GFD/3/334) Il racconto di Noè riguardo al piano di costruzione dell’arca suggeritogli da Dio. La tristezza di Mahal per la sua esclusione dall’arca.
(GFD/3/335) L’esortazione di Noè a suo fratello Mahal per essere stato escluso dall’arca. Mahal, accecato dalla presunzione della propria giustizia, accusa il Signore di aver peccato contro di lui.
(GFD/3/336) La seria domanda di Chisarell a suo padre Mahal riguardo a come egli possa accusare Dio di peccato. Le dure critiche di Mahal contro Dio.
(GFD/3/337) Noè spiega a suo fratello Mahal qual è il suo errore fondamentale. La presunzione di essere giusti e puri è la radice principale della superbia. Mahal sfida Dio e improvvisamente il Signore appare a lui e a Noè.
Nella seguente Rivelazione si apprende la sfida lanciata da Mahal a Dio e la Risposta che gli dà Dio, oltre all’importante spiegazione sulla causa naturale del Diluvio.
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Il Signore parla a Mahal, lui ribatte in tono di sfida e il Signore gli dà delle risposte che lo ammutoliscono. Spiegazione del pentimento di Dio. Enormi bacini d’acqua sotto le montagne. Le cause naturali del diluvio su una zona limitata della Terra.
1. Tutti allora furono presi da potente spavento di fronte all’improvvisa apparizione del Signore, sulla sommità dell’altura, dinanzi a Mahal e a Noè; e Noè stesso ebbe una grande paura.
2. Ma il Signore disse a Noè: «Noè, non avere alcun timore di Me, perché Io non sono venuto per giudicare né te, né nessun altro! Ma siccome tuo fratello Mahal Mi ha citato dinanzi al tribunale della sua sapienza e Mi chiama a rispondere per il Mio peccato contro la sua giustizia, allora Io sono dovuto certamente venire per salvare il Mio Onore di fronte a te e ai tuoi figli, come pure di fronte ai figli di Mahal! E così dunque Io parlerò con Mahal!»
3. A questo punto il Signore si volse verso Mahal e gli disse: «Mahal, figlio Mio! Considerato che secondo la tua giustizia Io ho peccato, allora indicaMi tale peccato, come pure quello contro tutto il popolo della Terra, ed Io sono del tutto pronto a rimediare mille volte ad ogni Mio peccato! Parla tu adesso, o Mahal, figlio Mio!»
4. Allora Mahal si alzò e si pose dinanzi al Signore con grandissima serietà e disse: «Signore, dimmi! Perché hai detto di pentirTi di aver creato l’uomo? Eppure hai visto fin dall’eternità come sarebbe diventato l’uomo! Chi Ti costrinse a commettere Tu Stesso un peccato con la creazione dell’uomo?
5. Ebbene, non sarebbe infinitamente meglio per noi, uomini creati da Te, se non fossimo mai venuti all’esistenza indipendente fuori da Te, e non sarebbe stato meglio anche per Te, dato che così non saresti di certo costretto a dire: “Mi pento!”?!
6. Di cos’altro puoi pentirti se non di un peccato commesso contro Te Stesso con la creazione imperfetta dell’uomo, che conseguentemente è anche un peccato contro noi uomini, e in modo del tutto particolare un peccato contro di me che posso liberamente pormi di fronte a Te ad ogni istante della mia vita e che posso chiederTi:
7. “Signore, indicami Tu l’istante durante la mia vita dall’infanzia fino ad oggi, nel quale io abbia peccato contro il Tuo Ordine, e se ciò Ti è possibile, allora che io sia maledetto da Te come lo fu un giorno il serpente! Ma se Tu non mi puoi imputare niente a peccato, allora dimmi il motivo per cui Tu vuoi giudicare me e non anche mio fratello!”»
8. E il Signore disse: «O Mahal, quale tenebra orribile deve regnare ora nella tua anima, per parlarMi in questo modo in cui nessun essere Mi ha ancora mai parlato!
9. Dimmi, com’è possibile che l’uomo venga immaginato più perfetto di come egli è posto, fuori dalla Mia Onnipotenza, così libero che può, come un secondo Dio, questionare con Me, il suo Creatore eternamente onnipotente, a causa del suo proprio ordine!? Com’è possibile pensare ad una libertà maggiore di questa che consente di essere il proprio giudice e di poter peccare contro il Mio Ordine nel quale l’intera Infinità è eternamente giudicata?!»
10. A questo punto Mahal tacque; infatti egli scorse l’inconcepibile perfezione dell’uomo nel suo stato di suprema libertà.
11. Ma il Signore proseguì: «Ritieni tu dunque che il Mio pentimento sia come quello di un uomo che abbia peccato? Oh vedi, anche qui tu sei nel più grande errore! Il Mio pentimento è solo un dolore nel Mio Amore, il quale Amore è costretto a vedere come gli uomini, da Me posti in così tanta suprema perfezione, si giudichino e si rovinino da se stessi!
12. Ritieni tu dunque che nel Mio piano vi sia stato contemplato il giudizio e la rovina di un qualche essere umano? Vedi, Io sto facendo sempre il contrario di ciò!
13. Ma appunto per non giudicare l’umanità nella Mia Onnipotenza, Io ora devo purtroppo permettere che gli uomini si aprano da se stessi e con violenza le cateratte(13) della Terra, dalle quali usciranno poderosi flutti che sommergeranno tutto ciò che respira in questa grandissima zona abitabile della Terra!
14. Io previdi questo già da lungo tempo; perciò Io avvisai sempre gli uomini. Ora però essi hanno cominciato a fare una guerra perfino contro di Me e vogliono distruggere tutta la Terra con i loro grani esplosivi, come ora stanno anche già facendo saltare in aria una montagna dopo l’altra; e questo è il loro proprio giudizio!
15. Vedi, sotto le montagne vi sono dei grandi bacini d’acqua i quali contengono oltre tre milioni di miglia cubiche d’acqua; quest’acqua uscirà da sottoterra e salirà oltre le più alte montagne di questa zona abitabile e avvolgerà anche il globo terrestre in vapori, da cui pioverà con violenza!
16. Oh, dimMi dunque, non feci forse bene se a Noè, l’unico ancora rimastoMi obbediente, ho ordinato di costruire quest’arca per salvare almeno la sua vita, se proprio nessun altro Mi vuole ascoltare?
17. Ora dimMi tu quando Io ti ho proibito di fare uso dell’arca, e poi parlerò di nuovo!».
18. Però Mahal rimase di nuovo muto; e il Signore allora proseguì come segue.
[...]
(GFD/3/339) Le obiezioni e le domande di Mahal riguardo alla morte, all’immortalità, alle origini di Satana e alla sua fondamentale malignità. Le risposte del Signore.
(GFD/3/340) I rimproveri di Mahal verso il Signore poiché egli si considera privo di peccati. Il dolore del Signore per essere stato accusato da Mahal nonostante il Suo enorme amore per lui. L’apparizione degli angeli e di Waltar. Il Signore scompare.
(GFD/3/341) Mahal vede e parla con lo spirito di Waltar, suo figlio defunto. Il Signore non si fa vedere Personalmente, perché nessun essere potrebbe conservare la vita nel vederLo. Gli spiriti che vivono nel regno dell’eterna Luce di Dio vedono la Luce nella quale Egli dimora ma non vedono Dio. Mahal riconosce il proprio errore e si pente. Le parole di perdono del Signore dalla nuvola luminosa.
Jakob Lorber – Giuseppe Vesco
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