venerdì 3 maggio 2019

GESU’ OSTIA



LA «PRESENZA» IN MEZZO A NOI


Il sacrificio di Cristo

Col sacrificio di Cristo, il sacerdote e la vittima non sono più un uomo qualunque e un animale, ma il Figlio stesso di Dio. Quello di Cristo è l'unico e irripetibile sacrificio che produce un duplice effetto: il compimento della giustizia del Padre e la redenzione delle anime che nel Figlio si riconoscono. Come può accadere tutto questo?
Il garante di un debitore diventa egli stesso debitore. È il garante che paga il debito che non ha contratto, per conto di colui che non può pagare. Ma, per poter far questo, il garante non deve avere debiti propri, altrimenti come potrebbe estinguere i debiti altrui? Gesù è il nostro garante, Colui che ha assunto la posizione di peccato, subisce la condanna che spetta al peccatore, e paga con la propria vita.
L'Uomo-Dio, il vero Agnello, il sommo Sacerdote offre se stesso, quale vittima innocente, per ricevere la morte e donare la vita, e, con essa, l'eredità di tutti i beni che Adamo, il primo uomo, aveva perduto.
I ragionamenti umani sono insufficienti a spiegare perché il Figlio di Dio si fa uomo, perché soffre e muore sulla croce per noi. È un mistero che, se non si può penetrare in tutta la sua grandezza, ci fa però scoprire l'infinito amore di Dio per l'umanità. Solo sotto questa luce le parole: peccato, salvezza, dolore, morte acquistano il significato più autentico.
Vediamo come.
Nulla è stato creato senza un motivo. Per quale fine, allora, Dio ha creato l'universo e l'uomo? Per la stessa ragione che porta l'artista a creare. Costui, nel realizzare il suo desiderio creativo, prova un'intima gioia. Questo sentimento sarà tanto più profondo quanto più l'opera rifletterà se stesso. Nell'azione creatrice, in cui l'artista mette tutto il suo cuore, possiamo perciò vedere un atto di donazione, un atto d'amore.
Per amare bisogna essere in due: soggetto e oggetto. La ricerca di un oggetto in grado di rispondere al suo amore, spinge il Dio invisibile a creare una manifestazione visibile di se stesso: l'universo. Dio, come artista, si realizza nella creazione che lo riflette.
Definendo come soggetto: la parte che dà, e come oggetto: la parte che riceve, una relazione perfetta d'amore s'instaura solo se l'uno e l'altro scambievolmente danno e ricevono amore in uguale intensità. Per questo, Dio non si ferma a creare il cosmo, ma crea pure l'uomo: l'unica creatura che, oltre a ricevere, può anche dare, perché fatta ad immagine e somiglianza del suo Creatore. Quindi lo scopo di Dio, nel creare l'uomo, è realizzare con lui un reciproco rapporto d'amore per vivere SEMPRE UNITI nella gioia più grande.
Quando, però, avviene che l'uomo non risponde più all'amore di Dio, l'azione di 'dare e ricevere' tra soggetto e oggetto non è completa, e l'unità fra i due si spezza.
Il cosiddetto 'peccato' è questa infedeltà della creatura al progetto originale del suo Creatore.
Il peccatore, separatosi da Dio, non percependo il suo amo-
re, conosce la solitudine, il dolore, la morte; ed è questa l'eredità che l'umanità riceve dai suoi progenitori.
Ma Dio non sta a guardare, perché ha creato l'uomo per la vita e non per la morte. E manda il suo stesso Figlio a farsi Figlio dell'uomo, uomo fra gli uomini.
Gesù Cristo è l'unico Figlio che sa ricambiare in modo perfetto l'amore del Padre. E, per unire anche l'uomo a Dio, deve ripercorrere la via sulla quale Adamo si è smarrito, quella del dolore, intrisa di sudore, lacrime e sangue.
Soffre, così, dal principio della sua incarnazione fino a quando pronuncia sulla croce le sue ultime parole: "Tutto è compiuto!" (Gv 19,30). Con la croce, infatti, vince il peccato e la morte; risana la ferita aperta fra il Cielo e la terra; conduce al Padre i suoi figli, uniti nell'abbraccio della riconciliazione.
Dall'incomparabile esempio della croce, impariamo ad accettare la morte e le tribolazioni della vita. E il sacrificio d'ognuno potrà unirsi, con la forza dell'amore, a quello di Cristo, per ricevere i frutti promessi della redenzione.

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