di fare almeno un atto di omaggio alla Madre di Dio: salutarla con un'Ave Maria ogni volta che fosse passato davanti a una sua immagine. Il marito cominciò a praticare questa devozione. Una notte, mentre andava ad abbandonarsi ancora una volta al peccato, vide una luce, guardò bene e si accorse che era una lampada che ardeva davanti a un'immagine di Maria con Gesù bambino in braccio. Disse l'Ave Maria secondo il solito, ma vide il bambino tutto coperto di piaghe grondanti sangue fresco. Atterrito e commosso a un tempo, pensando che con i suoi peccati aveva così ferito il suo Redentore, comincio a piangere, ma vide che il bambino gli voltava le spalle. Perciò tutto confuso ricorse alla santa Vergine dicendo: « Madre di misericordia, tuo Figlio mi scaccia; io non posso trovare altra avvocata più pietosa e più potente di te che gli sei Madre. Mia regina, aiutami tu, pregalo per me ». La divina Madre gli rispose: « Voi peccatori mi chiamate  madre  di  misericordia,  ma  poi  non  cessate  di  fare  di  me  una  madre  di  miseria, rinnovando al mio Figlio la Passione e a me i dolori ». Tuttavia poiché Maria non sa lasciare andar via sconsolato chi si getta ai suoi piedi, si voltò a pregare il Figlio perché perdonasse quel misero. 
Gesù seguitava a mostrarsi riluttante a concedere il suo perdono, ma la santa Vergine deponendo il bambino nella nicchia, gli si prostrò davanti dicendo: « Figlio, non mi alzerò dai tuoi piedi finché non perdonerai questo peccatore ». Gesù rispose: « Madre, io non posso rifiutarti niente; vuoi che lo per-doni? Per amor tuo lo perdono, fallo venire a baciare queste mie piaghe ». Il peccatore andò a baciarle piangendo dirottamente e come baciava le piaghe del bambino, esse guarivano. Infine Gesù lo abbracciò in segno di perdono e da allora in poi il peccatore si diede a una vita santa testimoniando tutto il suo amore per la Vergine che gli aveva ottenuto una grazia così grande.

PREGHIERE CHE SCONFIGGONO I DEMONI



Rilasciare i Devastatori 
              
Fa che il consiglio degli empi venga rovinato (Giobbe 00:17). 
              Allontana i sacerdoti delle tenebre scalzi (Giobbe 00:19). 
              Fa che il valoroso venga spogliato (Sal 76:5). 
              Lego il nemico, lo spoglio della sua armatura, e divido il suo bottino (Luca 11:22). 
              Rilascio i devastatori su Babilonia a distruggerla (Ger. 51:53). 
              Rilascio i devastatori che giungano sulle alture nel nome di Gesù (Ger 12,12). 
              Signore, Tu hai devastato principati e le potestà (Col. 2:15). 
              Spoglio il nemico e mi riprendo i suoi beni nel nome di Gesù (Es 12:36). 
 Saccheggio l'accampamento del nemico nel nome di Gesù (1 Sam. 17:53). 
              Spoglio coloro che hanno tentato di spogliarmi (Ez 39:10). 
              Il nemico non mi devasterà, ma sarà devastato (Is. 33:1). 
              Fa che i palazzi e le sedi delle tenebre vengano saccheggiati nel nome di Gesù (Amos 3:11). 
              Fa che gli spiriti superbi vengano distrutti nel nome di Gesù (Zaccaria 11:3). 
              Rilascio le cavallette per spogliare le opere delle tenebre nel nome di Gesù (Nah. 3,16). 
              Fa che le fortezze delle tenebre siano distrutte nel nome di Gesù (Osea 10,14). 
  

