giovedì 23 gennaio 2020

La nube della non-conoscenza



Anche ai nostri giorni gli attivi si lamentano dei contemplativi,
così come Marta fece con Maria.
Causa di tutte queste lamentele è l’ignoranza

Proprio come allora Marta si lamentò di sua sorella Maria, così ancor oggi gli attivi si lamentano dei contemplativi. Infatti, ammettiamo che ci sia uno — non importa se uomo o donna, secolare o religioso: non faccio eccezioni — che si sente portato dalla grazia di Dio e da una buona direzione spirituale ad abbandonare ogni attività esteriore per dedicarsi completamente alla vita contemplativa, secondo le sue attitudini e la sua coscienza, non senza il permesso del suo direttore spirituale: in men che non si dica ecco i suoi fratelli e le sue sorelle, i suoi migliori amici e molti altri ancora che non sanno niente del suo forte desiderio interiore o del tipo di vita a cui si consacra, levare contro. di lui ogni genere di lamentele, rimproverarlo aspramente e dirgli a chiare lettere che sta perdendo tempo. Ed eccoli poi raccontare un mucchio di storie, alcune vere, altre false, sulla caduta di uomini o donne, che si eran votati anch’essi a tal genere di vita in passato. Mai una volta, però, che parlino di chi è riuscito a perseverare.
Sì, lo riconosco: molti di quelli che hanno abbandonato il mondo solo in apparenza, sono poi caduti, e questo càpita ancor oggi. Siccome non hanno voluto lasciarsi guidare da un vero direttore spirituale, invece di diventare servi di Dio e suoi contemplativi, sono divenuti servi e contemplativi del diavolo, si sono rivolti all’ipocrisia e all’eresia, oppure sono caduti nella follia e in molti altri mali, a scandalo di tutta la santa chiesa.



Una breve giustificazione dell’autore del libro sul fatto
che tutti i contemplativi dovrebbero scusare pienamente
gli attivi che parlano o agiscono contro di loro


Qualcuno potrebbe pensare che io porto poco rispetto a Marta, questa santa del tutto particolare, paragonando le sue parole di rimprovero nei confronti della sorella a quelle degli uomini del mondo o viceversa. Sia ben chiaro che io non intendo affatto mancare di rispetto né a lei né a essi. Dio non voglia che io dica in questo libro qualcosa che possa gettar discredito su qualcuno dei servi del Signore, a qualunque grado appartenga, e in special modo su questa sua santa del tutto particolare.
Penso, infatti, che si debba comprendere e scusare appieno la sua lamentela se si considera il momento e il modo in cui la fece. La causa prima di tutto quel che disse, era la sua ignoranza. Non c’è da stupirsi se in quel momento. Marta non sapeva in qual modo Maria era occupata: credo proprio che non avesse sentito parlar molto in precedenza di una simile perfezione. Inoltre, quel che disse, lo disse in maniera cortese e succinta. Perciò la si deve considerare pienamente scusata.
Allo stesso modo, penso che questi uomini e queste donne del mondo che vivono nella vita attiva, hanno tutte le buone ragioni per essere scusati delle loro parole di rimprovero, cui si è accennato poco sopra. E non importa se si esprimono in maniera rude: bisogna tener conto della loro ignoranza. Come Marta sapeva ben poco di quel che sua sorella Maria stava facendo, quando lei si lamentava con nostro Signore, così le persone del nostro tempo sanno anch’esse ben poco o niente di quel che si propongono i giovani discepoli di Dio quando lascian da parte gli affari di questo mondo e si sforzano di diventare servi speciali di Dio in spirito di santità e giustizia. Che se invece lo sapessero, son proprio sicuro che non parlerebbero e non agirebbero a quel modo. Perciò penso che dobbiamo ritenerli scusati in qualsiasi caso: non conoscono alcun genere di vita migliore di quel che essi stessi vivono.
Inoltre, quando penso alle innumerevoli colpe che io ho commesso in passato, sia in parole che in opere, a causa della mia ignoranza, allora mi viene in mente che se voglio essere scusato da Dio per questi miei peccati d’ignoranza, anch’io devo aver pietà e misericordia per gli altri, scusando sempre quelle parole e azioni che derivano dalla loro ignoranza. Altrimenti, non farei certo agli altri quel che vorrei che essi facessero a me.

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