martedì 2 giugno 2020

Venite fratelli e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi. Ecco la Carne e il Sangue del nostro dilettissimo Cristo».



GESU’ OSTIA
All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.



Il Miracolo Eucaristico di Lanciano

I Basiliani sono monaci che si ispirano alla regola di San Basilio (330-379), uno dei più grandi uomini della Chiesa d'Oriente.
Si ha notizia che i primi Basiliani arrivano in Italia nel sesto secolo, al seguito del generale bizantino Belisario (venuto a combattere i Goti), e si stabiliscono nell'Italia centromeridionale, dove fondano vari monasteri. Altri religiosi, invece, abbandonano la loro patria durante le guerre persiane, per sfuggire alle persecuzioni di cui soffre la Chiesa. E continuano a raggiungere la nostra penisola anche al termine di tali guerre, a causa della confusione politica e dottrinale che travaglia l'Oriente.

È probabilmente in una di queste peregrinazioni che i Basiliani approdano sul litorale adriatico e si fermano a Lanciano, dove danno inizio all'attività missionaria mettendosi al servizio di una popolazione che, come il resto dell'Italia, è stremata dalle invasioni barbariche e dalle pestilenze. Qui, prendono possesso della chiesa dedicata ai Santi Legonziano e Domiziano: due fratelli scultori, condannati al martirio per essersi rifiutati di scolpire divinità pagane. In questo luogo, nell'ottavo secolo, intorno all'anno 750, avverrà il primo Miracolo Eucaristico nella storia della Chiesa Cattolica.

Un monaco, che la tradizione ci descrive «letterato nelle scienze del mondo, ma non fermo nella fede», è dubbioso sulla presenza reale di Cristo nell'Eucaristia. Prega per avere una risposta alla sua incertezza, e il Cielo gli verrà incontro.

Un giorno, durante la celebrazione della Messa, giunto alla consacrazione del pane e del vino, è ancor più assalito dal dubbio. Allora Iddio, dall'alto della sua misericordia, gli svela il mistero, convertendo l'ostia in carne e il vino in sangue.
Dinanzi al prodigio, il monaco basiliano rimane confuso e sbalordito; tenta di nascondere quanto avvenuto, ma non riesce a contenere il suo turbamento davanti ai presenti.

La tradizione ci tramanda le sue commoventi parole: «O felici assistenti, ai quali il benedetto Iddio per confondere l'incredulità mia ha voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile agli occhi vostri! Venite fratelli e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi. Ecco la Carne e il Sangue del nostro dilettissimo Cristo».




La notizia si diffonde rapidamente, e numerosi accorrono ad ammirare le sacre reliquie, che mai abbandoneranno Lanciano, divenuta da allora il cuore della devozione eucaristica.
La cittadina abruzzese, in provincia di Chieti, nonostante le guerre e le devastazioni, gelosamente custodisce nei secoli il suo prezioso tesoro: dai Basiliani ai Benedettini e, nel 1253, ai Francescani; sono quest'ultimi che costruiscono la chiesa di San Francesco d'Assisi, nuova sede delle reliquie. Ed è un francescano, un certo frate Antonio da Mastro Renzo, il protagonista di una storia che si collega al Miracolo Eucaristico.

Nel 1566, questo religioso, durante l'invasione dei Turchi sulle coste adriatiche, temendo la profanazione delle preziose reliquie, pensa di portarle in un luogo più sicuro. Così, insieme ad alcuni giovani della città, fugge col singolare carico. Dopo un cammino durato ventiquattr'ore, però, il mattino seguente si ritrova nuovamente dinanzi alle porte di Lanciano! Da questo fatto comprende che un vero soldato di Cristo non deve fuggire, ma rimanere al proprio posto per difendere anche con la vita il suo Signore. E riporta le sacre reliquie nella chiesa di San Francesco, dove ancora oggi sono custodite, a richiamare le genti e rinnovare la fede, nonostante siano trascorsi dodici secoli dall'evento prodigioso.

L'ostia incarnata è conservata in un artistico ostensorio d'argento del '700. Sul basamento, due angeli inginocchiati - rivolti verso chi guarda, ma con gli occhi verso l'alto - sostengono con un braccio alzato la raggiera dell'ostensorio. Fra i due angeli, sopra la base, un calice di cristallo contiene il sangue raggrumato in cinque pezzi disuguali.