Le spose di Gesù



Una vera sposa di Gesù

La beata Elisabetta della Trinità visse profondamente nel suo cuore il mistero della SS. Trinità e il suo rapporto  sponsale con Gesù. Entrambi gli aspetti sono intimamente uniti, poiché nella misura in cui sei pienamente sposa di Gesù, il Padre prende possesso della tua anima in unione con lo Spirito Santo.
La beata Elisabetta desiderava ardentemente arrivare ad essere vera sposa di Gesù. Vediamo cosa ci dice nei suoi scritti: «Il mio cuore è sempre con Lui. Ricorda giorno e notte colui che sarà il mio Sposo. Verso di Lui elevo il mio unico desiderio... Mi piace incontrarlo nella parte più profonda del mio essere, nel cielo della mia anima, perché Egli non si allontana mai da me. Dio in me ed io in Lui. Il mio cuore ormai non è libero: l’ho donato al Re dei Re. Ormai non posso disporne più. Sento la voce dell’amato, che dice in fondo al mio cuore: voglio il tuo  cuore. Ti amo. Ti ho scelta per me. Sto sospirando il giorno in cui sarai totalmente mia. Nel frattempo riservami il tuo cuore... Sì, Amore mio, mia Vita, Sposo adorato, sta tranquillo. Sono disposto a seguirti sul cammino della croce. Tutte le sofferenze le vivremo insieme ed io sarò coraggiosa seguendo i tuoi passi, camminando sempre in tua compagnia. Il mio cuore è staccato da tutte le cose... Ti dono il mio cuore che desidera consacrarsi unicamente a Te.
Non trovo parole per esprimere la mia felicità. Qui non c’è niente, nient’altro che Lui. Egli è tutto. Solo Egli basta e si vive unicamente per Lui. Lo si trova dappertutto, sia nel fare il bucato che durante la preghiera. Mi piacerebbe che mi vedeste in lavanderia con l’abito un po’ raccolto mentre traffico con l’acqua... Per Gesù devo essere disposta a tutto. Per Lui tutto mi sembra bello e niente mi risulta difficile né scomodo. Quando non ho lavoro da sbrigare, allora lavoro nella mia piccola cella. Lì trascorro ore felici, da sola con il mio sposo. Per me la cella è qualcosa di sacro. È un santuario intimo, destinato solo a Lui e alla sua piccola sposa. Entrambi ci stiamo così bene lì dentro e io lo ascolto. È così gradevole ascoltarlo! E lo amo mentre muovo l’ago e cucio questo caro abito che ho tanto desiderato di indossare. 
Sì, qui ho trovato Colui che amo e che ama la mia anima. L’unico necessario, che nessuno mi può togliere. Oh, quanto è buono e meraviglioso! Vorrei essere un’anima adorante e totalmente silenziosa e penetrare sempre più in Lui. Vorrei entrare nel calice del suo sangue. La mia anima rimanga totalmente bagnata dal sangue del mio Cristo, del quale sono assetata. Vorrei essere totalmente pura e trasparente perché la Santissima Trinità possa riflettersi in me come in un cristallo. A lei piace così tanto contemplare la bellezza di un’anima. Perché mi ha amato così tanto? Sono piccola e piena di miserie, però lo amo. È l’unica cosa che so fare. Lo amo col suo stesso amore... Lo amo tanto!.
Il giorno dell’Epifania mi renderà sua Regina e pronuncerò i voti, che mi uniranno a Lui per sempre. Voglio essere come egli vuole che io sia. Passare tutta la mia vita in silenzio, in adorazione ed intimità con lo Sposo... Dopo i miei voti quante cose sono passate ormai. La Chiesa mi ha detto: "Vieni sposa del Cristo" e mi ha consacrato totalmente al Signore. Ora, tutto è stato consumato, o meglio tutto inizia, perché la professione è soltanto l’aurora. Sono Sposa di Gesù e la mia vita di sposa mi sembra ogni giorno più bella, più luminosa, più immersa nella pace e nell’amore. L’unica mia ambizione è essere VITTIMA D’AMORE.
Che grande gioia sente la mia anima quando contempla il crocifisso che ho ricevuto il giorno della mia Professione! Gesù è totalmente mio e io sono totalmente sua. Egli è tutto per me. Ora mi rimane soltanto un desiderio da compiere: amarlo, amarlo sempre; vegliare per il suo onore come una vera sposa; essere la sua felicità, farlo felice, costruirgli una dimora ed un rifugio nel mio cuore dove egli possa dimenticare, per mezzo dell’amore, tutte le offese ricevute dai peccatori.
Non so se avrò la gioia di versare il mio sangue per amore del mio sposo. Però, se vivo pienamente la mia vita consacrata, avrò la consolazione di consumarmi per Lui solo, per Lui. Siccome egli è sempre con me, non devo mai interrompere la preghiera. Lo sento talmene presente nella mia anima che ho solo bisogno di raccogliermi per incontrarlo dentro di me. Questo mi rende felice. Ho trovato il mio cielo in terra, perché il cielo è Dio e Dio dimora e vive nella mia anima. Quando ho capito questo, tutto mi è stato più chiaro.
Oh mio Dio, Trinità che adoro... Rendete pace alla mia anima fate di lei il vostro cielo, la vostra dimora prediletta il luogo del vostro riposo. Che io non vi lasci mai da solo, ma che rimanga totalmente con Voi, vigilante nella mia fede in completa adorazione e donazione assoluta alla vostra azione creatrice... Oh mio TRE, mio Tutto, la mia Beatitudine, Solitudine infinita, immensità in cui mi perdo! Mi consegno a voi come mia prigioniera. Immergetemi in me perché io m’immerga in Voi, fino ad arrivare a contemplare la vostra luce, l’abisso delle vostre grandezze!...
Vorrei essere lode della sua gloria. Un’anima, lode della sua gloria ,dev’essere un’anima silenziosa che rimane come una lira sotto il tocco misterioso dello Spirito Santo, affinché questi produca armonie divine su di lei... Dopo Gesù Cristo, c’è certamente una creatura che fu anch’essa la grande lode di gloria della Santissima Trinità... È la Regina delle vergini, che è anche la regina dei martiri. Gesù sulla croce me l’ha data per Madre. Ed ora che Egli è tornato al Padre, mi ha messo al suo posto, sulla croce, perché io completi nella mia carne ciò che manca ai patimenti della sua Passione in favore del suo Corpo, che è la Chiesa. La Vergine rimane al mio fianco per insegnarmi a soffrire come Lui e, quando morirò, sarà Lei a introdurmi negli atri eterni...
Gesù ha effuso nel mio cuore una sete d’infinito e un desiderio così grande d’amore che solo egli lo può saziare. Alla luce dell’eterno, l’anima vede le cose nella loro verità. Tutto ciò che non è stato fatto per Dio e con Dio è vuoto. Solo l’amore rimane. La vita è una cosa seria.
Mi piace vivere col mio Amato in solitudine, sola con Lui... A volte il mio sposo si nasconde. Allora vivo la mia fede e mi rallegro di non godere della sua presenza perché Egli possa gioire del mio amore... Nella mia cella ho una croce di legno nero senza Cristo. È la mia croce dove devo immolarmi costantemente per somigliare al mio Sposo crocifisso. La Domenica delle Palme di notte ho avuto una crisi molto grave, ho creduto che finalmente era giunta la mia ora di andare verso le regioni infinite per contemplare senza veli quella Trinità che è stata la mia dimora in questo mondo. Nella quiete e nel silenzio di quella notte ho ricevuto l’unzione degli infermi e la visita del mio Sposo divino. Mi sembrava che egli aspettasse quel momento per rompere definitivamente i miei legami con questa terra. Avevo tanto desiderio di andarmene con Lui!

