-Testimonianza di Catalina RIVAS-
LE PROVE DELLA SUA PRESENZA
Abbiamo avuto l’opportunità di andare a predicare in un Carcere di Massima Sicurezza e, all’uscita, la Guardia che ci accompagnava mi disse:
“Grazie di essere venuta, Signora.
Dio voglia che le sue parole siano giunte ai Reclusi, perché ne hanno veramente bisogno!”.
Gli chiesi come gli erano sembrate le mie parole.
Rispose:
“Certamente buone, ma lei stava predicando ai Reclusi della Casa Circondariale Penale e non a noi!”.
Gli risposi che avevo predicato l’Amore di Gesù a tutti quelli che mi ascoltavano e che lui e le altre Guardie avevano bisogno di quell’Amore, esattamente come i Carcerati; che noi tutti abbiamo bisogno del Vangelo e dell'Amore di Dio e che questi benefici non si trovano in nessuna altra parte e in nessuna altra persona.
Era un Giovedì Santo.
Quella sera, Gesù si era prodigato, pieno di Misericordia, nel padiglione dei “puniti”, dove molti avevano paura di entrare.
Noi abbiamo sentito che Gesù stesso ci aveva aperto la sbarra per giungervi e che Egli era il nostro Anfitrione (Padrone di casa).
Ed è stato così, poiché ci furono molte Confessioni.
Il mio Direttore Spirituale confessava, mentre un coro si alternava tra le mie prediche e le preghiere.
Dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera, erano passati dal Confessionale tanti uomini rudi, gioendo in un modo indimenticabile del cambiamento che si sperimenta quando si ritorna alla vita, dopo venti o cinquant'anni di morte spirituale.
Avevano ottenuto una nuova matricola sul loro petto: invece di un numero, ora avevano stampata la parola “Perdonato”.
Davanti a Gesù, nel grazioso Ostensorio della Cappella, stavo ricordando quel giorno e quelle persone; mi chiedevo come si fosse sentito Gesù il “Giovedì Santo”, allora e ogni anno… e che cosa avesse provato mentre lavava i piedi ai suoi Discepoli!
“Figlia cara, voglio che rimangano fissati, nella tua memoria e scolpiti nel tuo cuore, tutti i dettagli della scena che rivivo, ora, davanti ai tuoi occhi.
Quel “Giovedì” erano tutti pieni di entusiasmo: conoscevo a fondo quegli uomini, ai piedi dei quali Mi sono inginocchiato e leggevo nel loro cuore, senza avere bisogno di essere informato da loro sul segreto delle loro Anime.
Non ignoravo, in particolare, che uno di loro ordiva un “Progetto Satanico” e si preparava contro di Me, come l’animale che, rabbioso, morde la mano del padrone, che gli dà da mangiare”.
Mi strinsi la testa tra le mani, singhiozzando per la tristezza che sentivo nella Voce del Signore.
Quando tornai a guardare, vidi Gesù e alcuni uomini (i suoi Apostoli), seduti al tavola.
Gesù si alzò e, togliendosi il mantello, rimase con una Tunica bianca.
Prese un asciugamano e se lo legò intorno alla vita.
Già in altre occasioni, il Signore mi aveva fatto il regalo immenso di permettermi di contemplare scene come questa, ma sempre con una sfumatura diversa, qualcosa di differente da quanto stavo vedendo ora.
In questa occasione, mi colpì il fatto di vederLo vestito in modo così semplice, senza il suo bel Manto.
Gesù continuò a raccontarmi:
“Era il vestito di un servo, di uno qualsiasi della Razza d'Israele, poiché questa era esentata da tale servizio.
Detenevo nelle mie Mani il Potere Sovrano, quell’Autorità Universale che il Padre, nella sua Bontà, Mi aveva comunicato.
In quel preciso momento, il mio Sguardo li penetrò e volle prevenire la crisi che avrebbe scosso la generosità dei miei Apostoli.