L'attualità del Miracolo Eucaristico di Lanciano scaturisce dalla conferma che ne dà la scienza. Infatti, le indagini condotte con assoluto rigore scientifico, nel 1970-1971 e riprese nel 1981, dal prof. Odoardo Linoli (libero docente in Anatomia e Istologia Patologica e in Chimica e Microscopia Clinica, primario degli "Spedali Riuniti" di Arezzo), coadiuvato dal prof. Ruggero Bertelli (ordinario fuori ruolo di Anatomia Umana Normale dell'Università di Siena), danno un fondamento scientifico alla tradizione storico-religiosa.
Ecco le conclusioni delle relazioni sulle due ricognizioni scientifiche, scritte dal prof. Linoli:

PRIMA RICOGNIZIONE (1970-1971)
«I risultati della ricerca effettuata su frammenti di Sangue e di Carne che l'antica tradizione cristiana e la venerazione attraverso le generazioni hanno condotto a noi come Miracolo Eucaristico di Lanciano, si riassumono nei seguenti punti:
1° - Il Sangue del Miracolo Eucaristico è vero Sangue e la Carne è vera Carne.
2° - La Carne è costituita da tessuto muscolare del cuore.
3° - Il Sangue e la Carne appartengono alla specie umana.
4° - Il gruppo sanguigno è identico nel Sangue e nella Carne e ciò sta ad indicare l'unicità della Persona donante, restando aperta la possibilità della provenienza da due persone diverse, però fornite dello stesso gruppo ematico.
5° - Nel Sangue sono state ritrovate le proteine normalmente frazionate con i rapporti percentuali quali si hanno nel quadro siero-proteico nel sangue fresco normale.
6° - Nel Sangue sono stati anche ritrovati i minerali Clorurici, Fosforo, Magnesio, Potassio, Sodio in quantità ridotta, mentre è risultato aumentato il Calcio.
Debbo tornare a considerare in queste pagine conclusive, la diagnosi istologica di miocardio, che è stato riconosciuto nella Carne di Lanciano.
L'iconografia allegata inquadra e in sé risolve il discorso diagnostico, per il quale si giunge inevitabilmente, malgrado le limitazioni di colorazione del tessuto, a tale conclusione.
Ma anche volendo annullare tale convincimento e riprendere per altre vie il ragionamento diagnostico differenziale non si giunge ad accettare alcun'altra interpretazione.
Esula dal mio stretto dovere, ma si inserisce nello studio compiuto una riflessione: il chiarimento che giunge attraverso questi studi, in particolare sulla natura della Carne, rende poco fondata l'ipotesi di un «falso» operato nei secoli passati. Infatti, supponendo che fosse stato prelevato il cuore da un cadavere, ritengo che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere da un viscere cavo una «fetta» uniforme (come ancora si intravede nella «Carne»), e tangenzialmente alla superficie del viscere, come fa pensare il prevalente decorso longitudinale dei fasci di fibre muscolari, in più punti visibile nei preparati istologici.
Il Sangue, poi, se da cadavere, si sarebbe rapidamente alterato, per deliquescenza o putrefazione. A tale proposito, debbo ancora ripetere che non sono mai risultati presenti nelle sezioni istologiche, i segni di infiltrazione da parte di sali o di sostanze conservatrici in uso anche in antico a scopo mummificante.
Infine, debbo far presente che non è da ritenere impossibile e neppure eccezionale la conservazione delle proteine e dei minerali nella Carne e nel Sangue di Lanciano. Indagini più volte confermate hanno permesso di trovare ancora presenti le proteine in mummie egizie datanti da 4000 anni (Hansemann) 1904 e da 5000 anni (Meyer) 1904, pur dovendosi riconoscére che ben diverso è il caso di un corpo mummificato con i noti mezzi conservativi e di un lembo di Miocardio, lasciato allo stato naturale durante i secoli ed esposto all'azione di agenti fisici, atmosferici, ambientali e biologici».