Oh puro e mite Agnello.
Tu che sei il mio unico Sposo,
sai che la tua sposa
continua ad avere fame di te. 

Sei sposa di Cristo! Sposa, con tutto ciò che questo nome comporta: intimità, fedeltà, abnegazione assoluta... Essere sposa significa consegnarsi come Lui si è consegnato, essere immolata come Lui, per Lui e attraverso di Lui... Essere sposa è avere pieni diritti sul suo cuore... È un incontro di cuori aperti per tutta la vita. È vivere con Lui, sempre con Lui... È affidare ogni cosa a Lui e permettere a Lui di confidare tutto alla nostra anima... e non saper altro che amare: amare adorando; amare riparando; amare pregando, supplicando, dimenticando, amare sempre e in tutti i modi.
Essere sposa è avere gli occhi nei suoi occhi... Sentirsi totalmente invasa da Lui; l’anima piena della sua anima... È stare a guardarlo di battito in battito e captare ogni suo più piccolo segnale, perfino il suo minor desiderio. È entrare in tutte le sue gioie e condividere tutte le sue tristezze. È essere feconda, corredentrice,  generare anime per Dio... Essere stata presa in sposa è aver affascinato il suo cuore a tal punto che, dimenticando ogni distanza, egli ha versato se stesso nella mia anima in un’estasi di amore infinito. E così i TRE invadono la mia anima, la rendono divina ed Una con loro attraverso l’Amore.
Oh Amore, Amore! Tu sai quanto ti amo, quanto desidero contemplarti. Tu sai anche quanto soffro... Consuma tutta la mia sostanza per la gloria, che essa venga distillata goccia a goccia per il bene della tua Chiesa. 
Oh mio Cristo amato, crocifisso per il mio amore! Vorrei essere una sposa degna del tuo Cuore. Vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morire d’amore. 

