Handbook sull’aborto
Cinque sono i sistemi normalmente utilizzati per provocare l'aborto. La natura
ne conosce un sesto, comunemente chiamato aborto spontaneo.
Che cos’è un aborto spontaneo
Secondo la legislazione italiana tuttora in vigore si parla di aborto spontaneo
quando, per ragioni naturali, l'utero espelle il feto prima del 180° giorno di
gravidanza.
Quando avviene la morte del feto?
Non lo si sa sempre con certezza. Solitamente il feto muore nell'utero a causa
di anomalie proprie o della placenta; quando ciò si verifica, la madre ha un
aborto spontaneo.
È pericoloso?
Una parte degli aborti spontanei potrebbe tranquillamente avvenire anche a
domicilio. Però, in presenza di emorragie particolarmente copio se o di uno
svuotamento incompleto dell'utero, è necessario provvedere al ricovero in
ospedale della paziente.
Quando occorre procedere ad un raschiamento, il rischio materno è minimo
perché di solito il collo dell'utero si ammorbidisce e si apre da solo. Pertanto,
senza eseguire la dilatazione del collo uterino, il chirurgo può procedere alla
rimozione dei resti della placenta dalle pareti della cavità uterina, utilizzando,
con delicatezza, uno strumento apposito. Rari sono i casi di infezione e soltanto
poche volte vengono trovate parti del feto.
Quali sono i cinque tipi di aborto procurato?
1) Aspirazione; 2) raschiamento; 3) prostaglandina; 4) avvelenamento con
soluzione salina; 5) isterotomia. (Vedere figg. 5, 6, 7 e 8).
In che cosa consiste il metodo per aspirazione?
Per praticare questo sistema di aborto il chirurgo quasi sempre deve
innanzitutto dilatare il canale del collo dell'utero. Ciò è difficile, anche se la
dilatazione viene limitata il più possibile, perché il collo dell'utero è duro, non è
cioè pronto ad aprirsi. Il medico inserisce quindi nell'utero un tubo di materia
plastica aperto all'estremità. L'aspirazione, la cui potenza è di ben 29 volte
superiore a quella di un normale aspirapolvere, riduce il feto a pezzi. Il
chirurgo sminuzza infine la placenta, che è solidamente attaccata alle pareti
interne dell'utero, provvedendo ad aspirarne i frammenti, che vengono
trasferiti nell'apposito contenitore dell'apparecchio (fig. 6).
Che cos’è il raschiamento?
È simile all’aspirazione con la differenza che il medico introduce nell'utero una
grossa pinza ed un cucchiaio d'acciaio foggiato ad ansa, con cui taglia a pezzi
ed estrae placenta e feto, che vanno a finire in una, bacinella. Le perdite di
sangue sono talora molto copiose (fig. 5).
L'aspirazione è il metodo più sicuro, non è vero?
Molti entusiasti lo affermano a gran voce, ma non tutti i medici sono d'accordo.
Nei primi giorni successivi all'intervento possono esservi abbondanti emorragie.
Quando ciò avviene, è spesso necessario procedere ad un raschiamento e,
sovente, a trasfusioni di sangue. Poco dopo che nello Stato di New York si e
cominciato a praticare aborti in gran numero (mentre begli altri stati ciò non
era ancora consentito) queste complicazioni si sono presentate con una
frequenza molto elevata nelle maggiori città degli Stati Uniti centro-occidentali.
Un giorno, per esempio, quattro giovani donne provenienti dallo Stato di New
York hanno dovuto essere sbarcate dallo stesso aereo e durante il medesimo
scalo per sopravvenuta emorragia. Né il raschiamento, né l'aspirazione
possono esser praticati dopo 12 settimane (tre mesi) di gravidanza.
Cosa sono il sistema di procurare l'aborto con la sonda sottile di
Karman e l'estrazione mestruale?
Sono entrambi veri e propri aborti per aspirazione, solo che, se non sono
attuati molto precocemente dopo la mancanza mestruale, lasciano con maggior
frequenza resti nell'utero, aumentando il pericolo di infezioni e di emorragie.
Che cos’è l’aborto con la prostaglandina?
La prostaglandina è un farmaco sviluppato recentemente dalla Upjohn
Company di Kalamazoo nello Stato del Michigan. Quando viene somministrato,
provoca il travaglio ed il parto indipendentemente dalla durata della
gravidanza. Se il feto è abbastanza maturo da sopravvivere al trauma del
parto, nascerà vivo, ma sarà troppo piccolo per rimanere in vita. Naturalmente
il fine dell'aborto è l'uccisione del bambino, per cui avere un neonato vivo è
solo una "complicazione" fastidiosa.
