giovedì 2 maggio 2019

PADRE PIO DA PIETRELCINA



Padre Pio scrive a padre Agostino il 29 dicembre 1912: 

"In questi giorni tanto solenni per me, perché feste del celeste Bambino, spesso sono stato preso da quegli eccessi d'amore divino, che tanto fanno languire il mio povero cuore.  
Compreso tutto della degnazione di Gesù verso di me, gli ho rivolto la solita preghiera con più confidenza: "Oh Gesù, potessi amarti, potessi patire quanto vorrei e farti contento e riparare in un certo modo alle ingratitudini degli uomini verso di te!" Ma Gesù mi ha fatto sentire assai più la sua voce al mio cuore: "Figlio mio, l'amore si conosce nel dolore, lo sentirai acuto nello spirito e più acuto lo sentirai nel corpo". Queste parole restano, padre mio, oscure per me [...]. Sento che [Gesù] mi va ripetendo: "Coraggio, ché dopo la battaglia viene la pace". Fedeltà e amore dice che mi occorrono. Sono pronto a tutto, pur di fare la sua volontà. Pregate solo, ve ne supplico, che quest'altro po' di vita che mi resterà lo spenda a sua gloria e che lo faccia scorrere questo tempo a quella guisa che si propaga la luce".  
La missione da compiere, soffrendo e immolandosi, si va delineando sempre più con chiarezza. Padre Pio ne comprende tutta la sua bellezza, e per "dilettare Gesù", "sollevare Gesù" e "compiacere Gesù", si vota tutto e per sempre alle sue pene. Ecco con quale vigore e con quanta unzione esprime questi suoi sentimenti:  "Gesù mi dice che nell'amore è lui che diletta me; nei dolori invece sono io che diletto lui. Ora desiderare la salute sarebbe andare in cerca di gioie per me e non cercare di sollevare Gesù. Sì, io amo la croce, la croce sola; l'amo perché la vedo sempre alle spalle di Gesù. Ormai Gesù vede benissimo che tutta la mia vita, tutto il mio cuore è votato tutto a lui ed alle sue pene.  
Deh! padre mio, compatitemi se tengo questo linguaggio; Gesù solo può comprendere che pena sia per me, allorché mi si prepara davanti la scena dolorosa del Calvario. E' parimenti incomprensibile che sollievo si dà a Gesù non solo col compatirlo nei suoi dolori, ma quando trova un'anima che per amor suo gli chiede non consolazioni, ma sibbene di essere fatta partecipe dei suoi medesimi dolori.  
Gesù, quando vuol darmi a conoscere che mi ama, mi dà a gustare della sua passione le piaghe, le spine, le angosce... 
Quando vuol farmi godere, mi riempie il cuore di quello spirito che è tutto fuoco, mi parla delle sue delizie, ma quando vuole essere dilettato lui, mi parla dei suoi dolori, m'invita, con voce insieme di preghiera e di comando, ad apporre il mio corpo per alleggerirgli le pene.  
Chi gli resisterà? Me ne avvedo che troppo l'ho fatto soffrire per le mie miserie, troppo l'ho fatto piangere per la mia ingratitudine, troppo l'offesi. 
Non voglio altri che Gesù solo non desidero altro (che è lo stesso desiderio di Gesù) che le di lui pene. Lasciatemelo dire, ché nessuno ci sente, sono disposto anche a restare privo per sempre delle dolcezze che Gesù mi fa sentire, son pronto a soffrire che Gesù mi nasconda i suoi belli occhi, purché non mi nasconda il suo amore, ché ne morrei. Ma essere privato di soffrire non mi sento, mi manca la forza.  
Forse io non mi sono ancora bene espresso riguardo al segreto di cotesto soffrire. Gesù, uomo di dolori, vorrebbe che tutti i cristiani l'imitassero. Ora Gesù questo calice l'offrì ancora a me; io l'accettai, ed ecco perché non me ne risparmia. Il mio povero patire vale a nulla; ma pure Gesù se ne compiace, perché in terra l'amò tanto. Quindi in certi giorni speciali, in cui egli maggiormente soffrì su questa terra, mi fa sentire ancora più forte il patire. 
Ora non dovrebbe questo solamente bastare per umiliarmi e cercare di essere nascosto agli occhi degli uomini, perché sono stato fatto degno di patire con Gesù e come Gesù? (1 2 1913).  
Chiamato dunque a collaborare con Gesù per la salvezza delle anime, padre Pio è convinto che il termine della sua vita dolorosa non sarà che il Golgota:  "Quante volte - mi ha detto Gesù poc'anzi - mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso. Sotto la croce s'impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care" (13 2 1913).  
Due anni più tardi scriveva di nuovo al direttore padre Agostino:  "Mi sento come schiacciato sotto il peso del mio lungo esilio che ancora mi rimane. E' vero che un passo ancora... e la croce sarà piantata sul Golgota; ma bisogna pur convenire che il passo da fare per piantarvi la croce richiede tempo ancora, e poi agonizzarvi lì con Gesù se ne passa del tempo. Piaccia al Signore presentarlo alla mia mente meno lungo, questo giorno che dovrà spuntare, di quello che mi viene rappresentato" (14 1 1916),  In realtà, doveva trascorrere ancora molto tempo, prima che la sua croce fosse "piantata sul Golgota"; ma mai chiese che gli fosse in qualche modo alleggerita e molto meno che gli fosse tolta:  "E quale ancora sarà il mio avvenire? Io ignoro tutto, completamente tutto [...]. Ti supplico, o mio buon Dio, perché sia la mia vita, la mia barca e il mio porto. Tu mi hai fatto salire sulla croce del Figlio tuo, ed io mi sforzo di adattarmici alla miglior maniera: sono convinto che giammai ne discenderò e che giammai dovrò vedere rasserenata l'aria" (8 11 1916).  
I poli d'attrazione della sua croce e di tutta la sua vita crocifissa sono due: Dio e l'uomo, il creatore e la creatura. Il dolore è prova di fedeltà a Dio che per amore gli ha affidato questa missione:  "Sia mai sempre benedetto il celeste Padre che così vuole trattarmi; e si glorifichi pure nel mio corpo, poiché egli è la mia vita ed io vivo solo per servirlo; non vivo per me, solo vivo per lui" (30 10 1914).  
"Vi prego di raccomandarmi a Dio, non per essere tolto dalla prova, ma acciocché mi dia sempre la grazia di serbargli fedeltà sempiterna" (31 1 1918).  
"Gesù mi è testimone ed a lui solo ho offerto ed offro l'estremo mio martirio" (1 10 1921).  
La luce che si sprigiona dalla vita dolorosa e va incontro alle anime per le  quali soffre in Cristo e con Cristo è l'amor dei fratelli: "Vi sovvenga che io sono ardentemente [di] tutti e per questo soffro immensamente per tutti" (6 11 1919). 
"Sono pronto a tutto, purché Gesù sia contento e mi salvi le anime dei fratelli, specie quelle che egli mi ha affidate" (18 12 1920).  
 

1 commento:

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