Padre Angel Peña

I SEGNI DI DIO



"Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non rechera' loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno"...Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano". (Marco16,15 seg.) 

[1]Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. (Matteo 10,1) 

[17]I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».  
[18]Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.  
[19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.  
[20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». (Luca 10,17 seg.) 

[3]Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano.  
[4]Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere».  
[5]Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male.  
[6]Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio. 
[7]Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni.  
[8]Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì.  
[9]Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati.  (Atti 28,3 seg.) 

[12]In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.  
[13]Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. (Giovanni 14,12-13) 

[21]Rispose Gesù: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.  
[22]E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete». (Matteo 21,21) 
[35]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. (Matteo 24,35) 

di Arrigo Muscio

Preghiera per Tutti i sofferenti



Eterno Padre
concedi mediante le Sante piaghe inflitte
al nostro Signore Gesù Cristo

LA REMISSIONE DI TUTTE LE COLPE E PENE
E LA VITA ETERNA

a tutte le tue creature sofferenti
nel corpo e/o nello spirito,
nelle 24 ore di questo giorno
,
abbi misericordia infinita di tutte le loro anime,
Ti offriamo tutte le loro afflizioni,
tribolazioni e mortificazioni,
che siano tutte in espiazione dei loro ed altrui peccati
e mediante il
 prezioso sangue versato
dal Cuore Divino di Gesù,

contenente la VITA ETERNA,
RISANA, RINNOVA, PURIFICA e SANTIFICA
tutte tutte tutte tutte tutte tutte tutte le loro anime
e quando sarà l'ora, 
giustificale ed accoglile tutte
nel Tuo Regno Eterno di Amore,
di Felicità e di Gioia senza fine
,
TU che fai nuove Tutte le cose.


mercoledì 30 ottobre 2019

FATECI USCIRE DA QUI



Maria Simma risponde a questa chiamata delle anime del Purgatorio


LA PREGHIERA ED IL DIGIUNO

Lei parla così spesso della preghiera che mi piacerebbe farle delle domande. Perché le dà tanta importanza?
La preghiera è ciò che ci porta più vicino a Dio. Provi a considerarla da questo punto di vista: quando abbiamo un amico, la prima cosa che facciamo è dedicargli del tempo e anche lui ci dedica il suo. Sappiamo che, se trascuriamo di passare del tempo con gli amici, finiamo con il ritrovarci completamente soli e, per alcuni versi, sperduti e al buio. Bene, abbiamo scelto di dargli il nostro tempo e così facendo, compiamo due gesti, quello di parlare e quello di ascoltare. Se poi desideriamo veramente restare amici, scopriamo che l'ascoltare è molto più importante che il parlare. I veri amici, come sa, possono fortificarsi e sostenersi a vicenda anche solo stando vicini in silenzio. La preghiera è spesso semplicemente stare in silenzio con Dio, ascoltandolo, osservandoLo ed assorbendo la Sua presenza. Nessuno è da Lui ignorato. Attraverso la preghiera, dedichiamo tempo al nostro migliore amico, l'Amico che ci donò la vita. Non sarebbe dunque giusto restituirGli appena un po' del tempo che Lui stesso creò e che ci ha donato? Mi pare che fosse S. Agostino a dire che la preghiera è la più grande conquista dell'uomo ed il più grande dono che Dio ha fatto all'uomo.

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



L'ECCESSO DI AMORE

Noi predichiamo Gesù Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i gentili. I, Corinti, I, 23.

Che cosa diremo degli abbassamenti di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucaristia? Al fine di abitare con noi Gesù si espone all'ingratitudine e all'oltraggio. Nulla lo scoraggia.
Contempliamo l'amabilissimo Salvatore trattato come non si farebbe con nessun altro, e che tuttavia continua a rimanere con noi.

I. - Nostro Signore che viene a noi e ci apporta tesori infiniti di grazie, merita tutta la nostra riconoscenza, si può dubitarne?
Egli è Re, egli è Dio! Ora se un potente della terra, se un sovrano visita un povero, un ammalato, chi non è tocco di gratitudine per tale degnazione? L'invidia, l'odio stesso si danno per vinti al cospetto della grandezza che si abbassa.

Non merita Nostro Signore di essere ringraziato, di essere amato? Egli non ci visita di sfuggita, ma resta in mezzo a noi. Lo si domandi o no, anche senza che lo si desideri, egli si tiene là per farci del bene. Ma a Lui solo non si rendono grazie del bene che fa. Con la sua presenza nel Santissimo Sacramento opera meraviglie di carità, ma queste non sono apprezzate, neppure osservate.