Erano tutti infuocati, infiammati e promisero di seguirMi fino ala morte, ma gli entusiasmi dello Spirito non sopprimono la debolezza della carne ed Io conoscevo l’avvenire.
Tutta la mia Vita umana racchiude un Mistero: Io passavo la mia Esistenza amando i Miei.
Il Figlio, Esegeta (Interprete) di Dio, realizzava così, come Uomo e per gli Uomini, la definizione del Padre: “Dio è Amore”.
È per questo che voi dovete cercare, nel mio Cuore, il senso e l’importanza di questa Ora Suprema: Io, che avevo speso la mia Vita, amando, vi riservavo una Testimonianza Suprema della mia Carità, il culmine dell’Amore alla fine della mia Esistenza!
Sperimentai, allora, con una Forza straordinaria, il Sentimento che provò la tua amata mamma e tutti quelli che se ne vanno in Grazia, sapendo che la vita è soltanto un passaggio verso la Casa del Padre e che la prospettiva della separazione ravviva l’affetto verso coloro che se ne vanno da parte di quelli che restano.
Figli miei, chiedete che Io vi addestri e vi rivesta della mia Grandezza di Uomo-Dio e con le Mie umiliazioni, scelte volontariamente, affinché, almeno nella vostra piccolezza umana, riusciate a scendere dal vostro piedistallo di miseria e a servire i vostri fratelli.
Non sono chiusi i Tabernacoli, sono chiusi i vostri cuori!
Troppo pochi riescono a capire come Io, che sto nascosto e rinchiuso, ho la libertà di manifestarMi, di farMi sentire vivo, lì, nell’Ostia, che ognuno di quei Tabernacoli racchiude.
La mia Presenza può essere notata, se si tiene sgombra la mente, il cuore e l’Anima.
Chi accorre così, davanti a Me, riceve prove della mia Presenza Eucaristica, poiché suscito questo meraviglioso prodigio, proprio per avvicinarMi a voi, per accogliervi, per consolare chi soffre per la vita che passa”.
Che duri di comprendonio sono gli Uomini e le Donne nel non pensare a tutto questo!
Nel momento in cui Gesù sta per andare ad offrirsi alla Volontà del Padre, per salvarci, sapendo tutto ciò che Era dall’Eternità, nel Presente e ciò che sarebbe stato nei Secoli dei Secoli, dopo la sua Resurrezione e Ascensione al Cielo, il suo Amore giunge al culmine e lo esprime, non abbracciando i suoi Discepoli, ma lavando i loro piedi e asciugandoli con l'asciugamano con cui si era cinto i fianchi.
Continuò il Signore, dicendo:
“E dirai al mio Popolo che preghino per le loro Autorità, in modo speciale per le Autorità della Chiesa, che i Potenti cerchino, con la più grande avidità, onori e gloria, che gli Uomini corrano dietro ai titoli, per farsi chiamare “Benefattori” o “Salvatori” e che i Governanti impongano il loro Potere ai Cittadini sudditi: è ciò che normalmente l’uomo si aspetta, perché queste sono glorie che vengono dal Mondo.
Ma, all'interno della mia Chiesa, tra le Comunità Ecclesiali, non dovrebbe mai succedere questo.
Le Autorità Ecclesiastiche devono assolutamente piegarsi al loro dovere, per compiere esclusivamente il desiderio della Gloria di Dio.
La Transustanziazione (trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo) è un prodigio non illusorio: è un prodigio che permane.
Siete voi che Mi chiamate, sono Io che Mi partecipo completamente e non è solamente un pane benedetto!
Non si transustanzia nulla, se il pane resta solo pane, poiché in questo modo non ci sarebbe cambiamento di sostanza.
Ho detto:
“È il mio Corpo” - e questa affermazione ha la Forza della mia Onnipotenza, se viene pronunciata dai miei veri Ministri.
