HELFTA E SANTA GELTRUDE
Dopo d'aver parlato di questo sante intimità fra Geltrude e Matilde, sarà bene dare qualche accenno ad un'altra Matilde, di cui si parla lungamente nel
V libro delle Rivelazioni.
Consacratasi a Dio in un « béguinage », cioè in un ritiro verginale di Magdebourg, quell'anima era stata favorita, fin dalla prima età,
dalle divine rivelazioni: venne raccomandata ad Helfta, per l'accettazione, dai Padri Predicatori, che la dirigevano, assai conosciuti in quella comunità. Suor Matilde era alquanto avanzata negli anni, quando entrò
ad Helfta, attiratavi dalla reputazione del Monastero e, forse, anche dall'ostessa fama di S. Geltrude (Libro I, cap. 111). Essa, direttamente istruita da Nostro Signore riguardo allo stato della comunità, ci fornisce
una prova validissima sul valore spirituale del Monastero.
Essendo Suor Matilde analfabeta, le rivelazioni, ch'ella ebbe prima e dopo il suo ingresso ad Helfta, furono affidate alla penna di qualche monaca, che probabilmente fu
S. Geltrude, o Santa Matilde. Il libro s'intitolò: «Lux fluens divinitatis ». « Luce della divinità »: non ci sembrò necessario unirlo a quest'edizione. Suor Matilde morì
nel 1281, dodici anni dopo la sua entrata ad Helfta e venne assistita, nel suo transito, da S. Geltrude la quale, nel libro V, raccontò le meraviglie che accompagnarono quella santa morte.
Le monache d'Helfta contavano nella comunità, parecchie figliuole della nobiltà dei dintorni, cosa che assicurava loro protezioni eminenti, ma che le esponeva
altresì a conseguenze funeste, per le facili discordie che armavano castello contro castello. Gli eredi di antichi benefattori diventavano d'un tratto, violatori crudeli dei diritti claustrali: così nel 1284,
Helfta fu sottoposta a vessazioni tremende da parte di Ghebard, conte di Mansfeld, fratello di Sofia di Mansfeld, che successe a Geltrude di Hackeborn.
Accompagnato da una banda di amici e di vassalli sfrontati, violò il Monastero, vi entrò il Venerdì Santo, osò mangiarvi carne e commise ogni sorta
di violenze. Vi sono accenni a tali oltraggi e ad altri soprusi impudenti in alcuni passaggi ove Geltrude e Matilde, con anima angosciata, raccomandano a Dio la loro causa.
Verso quest'epoca Geltrude ricevette l'impressione delle cinque stigmate: ella medesima descrive questa grazia nel capitolo IV del libro II, ma lo fa in termini misteriosi,
lasciando capire che le stigmate non le furono conferite in modo visibile, come a S. Francesco d'Assisi, ma nel cuore. Da quel punto la sua salute fu gravemente scossa, e, durante i diciotto o vent'anni che sopravvisse,
fu ridotta parecchie volte a uno stato di estrema debolezza, per malattie gravi e ripetute.
RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE
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