Nelle relazioni tra gli uomini l'ingratitudine è un'onta gravissima: riguardo a Nostro Signore pare sia invece cosa comandata.
Ma Gesù tutto sapeva quando istituì l'Eucaristia e non ha mutato le sue disposizioni, per cui trova le sue delizie nel dimorare con gli uomini così miserabili. L'amore a un certo grado è così forte che vuol stare con le persone amate ancorché non né riceva ricambio.
Una buona madre può forse abbandonare, cessare di amare il figlio perché imbecille? una sposa fedele separarsi dal suo sposo frenetico?

II. - Pare che Nostro Signore vada incontro agli oltraggi e non guardi al suo onore: che pensiero terribile! Ah! nel giorno del giudizio quanto si tremerà al pensiero di esser vissuti vicino a tanto amore, senza averci badato!
Nostro Signore viene difatti, senza apparato di maestà: sull'altare, sotto i veli eucaristici, Nostro Signore sembra un qualche cosa non avente più essere.
Può darsi maggiore abbassamento?

E per umiliarsi così Nostro Signore spiega la sua onnipotenza. Sostiene con un prodigio gli accidenti eucaristici: va contro tutte le leggi della natura per abbassarsi, per umiliarsi. Sarebbe un gran miracolo avvolgere il sole in una nube così densa da intercettarne la luce e il calore: orbene somigliante meraviglia Gesù opera circa la sua persona: sotto le specie sacramentali che sono così deboli, così comuni per se stesse, Egli è glorioso, risplendente, è Dio.

Oh, non volgiamo ad onta per Nostro Signore l'essersi cosi impiccolito e umiliato!
Tanto ha voluto il suo amore. Un re che non discende, per dir così, dal suo trono, può onorare il suddito, ma non lo ama: Nostro Signore discende, dunque ci ama.

III. - Gesù potrebbe avere un corteggio di Angeli, visibili e armati per sua guardia. Non lo vuole, perché una schiera di angeli ci atterrirebbe, ovvero ci umilierebbe con lo spettacolo della loro fede, del loro profondissimo rispetto. Egli viene solo, tutto dimesso, per meglio abbassarsi. Oh, l'amore discende, discende sempre!

IV. - Un re che si vestisse di abiti poveri per visitare un suddito e consolarlo, darebbe prova di amore. E tuttavia la sua parola ancora, le sue nobili maniere lo farebbero riconoscere. Ma Nostro Signore nel Santissimo Sacramento si priva anche di questa gloria personale: vela il suo bel volto, fa tacere la sua bocca, che è la bocca del Verbo, perché l'aspetto e la parola lo farebbero onorare, lo metterebbero troppo sopra di noi, mentre Egli vuole discendere fino a noi. Oh! rispettiamo dunque gli abbassamenti di Gesù Cristo nell'Eucaristia!

V. - Un re che si sia per amore abbassato verso un suddito conserva sempre la sua libertà d'uomo, la sua azione personale; assalito, può difendersi, fuggire, domandare soccorso. Ma Nostro Signore si abbandona senza difesa, si priva di azione propria. Non può più né lamentarsi, né fuggire, né domandare aiuto. Ha proibito ai suoi Angeli di venirgli in soccorso e di punire i suoi insultatori. E' cosa istintiva il soccorrere chi è assalito od in pericolo, ma per Gesù non vi sarà alcuno che lo faccia. E' uomo, è Dio, ma conserva la potenza soltanto per amare e abbassarsi.

VI. - Ma, Signore, perché ciò? perché tale eccesso? “La mia delizia è trovarmi coi miserabili. Io li amo, li attendo, anzi vado loro incontro”. E cionondimeno gli uomini corrono ai piaceri, agli onori, agli amici, agli affari; tutto passa innanzi a Nostro Signore.
Gesù, l'ultimo, come viatico, se vi sarà tempo: non basta? O Signore, perché dunque venite verso coloro che non vi vogliono, e vi ostinate a restare con quelli che vi respingono?