La Upjohn è la prima grande casa farmaceutica che è venuta meno all'impegno
etico di produrre soltanto farmaci destinati a salvare la vita, in quanto ora ne
fabbrica uno, il cui scopo dichiarato è quello di uccidere. Per questo motivo
molti antiabortisti non usano più i prodotti della Upjohn perché non vogliono
aiutare in alcun modo questa società.
Che cos'è l'avvelenamento con soluzione salina?
Questo metodo può essere utilizzato a partire dalla sedicesima settimana di
gravidanza. Un lungo ago viene introdotto nel sacco amniotico, passando per la
parete addominale della madre. Nel liquido amniotico viene iniettata una
soluzione salina concentrata, che il feto respira e inghiotte, venendone
avvelenato. La creatura si dibatte e talvolta ha persino delle convulsioni;
occorre sovente più di un'ora per, uccidere il bambino. Se tutto procede
regolarmente, dopo circa 24 ore la madre entra in travaglio ed espelle un
bimbo morto. Qualunque infermiera che lavora in un ospedale dove si pratica
l'aborto è però in grado di citare un numero rilevante di casi di bambini nati
ancora vivi (fig. 8).
Qualche medico parla dei bambini avvelenati con soluzione salina
definendoli "frutti canditi". Perché?
L'effetto corrosivo dei sali concentrati spesso brucia ed asporta completamente
l'intero strato esterno della pelle del bambino, mettendo a nudo lo strato
sottocutaneo, rosso vivo e dall'aspetto glassato. Di conseguenza, la testa del
bambino assume talvolta l'aspetto di un "frutto candito".
Qualcuno ha paragonato gli effetti di questo metodo a quelli della bomba al
napalm. Probabilmente è altrettanto doloroso.
Che cos'è l’isterotomia?
È un'operazione simile al taglio cesareo. In questo caso l'addome e l'utero della
madre vengono aperti chirurgicamente. Il feto viene estratto e poi eliminato
unita mente alla placenta (fig. 7). Questo metodo viene generalmente
impiegato a gravidanza avanzata. Un chirurgo della nostra zona, che aveva
utilizzato questo metodo, ha estratto un piccolissimo bambino che respirava,
cercava di piangere e muoveva braccia e gambe; allora, non ha saputo trovare
altra soluzione che gettare la placenta sul neonato soffocandolo.
Quanto sono grandi bambini che subiscono l'aborto?
I medici "coscienziosi" affermano di non voler far abortire madri i cui feti
abbiano superato il peso di 450 grammi. Ma un nostro collega ha recentemente
assistito alla morte di un bambino del peso di 1,8 kg avvelenato con soluzione
salina e nato ancora vivo. Un'altra pratica seguita da alcuni cosiddetti medici,
sia a New York sia altrove, consiste nell'iniettare la soluzione salina e di
rimandare a casa la madre immediatamente dopo. Nel giro di due settimane a
Cincinnati sono stati partoriti morti due bambini, rispettivamente del peso di
1,450 e 1,700 kg, le cui madri avevano abortito con questo procedimento. Non
possiamo non definire ciò un omicidio volontario.
Molti bambini sottoposti a pratiche abortive nascono vivi?
gravidanza. Un lungo ago viene introdotto nel sacco amniotico, passando per la
parete addominale della madre. Nel liquido amniotico viene iniettata una
soluzione salina concentrata, che il feto respira e inghiotte, venendone
avvelenato. La creatura si dibatte e talvolta ha persino delle convulsioni;
occorre sovente più di un'ora per, uccidere il bambino. Se tutto procede
regolarmente, dopo circa 24 ore la madre entra in travaglio ed espelle un
bimbo morto. Qualunque infermiera che lavora in un ospedale dove si pratica
l'aborto è però in grado di citare un numero rilevante di casi di bambini nati
ancora vivi (fig. 8).
Qualche medico parla dei bambini avvelenati con soluzione salina
definendoli "frutti canditi". Perché?
L'effetto corrosivo dei sali concentrati spesso brucia ed asporta completamente
l'intero strato esterno della pelle del bambino, mettendo a nudo lo strato
sottocutaneo, rosso vivo e dall'aspetto glassato. Di conseguenza, la testa del
bambino assume talvolta l'aspetto di un "frutto candito".
Qualcuno ha paragonato gli effetti di questo metodo a quelli della bomba al
napalm. Probabilmente è altrettanto doloroso.
Che cos'è l’isterotomia?
È un'operazione simile al taglio cesareo. In questo caso l'addome e l'utero della
madre vengono aperti chirurgicamente. Il feto viene estratto e poi eliminato
unita mente alla placenta (fig. 7). Questo metodo viene generalmente
impiegato a gravidanza avanzata. Un chirurgo della nostra zona, che aveva
utilizzato questo metodo, ha estratto un piccolissimo bambino che respirava,
cercava di piangere e muoveva braccia e gambe; allora, non ha saputo trovare
altra soluzione che gettare la placenta sul neonato soffocandolo.
