I DIRETTORI SPIRITUALI
Padre Agostino da San Marco in Lamis
Padre Agostino (nato il 9 gennaio 1880), fu compaesano e collaboratore di padre Benedetto nella restaurazione della provincia cappuccina di Foggia e nella direzione spirituale di padre Pio.
Al termine degli studi ginnasiali, il 19 agosto 1897 indossò l'abito cappuccino e dopo il noviziato fu inviato dai superiori nella provincia Toscana per compiere gli studi superiori ecclesiastici. Ordinato sacerdote il 15 marzo 1903, tornò nella provincia di Foggia, seguì corsi di specializzazione in greco e in francese nelle scuole statali e vinse il concorso interno dell'Ordine per la cattedra di filosofia.
L'attività religiosa e sacerdotale di padre Agostino si proiettò in tre direzioni: formazione della gioventù cappuccina, direzione spirituale delle anime e governo delle comunità. Preparato culturalmente e spiritualmente al difficile compito di educatore dei giovani religiosi, vi si dedicò con impegno, competenza ed assiduità; insegnò con diligente scrupolosità lingue e scienze, filosofia e teologia per molti anni e spesso fu rettore degli studentati della provincia.
L'attività apostolica, svolta da padre Agostino con frutti lusinghieri dal pulpito, ebbe il suo compimento nella direzione delle anime al confessionale e per iscritto. Molte di esse compariranno nelle pagine seguenti.
I religiosi cappuccini della provincia lo elessero più volte superiore conventuale, per 24 anni consigliere del superiore della provincia, per 9 anni ministro provinciale e per quattro volte delegato al capitolo generale dell'Ordine. Il suo governo fu caratterizzato da illuminata prudenza, imperturbabile fermezza, tenace amore alla regolare osservanza e largo senso di paternità.
Partecipò alla guerra 1915 1918, meritando la medaglia di benemerenza "per lodevole servizio prestato nelle Unità Mobilitate della C.R.I." (giugno 1919).
Dal 1944 al 1953 fu superiore del convento di San Giovanni Rotondo, dimorandovi, poi, dal 1959 sino alla morte, avvenuta il 14 maggio 1963 1.
Verso la fine d'ottobre 1907 padre Agostino e fra Pio si incontrarono a Serracapriola; il primo era professore di teologia ed il secondo iniziava allora il primo anno teologico. Tra maestro e discepolo si stabilì ben presto una relazione di vicendevole comprensione e stima, che doveva prolungarsi per oltre mezzo secolo.
Nel maggio 1909 padre Agostino, da Montefusco, nuova sede del corso teologico, accompagnava fra Pio, costretto a interrompere il corso regolare degli studi, presso la sua famiglia a Pietrelcina; il 14 agosto 1910 vi si recava di nuovo per tener il discorso di circostanza alla prima messa solenne del discepolo.
Dalla fine d'ottobre sino al 7 dicembre 1911 vissero insieme nel convento di Venafro e fu allora che padre Agostino si accorse dei primi fenomeni soprannaturali, assistette a parecchie estasi e a molteplici vessazioni sataniche. Durante i quasi sette anni di permanenza di padre Pio in famiglia, padre Agostino gli fu "angelo consolatore", sia attraverso le lettere di direzione e sia con frequenti visite personali.
Padre Pio amava il suo maestro e direttore, lo rispettava, si confidava volentieri con lui e gli domandava consigli ed assicurazioni sulla vita spirituale; fu e restò sempre il suo "padre lettore" ed era più confidenziale con lui che con padre Benedetto, presso del quale più d'una volta padre Agostino diventava quasi arbitro e intermediario.
Da parte sua, padre Agostino ricambiava a cuore aperto la stima e l'amore per il discepolo d'una volta ed aveva per lui un'autentica venerazione. Abbagliato, forse, dai doni straordinari riscontrati in lui, qualche volta esagerava alquanto nel sollecitarlo al ricorso dell'intervento divino per risolvere problemi connessi al suo apostolato e alla sua condotta personale. Ciò non sempre fu gradito né a Gesù né a padre Pio; bisogna però riconoscere che lo fece sempre con la massima cautela e prudenza e mai per faciloneria o curiosità.
Da quanto siamo venuti dicendo - e che sarà ampiamente confermato dalla lettura della corrispondenza epistolare - sorprende la risposta che nel 1946 padre Pio avrebbe dato a un suo confratello di passaggio per San Giovanni Rotondo: "Ho domandato - è il cappuccino padre Giovanni da Baggio che parla - se si può fare senza il direttore spirituale. Mi ha risposto che può bastare anche il semplice confessore e quando questi non sia capace a comprendere certe situazioni dello spirito, ci si rimette alla bontà di Dio [...]. "E tu l'hai il direttore spirituale?". "L'avevo ed era il padre Benedetto, ma da quando me lo levarono, sono rimasto senza". "Ma non hai per confessore padre Agostino?" "Sì, ma non mi capisce, ed io tiro avanti confidando in Dio""2.
Non sapremmo dire se la risposta sia stata raccolta esattamente e riferita nel suo vero contesto. Possiamo però assicurare che non trova conferma nel periodo di tempo a cui si riferisce il nostro epistolario. Anzi nei dodici anni di corrispondenza si avverò quanto padre Pio scriveva il 21 ottobre 1912:
"Il padre lettore fu sempre il mio direttore ordinario e nessun uomo come lui conosce sì a fondo il mio interno; a lui son ricorso sì frequente aprendogli tutte le piaghe dell'anima mia senza ritegno e senza timore alcuno, ciò che non è stato possibile di fare con altri; e né mi è possibile di farlo. Prego a non chiedermene il perché".
Ed in questa linea di apertura fiduciosa e schietta perseverò sempre, come si ricava dagli appunti intimi di padre Agostino.
Il nostro epistolario contiene complessivamente 377 lettere: 197 di Padre Agostino e 180 di padre Pio.
Nella problematica spirituale, padre Agostino introduce spesso e volentieri aspetti personali. Le sue lettere, dottrinalmente più semplici e letterariamente meno eleganti di quelle di padre Benedetto, sono però più affettuose e più umane, più intime e più comprensive e rivelano una maggiore compenetrazione di affetti e sentimenti.
Aveva la delicatezza di mettersi discretamente in disparte, allorché prevedeva che la sua opera poteva intralciare l'indirizzo di padre Benedetto; ma bisogna pur riconoscere che agirono sempre, i due direttori, nella stessa linea, tutti e due animati da un autentico senso soprannaturale.
Sospesa la direzione spirituale per iscritto, padre Agostino e padre Pio rimasero sempre uniti nella sofferenza, nella preghiera e nel consiglio.
In quattro quaderni manoscritti, conservati nell'archivio di San Giovanni Rotondo, senza titolo, ma che noi citiamo come Notizie su padre Pio, padre Agostino ci tramanda notizie preziose e inedite sulla vita e l'itinerario spirituale del suo diletto discepolo.
note:
1 Cf. Analecta Ord. Fr. Min. Cap. 79 (1963), pp. 174 176; CIPRIANO DA SERRACAPRIOLA, Necrologia cit., p. 319.
2 Cf. GIOVANNI DA BAGGIO, Padre Pio visto dall'interno, p. 50.
fine note.
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