VII. - Chi mai consentirebbe a fare quello che fa Nostro Signore?
Istituisce il suo Sacramento per esservi onorato, e vi riceve più ingiurie che onori; il numero dei cattivi cristiani è più grande di quello dei buoni. Nostro Signore va perdendo. Perché continuare così? chi vorrebbe perdere sempre?
Ah! i Santi, che vedono e comprendono tanto amore e tanto abbassamento debbono fremere di una santa collera nel vederci tanto sconoscenti.
E il divin Padre dice al Figlio: Ora basta; vedi che non né ricavi nulla: il tuo amore è disprezzato, i tuoi abbassamenti sono inutili; vedi che perdi, finiamola!

Ma Gesù non vuole: resta, spera, pago dell'amore e dell'adorazione di alcune anime buone. Oh, siamogli fedeli, noi, almeno! Non merita per i suoi abbassamenti che noi l'onoriamo e l'amiamo? 

di San Pietro Giuliano Eymard

martedì 29 ottobre 2019

INTERVISTE COL MALIGNO



PRIMO INCONTRO: UNA VISITA INASPETTATA 

Quella sera stessa, dopo una cena piuttosto frettolosa e svogliata, mi ritirai in camera a sbrigare un po' di corrispondenza.
Di lì a una mezz'ora presi a recitare l'ultima parte della “Liturgia delle Ore”. Mi segnai devotamente e cominciai: “Gesù, luce da luce, - sole senza tramonto, - tu rischiari le tenebre - nella notte del mondo. - In te, santo Signore - noi cerchiamo riposo - dall'umana fatica, - al termine del giorno...”
Notai, questa volta, che più andavo avanti, più cresceva in me il desiderio di indugiare in quella preghiera abituale. Sensi e gusti nuovi affioravano da quelle parole antiche e semplici.
Alla fine, baciai il breviario e lo misi da parte. E adesso che cosa faccio? Qualche volta appuntavo delle note rapidissime sul diario; tentai di farlo, ma presto me ne passò la voglia.
Voltandomi, lo sguardo si incontrò con una immagine della Madonna dinanzi alla quale quella sera ero andato a pregare. Ebbi voglia di trattenermi con Lei e preso di tasca il rosario mi segnai. Le "Ave Maria" mi venivano su dolcissime, come una più intima presa di contatto con Lei. Non era terminata una decina che mi trovai seduto e con la penna in mano.
Cosa strana! Per fare che? Un blocco di carta era lì sul tavolo. Cominciare a scrivere qualcosa di quella diavoleria? Non ci pensavo affatto. Non avevo nulla di preparato per la testa e la fantasia non pareva favorirmi.
Accostato, così, per fare qualcosa, il blocco di carta, scrissi in alto: "Intervista con Satana". No! Corressi. Meglio dire "col Maligno". Questo secondo appellativo è meno logoro. E restai con la penna in aria.
In quello stesso istante avvertii lungo la schiena un improvviso brivido di freddo, che subito mi avvolse tutta la persona.
A fianco della scrivania, a sinistra, la finestra era completamente aperta. Quando istintivamente mi alzai per chiuderla, avvertii che da fuori veniva invece un'aria calda; era infatti una sera di settembre.
Mentre mi toccavo le guance e la fronte, chiedendomi se non fosse per caso un sintomo di febbre, una lama addirittura gelida mi attraversò la persona e ne ebbi uno strano scossone di paura. Mi sedetti, rimasi immobile per un pò, poi tentai di buttarmi sul letto, così come stavo. Non riuscii a muovermi. Mi sentivo inchiodato alla scrivania, non per una forza che mi facesse violenza dal di fuori, ma da un senso di inerzia totale: una specie di legamento che veniva dal di dentro.
Invocai mentalmente la Vergine che mi guardava dalla parete a qualche metro di distanza e ne ebbi un'improvvisa carezza di pace. Mentre ringraziavo la Madre celeste... la sedia, la scrivania, quasi tutta la camera ebbero un sussulto misterioso.
- "Hai chiesto d'intervistarmi, eccomi!"
Era una voce cupa, aspra, metallica; una voce che non seppi precisare da quale punto venisse, ma che mi scatenò addosso un lungo brivido di paura. Restai per un pò senza fiato, poi presi coraggio.
- "Ma tu chi sei?"
- "Non fare lo stupido; sono io!"
Non avevo mai pensato di dover passare con la mia intervista dal piano della fantasia a quello di un... a tu per tu col Maligno.
Su un angolo della scrivania c'era il rosario; istintivamente lo afferrai come arma di difesa.
- "Butta via quella robaccia, se vuoi parlare con me!" 
- "Robaccia?..."
- "Escrementi di capra legati insieme!"
- "Se per te è robaccia io la bacio e a tuo dispetto me l'avvolgo qui attorno al polso, per sicurezza. Vedo che deve farti paura, vigliacco!" 
- "Quella per me è una ghigliottina!..."
- "Tanto meglio e grazie di avermelo detto!"
Cercavo di spiegarmi come percepissi quella voce così vicina che non proveniva da un punto preciso della camera, né mi saliva dal di dentro. L'avvertivo, però, in modo chiaro, sempre in tono minaccioso e sprezzante e carico di una rabbia belluina.
- "Intanto, come sei venuto? Chi ti manda?" 
- "Sono stato costretto!"
- "Costretto da chi?". Seguì un silenzio agghiacciante. 
- "Su, costretto da chi?"
- "Da quella là!". Urlò questa risposta con un disprezzo e un odio indescrivibili.
- "Chi è quella là?", gli chiesi pur avendo capito. 
-"Non farò mai quel nome!"
- "Ti scotta tanto?"
- "La odio infinitamente!"
- “Perché è la creatura più alta e più santa...”
Masticando le parole con rabbia rispose: "Lui l'ha voluta così a mio dispetto, perché fosse la mia più schiacciante umiliazione!" Restai sbalordito. "Come mai? Sei il padre della menzogna e dici una verità così grande? Non ti accorgi che questa è una lode immensa?..." La mia domanda restò senza rispota. Per quella volta fu tutto. 