Quanto sono grandi bambini che subiscono l'aborto?
I medici "coscienziosi" affermano di non voler far abortire madri i cui feti
abbiano superato il peso di 450 grammi. Ma un nostro collega ha recentemente
assistito alla morte di un bambino del peso di 1,8 kg avvelenato con soluzione
salina e nato ancora vivo. Un'altra pratica seguita da alcuni cosiddetti medici,
sia a New York sia altrove, consiste nell'iniettare la soluzione salina e di
rimandare a casa la madre immediatamente dopo. Nel giro di due settimane a
Cincinnati sono stati partoriti morti due bambini, rispettivamente del peso di
1,450 e 1,700 kg, le cui madri avevano abortito con questo procedimento. Non
possiamo non definire ciò un omicidio volontario.
Molti bambini sottoposti a pratiche abortive nascono vivi?
molti di quelli sottoposti a trattamento con prostaglandina. Talvolta anche gli
aborti per avvelenamento con soluzione salina danno luogo a nascite di
bambini vivi.
In questi casi devono o essere uccisi o lasciati morire per mancanza di cure.
- A New York, un bambino "abortito" in questo modo si è «rifiutato» di morire
ed è stato adottato.
United Press International 19 dicembre 1970
- In California, un bambino di 1,8 kg è nato vivo dopo una iniezione salina. Da
quanto risulta, il medico aveva ordinato all'infermiera di non somministrare
ossigeno al bambino per farlo sopravvivere. Essa rispose che se non l'avesse
fatto, il neonato sarebbe morto. Il medico rispose: "Non è forse questo
l'obiettivo originario?". L'infermiera ha ugualmente somministrato l'ossigeno ed
il bambino è sopravvissuto ed è stato adottato.
"The Bakersfield Californian" BABY DEATH TRY LAID TO PHYSICIAN
25 settembre 1973
- Su 73.000 aborti esaminati dal dr. Christopher Tietze l'1,3 % è costituito da
casi di isterotomia. Quasi tutti i bambini nascono vivi. Se si calcola che nel
1971 a New York si sono avuti circa 300.000 aborti (cifra questa più elevata di
quella ufficiale, in quanto un gran numero di casi non viene denunciato), risulta
che 3.900 bambini, sottoposti ad isterotomia, sono nati vivi e sono stati lasciati
(o incoraggiati a) morire. Questo dato è in stridente contrasto con la cifra
ufficiale variante fra 40 e 60.
Il famoso "bambino dello Stobhill Hospital" di Glasgow, nato in seguito ad
aborto per isterotomia, è stato portato fuori dalla sala operatoria in un
sacchetto di carta e lasciato nella neve. Mezz'ora dopo, mentre era sul punto di
gettare l'involucro nell'inceneritore, il portiere dell'ospedale sentiva il pianto del
neonato e si precipitava con esso nella sala operatoria, dove il bimbo veniva
rianimato, sopravvivendo per alcune ore nonostante le gravi ferite riportate
alla testa. In seguito è stata aperta un'inchiesta sulla vicenda, ma nessun
provvedimento ha potuto mai esser preso contro i responsabili perché questi
avevano agito "legalmente" .
Nel corso dell'inchiesta su questo caso il magistrato inquirente aveva osservato
che un bambino abortito "vivo" doveva esser rianimato, ottenendo la seguente
risposta dal medico al quale aveva fatto la sua osservazione: "Questo andrebbe
contro i fini della nostra legislazione sull'aborto". La legge inglese che regola
l'aborto ha come scopo di assicurarsi che il bambino non sopravviva.
Che dire dell'intervento chirurgico per una gravidanza extrauterina?
l'embrione è già morto e spesso distrutto dall'emorragia. In ogni caso
l'intervento viene eseguito principalmente per salvare la vita della madre ed è
pertanto una azione medica giustificata, perché per il bambino non vi è
comunque alcuna possibilità di sopravvivenza.
E quando si tratta di asportare l'utero affetto da cancro di una donna
incinta?
Valgono le stesse considerazioni. L'intervento chirurgico è volto a salvare la
vita della madre. La morte del bambino è un effetto secondario doloroso e non
desiderato. Ove sia possibile, il bambino viene salvato.
Che cosa dire dell'aborto diretto, volto a prevenire la morte della
madre?
Si tratta di un vero e proprio aborto "terapeutico", le cui indicazioni al giorno
d'oggi sono pressoché inesistenti. Se la vita della madre fosse veramente in
pericolo, un medico coscienzioso cercherebbe di salvare entrambi. Nei rarissimi
casi in cui è veramente necessario prendere la decisione di procurare un aborto
terapeutico, il problema sta nel mettere sui due piatti della bilancia le due vite
in gioco (va rilevato che tutte le altre ragioni addotte a favore dell'aborto sono
tutte di rilevanza inferiore alla vita umana stessa).
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