venerdì 17 aprile 2020

VITA DI CRISTO



VITA GIOVANILE DI CRISTO 


La preistoria diventa storia  

«Il Verbo si è fatto carne». La Natura Divina, ch'era pura e santa, penetrò, come un principio rinnovatore, la corrotta discendenza della stirpe di Adamo, senza che la corruzione la contagiasse. In virtù della Nascita Verginale, Gesù Cristo prese a operare nella storia dell'umanità senza esser soggetto al male in essa implicito.  

«Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi, e noi ne abbiamo visto la gloria: gloria eguale a quella dell’Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità» (Giov. 1: 14)  

Betlemme diventò un vincolo tra il cielo e la terra: Dio e l'uomo vi s'incontrarono e si guardarono in viso. Per quanto si riferisce alla carne, il Padre l'aveva preparata, lo Spirito l'aveva formata, e il Figlio l'aveva assunta. Colui che nel seno di Dio aveva una generazione eterna aveva adesso una generazione temporale nel tempo; Colui che nacque in Betlemme era venuto per nascere nei cuori degli uomini, perché quale beneficio si sarebbe mai avuto se Egli fosse nato mille volte in Betlemme senza tornare a nascere nell'uomo?  

«A tutti quelli però che l'hanno accolto, a quelli che credono nel suo nome, ha dato il potere di diventare figliuoli di Dio» (Giov. 1: 12)  

Ora l'uomo non ha bisogno, come Adamo, di nascondersi a Dio, perché Dio può esser visto attraverso la natura umana di Cristo. Nessuna ulteriore perfezione Cristo acquistò nel diventare uomo, né perdette alcunché di ciò che possedeva in quanto Dio. Nel moto delle Sue braccia era l'Onnipotenza di Dio, e nei battiti del Suo Cuore umano l'Infinito Amore di Dio, e nei Suoi occhi l'Incommensurabile Compassione di Dio per i peccatori. Dio ora è palese nella carne: al che, appunto, si dà il nome d'Incarnazione. In Lui era tutta la schiera degli attributi divini del potere e della bontà, della giustizia, dell'amore, della bellezza.  

E quando il Nostro Divin Signore agiva e parlava, Dio - nella perfezione della Sua natura - si manifestava a quanti Lo vedevano e Lo udivano e Lo toccavano. Diss'Egli, in séguito, a Filippo:  

«Chi vede me vede anche il Padre mio» (Giov. 14: 9) 

Nessun uomo potrà mai amare una qualche cosa se non riuscirà a cingerla con le braccia, e ove per lui il cosmo non sia troppo grosso e voluminoso. Sennonché, dato che Dio si fece Bambino e fu avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, gli uomini poterono dire: «Codesto è Emanuele, codesto è Dio con noi».  

In quanto Egli si era abbassato fino alla fragile natura umana e l'aveva innalzata alla incomparabile prerogativa d'essere a Lui congiunta, l'umana natura stessa ne risultò esaltata. E così effettiva fu tale unione che tutte le Sue azioni e parole, tutti i Suoi pensieri ed argomenti tutte le Sue pene e lacrime, tutte le Sue determinazioni ed emozioni, pur appartenendo all'ordine propriamente umano, furono al tempo stesso le azioni e le parole, le pene e le lacrime, i pensieri e gli argomenti, le determinazioni e le emozioni del Figliuolo Eterno di Dio.  

Ciò che gli uomini definiscono l'Incarnazione non è altro che l'unione di due nature, la divina e l'umana, in una sola Persona che le governa entrambe.  

Il che non è difficile a capirsi; perché, insomma, che cos'è mai l'uomo se non il risultato (su una scala incommensurabilmente inferiore) di un'unione tra due sostanze affatto diverse - materiale l'una, immateriale l'altra, l'una il corpo, l'altra l'anima - sotto l'egida di una unica individualità umana? Esistono forse due cose che distino l'una dall'altra più di quanto distano le facoltà e capacità della carne da quelle dello spirito? Oh, quanto arduo sarebbe stato - prima che il corpo e l'anima si unissero - immaginare che, a un determinato momento, essi sarebbero uniti in una unica individualità! Che siano in tal modo uniti è ormai una realtà facilmente intelligibile da ogni mortale, e con la quale, nondimeno, gli uomini hanno tanta dimestichezza da non provarne alcuno stupore.  

Dio, che in una unica individualità umana riunisce il corpo e l'anima a malgrado della diversità delle loro nature, poteva per certo produrre l'unione di un corpo umano e di un'anima umana con la Sua Divinità sotto il controllo della Sua Persona Eterna. Ed è appunto questo il significato delle parole:  

«Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi» (Giov. 1: 14)  

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Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

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