P. Domenico Mondrone S. J.

Salva i miei fratelli e sorelle





Oh mio caro Salvatore Gesù Cristo,
accetta il mio dono della preghiera e del sacrificio 
per contribuire a salvare i miei fratelli e sorelle 
dalla prigione delle tenebre in cui si trovano.
Permettimi di aiutare a salvare le loro anime.
Ti prego di perdonare i loro peccati 
e Ti chiedo di inondare le loro anime con lo Spirito Santo,
in modo che corrano  tra le tue braccia, quale rifugio di cui hanno bisogno
prima che siano perduti per sempre.
Ti offro il mio dono dell’abbandono per tali anime 
in umile servitù e ringraziamento.
Amen

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



Il IV libro ci rivela ch'ella fu assente dal coro per un intero anno: però ci fa anche sapere che Nostro Signore ripagava la sua diletta Sposa di queste privazioni, dandole preziose lezioni su feste successive, lezioni di cui il pio lettore può approfittare, anche al giorno d'oggi, meditando l'opera di S. Geltrude.
Benchè la sua esistenza trascorresse abitualmente nella pace, Geltrude non potè sfuggire alla contraddizione la comunità di Helfta era santa ed esemplare, ma, come del resto capita ovunque, vi s'incontrava l'umana fragilità. Vi furono perfino monache che osarono lamentarsi con Nostro Signore d'alcuni difetti di Geltrude. Le si rimproverava d'impetuosità nel carattere, l'impazienza dello zelo e persino le astrazione volontarie, a cui era soggetta per i continui favori soprannaturali, astrazioni che talora le impedivano di essere esatta è cerimonie del coro. Spesso Nostro Signore prende le della Santa e la difende con dolcezza, anche quando è realmente in difetto: Geltrude poi s'umilia profondamente per quelle colpe, di cui si accusa con maggiore convinzione de' suoi stessi accusatori; prega Nostro Signore di supplire alle sue deficienze e di non permettere che abbia a scandalizzare il prossimo: giunge fino al punto di supplicarlo di impedire ogni favore durante l'Ufficio, piuttosto che permettere la minima trascuratezza nelle cerimonie della salmodia.
Nel 1291 Geltrude e la Comunità furono provate dal più grande dolore che possa colpire un Monastero fervente: la morte di una santa Abbadessa.
Geltrude di Hackeborn, che aveva governato Helfta per ben quarant'anni, fu colpita da un attacco che, a quei tempi, si chiamava piccola apoplessia. La malattia durò cinque mesi e la nostra Santa era sempre al suo capezzale, curandola con filiale tenerezza.
La santa Abbadessa, che ben conosceva le grazie di cui Geltrude era l'oggetto, assai spesso aveva fatto a lei ricorso, sia per comunicare con Nostro Signore, sia per ottenere qualche risposta. Fu Geltrude che, all'ultima momento, mentre la Madre spirava, intonò il responsorio « Surge virgo », invece di S. Matilde, la quale essendo malata, non poté assistere la diletta sorella.
RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

Ogni giorno la provvidenza di Dio sorge prima del Sole.