Poveri e infelici quei Ministri che mettono in dubbio le mie Parole e fanno tanto danno alle Anime…
Io perdo Sangue, visibilmente, in molte Ostie, davanti ai loro occhi, perché abbiano la certezza che i Miracoli continuano a compiersi dinnanzi alla loro incredulità, oggi come ieri o più di ieri…Dovrà, forse, l’asino umiliare nuovamente l’Essere Umano, inginocchiandosi davanti alla mia Presenza Eucaristica? (*)
Spiega loro che Io Mi sforzo, con tutti i mezzi, per strappare dalle grinfie del mio Avversario un’Anima già compromessa.
Che sto lottando, instancabilmente fino alla fine, manifestando all’Anima una estrema delicatezza ed una pazienza senza limiti.
Le faccio sapere, esternamente e nel suo interno, che nulla Mi sfugge del dramma che si svolge nel suo cuore o nella sua mente, nella sua Anima o nei suoi sensi.
Tutto Io metto da parte e chiedo solo ciò che è meno disposta a darMi: la sua volontà”.
(*) - Sentendo che Gesù mi parlava di un asino e non sapendo affatto a cosa si riferisse, consultai un Teologo, il quale mi spiegò che si trattava di un episodio della vita di Sant’Antonio da Padova, che sicuramente è molto conosciuto da tutti i Sacerdoti e Religiosi, ma non dalla maggioranza dei laici o, almeno, da quei laici ai quali il Signore vuol far pervenire questo “libretto”.
Ritengo, pertanto, importante trascrivere il testo che il Teologo mi fece avere.
“Nella vita di Sant’Antonio da Padova, accadde un fatto sorprendente e conosciuto da tutti.
C’era un eretico, chiamato Guillardo, che non credeva alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia, nonostante le numerose Conversioni ottenute dalla Predicazione di Sant’Antonio.
Quell’eretico viveva confondendo la gente con i suoi errori.
Un giorno, Sant’Antonio ebbe, in pubblico, una conversazione con Guillardo e questo si vide umiliato e incapace di contestare la magistrale difesa che il Santo gli opponeva.
Allora, per uscire da quella umiliante situazione, chiese al Santo di fare un Miracolo, così avrebbe creduto alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.
Ed ecco, cosa gli propose:
“Io ho una mula: la lascerò per tre giorni senza mangiare e, se dopo questo digiuno rinuncerà al pasto che le offrirò, per adorare l’Ostia Consacrata che tu le presenterai e nella quale tu dici esserci Cristo, Vero e Reale e Sostanziale, allora, abbraccerò in pieno la Dottrina della Chiesa Cattolica”.
Sant’Antonio, mosso da Dio, accettò la proposta e trascorse quei tre giorni in preghiera e penitenza.
Terminato il terzo giorno, Sant’Antonio celebrò la Santa Messa e, poi, senza togliersi i Paramenti Sacri, prese l’Ostia Consacrata e, accompagnato da una moltitudine di fedeli, si presentò in mezzo alla piazza.
Guillardo fece uscire dalla stalla la mula affamata e le mise davanti il foraggio.
Allora, il Santo, dirigendosi verso la mula, le disse:
“Nel Nome del tuo Creatore, che tengo nelle mie mani, ti comando di prostrarti immediatamente davanti a Lui, perché gli eretici riconoscano che tutta la Creazione è soggetta all’Agnello che si immola sui nostri Altari”.
Davanti all’ammirazione di tutti i presenti, la mula, affamata per il digiuno, ignorando del tutto il suo pasto che Guillardo le offriva, si diresse davanti al Santissimo Sacramento, sostenuto dal Santo e, piegando le due zampe anteriori, rimase prostrata, immobile, in un atteggiamento di profonda riverenza.
Questo fatto fece convertire non solo Guillardo, ma anche molti eretici che avevano assistito alla sfida.
Per questo prodigio, che si diffuse rapidamente in tutto il Mondo, Sant’Antonio ricevette l’appellativo di “Martello degli Eretici”.
È una vera Testimonianza storica, riconosciuta pubblicamente”.
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