La vita della beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) è un miracolo continuo della provvidenza di Dio, che la faceva vivere in ogni momento secondo la sua volontà. Aveva le stimmate della Passione di Cristo e soffrì come anima vittima per la salvezza del mondo. Gesù faceva miracoli tramite lei. Come ci racconta nelle sue Visioni e rivelazioni, spesso il suo angelo custode la portava, in bilocazione, in luoghi lontani per il mondo ad aiutare persone che erano in pericolo di morte o in gravi necessità.
I suoi racconti sulla vita di Gesù e sulla sua Passione e morte, continuano a fare del bene e a trasformare la vita di migliaia di persone. Si preoccupava molto dei poveri e, pur essendo inferma, cercava, quando poteva, di fare dei lavori di tessitura per dare il ricavato ai poveri. Racconta: “Una volta il visconte di Galen mi obbligò a ricevere due monete d’oro, che avrei dovuto dividere tra i poveri a suo nome. Le cambiai in piccole monete e con il ricavato feci fare abiti e scarpe che poi diedi ai poveri. Ebbi una meravigliosa benedizione di Dio su queste monete, poiché tutte le volte che le cambiavo in spiccioli, ritrovavo le due monete d’oro nel mio borsellino e così le facevo cambiare di nuovo. Questo durò più di un anno e con questo denaro ho potuto soccorrere molti poveri”(33).

"Signore, insegnaci a pregare!"



Raccolta di preghiere della Serva di Dio
LUISA  PICCARRETA


A che serve pregare “immedesimandoci” con Gesù

Mentre pregavo stavo unendo la mia mente a quella di Gesù, gli occhi miei a quelli di Gesù, e così tutto il resto, intendendo fare ciò che faceva Gesù con la sua mente, coi suoi occhi, con la sua bocca, col suo Cuore, e così di tutto. E siccome pareva che la mente di Gesù, gli occhi, ecc. si diffondevano a bene di tutti, così pareva che anch’io mi diffondevo a bene di tutti, unendomi e immedesimandomi con Gesù.  
Ora,  pensavo tra me: 
“Che meditazione è questa?  Che preghiera?  Ah, non sono più buona a nulla!  Non so pure riflettere nulla!”.
Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, come, ti affliggi di questo? Invece di affliggerti dovresti rallegrarti, perché quando tu altre volte meditavi e tante belle riflessioni sorgevano nella tua mente, tu non facevi altro che prendere parte di Me, delle mie qualità e delle mie virtù. Ora, essendoti rimasto solo di poterti unire ed immedesimarti (con) Me, mi prendi tutto e, non essendo (tu) da sola buona a nulla, con Me sei buona a tutto, perché il desiderare, il volere il bene, produce nell’anima una fortezza che la fa crescere e la stabilisce nella Vita Divina. Poi, con l’unirsi con Me ed immedesimarsi con Me, si unisce con la mia mente (e) così tante vite di pensieri santi produce nelle menti delle creature; come si unisce coi miei occhi, così produce nelle creature tante vite di sguardi santi; così, se si unisce con la mia bocca, darà vita alle parole; se si unisce al mio Cuore, ai miei desideri, alle mie mani, ai (miei) passi, cosi ad ogni palpito darà una vita, vita ai desideri, alle azioni, ai passi... Ma vite sante, perché contenendo in Me la Potenza Creatrice, insieme con Me l’anima crea e fa ciò che faccio Io.
Ora, questa unione con Me, parte per parte, mente (con) mente, cuore (con) cuore, ecc. produce in te, in grado più alto, la Vita della mia Volontà e del mio Amore. Ed in questa Volontà viene formato il Padre, nell’Amore lo Spirito Santo, e dall'operato, dalle parole, dalle opere, dai pensieri e da tutto il resto che può uscire da questa Volontà e da questo Amore viene formato il Figlio, ed ecco la Trinità nelle anime... Sicché, se dobbiamo operare, è indifferente operare nella Trinità in Cielo o nella Trinità delle anime in terra.
Ecco perché vado togliendoti tutto il resto, sebbene siano cose buone, sante, per poterti dare il più buono e il più santo, quale sono Io stesso, e poter fare di te un altro Me stesso, (per) quanto a creatura è possibile. Credo che non ti lamenterai più, non è vero?”  (Vol. 11°, 12.06.1913).


a cura di D. Pablo Martín