SECONDA RICOGNIZIONE (1981)
Sezionando ancora il minuscolo frammento di tessuto cardiaco non del tutto consumato nel primo studio, dopo dieci anni si è proceduto ad un ulteriore esame nel suo aspetto esteriore e nella sua struttura microscopica.
«La Carne miracolosa ha forma rotondeggiante, accostabile a quella della «hostia magna» del rito latino medioevale, con diametro compreso tra 55 e 66 mm., di colorito giallo-brunastro con variegature più scure, di consistenza lignea. Lascia apprezzare nella zona centrale una ampia apertura irregolare, della larghezza di mm. 35 e 17, mentre il Tessuto circostante appare ondulato, per la esistenza di sollevamenti circolari, come se si fosse ritirato verso la periferia.
Inoltre, nella zona marginale esterna, si osservano n. 14 fori distanziati, circolari, a stampo, e quindi dovuti alla penetrazione di chiodi, come se i Monaci Basiliani avessero voluto fissare la Carne miracolosa sul legno, per un motivo apparentemente non comprensibile. Al contrario, bisogna considerare che anche il miocardio, come tutte le muscolature del corpo umano, va incontro, dopo la morte, ad una contrazione rigida, il «rigor mortis», che provoca un accorciamento della muscolatura. Nel caso della Carne miracolosa, trovandosi libera da connessioni, è possibile che si sia retratta verso il centro, accartocciandosi. È quindi verosimile che i Monaci volessero impedire questa deformazione, vincolando su legno a mezzo di chiodi, infissi lungo il contorno, la Carne miracolosa. Ma questa, allora, si ritrasse in senso inverso, dal centro verso la periferia, assottigliandosi in ampia zona centrale, ove appare anche lacerata, mentre la zona esterna si è sollevata in pieghe circolari, risultando infatti qui più spessa.
Se idealmente pensiamo di distendere queste pieghe, si può ottenere una riduzione dello spazio vuoto, ma non il suo completo riempimento. Infatti, è del tutto fondato ritenere che lo spazio vuoto corrisponda in parte non precisabile, ma certamente rilevante, ad una cavità cardiaca, e precisamente di un ventricolo, con maggiore probabilità il sinistro, come indica lo spessore del mantello miocardico.
Questa ipotesi che si basa su dati obiettivi, porta alla conclusione che la Carne miracolosa di Lanciano, come ha sottostato al fenomeno del «rigor mortis», lascia anche intendere che nel momento nel quale si realizzò miracolosamente sull'altare della piccola chiesa dei Ss. Legonziano e Domiziano, or sono 1200 anni, era allo stato vivente, come se provenisse da un essere vivo. Ed anche il Sangue miracoloso non possiamo pensarlo, al momento del Miracolo, se non rosso vivo, fluido, con tutti i caratteri del tessuto fresco, vivente. Infine si consideri che la Carne e il Sangue di Lanciano sono andati esenti dalla degradazione cadaverica, alla quale sottostanno tutti gli esseri viventi sulla Terra.
Con il nuovo studio istologico, si è confermato che la Carne miracolosa ha struttura di miocardio, caratterizzato da fibrocellule che si ramificano alle estremità con le quali si connettono alle cellule contigue e che assumono direzione molto diversa, come è tipico di questo tessuto.
In tutti i preparati istologici, mancano i nuclei sia delle fibrocellule che dell'interstizio, fatto che però si verifica in tutti i tessuti, anche solo dopo pochi anni di conservazione.
Fra i nuovi reperti, è comparso l'endocardio, la lamina di tessuto libro-elastico che riveste tutte le cavità cardiache, bene distinta dal contiguo miocardio, mentre manca l'endotelio di copertura, andato dissolto nel tempo. La superficie endocardica, inoltre, si solleva nelle «trabecole carnee», che hanno nella Carne miracolosa lo stesso aspetto che nel cuore umano.
Inoltre, nella compagine del Tessuto miracoloso sono apparsi alcuni lobuli di tessuto adiposo, nei quali penetra la muscolatura, fatto che riafferma trattarsi di muscolatura cardiaca ed esclude invece, ogni possibile riferimento alla muscolatura scheletrica.
Sono anche apparsi vasi sanguigni di calibro diverso, di tipo venoso e arterioso, in numero elevato, come è proprio del muscolo cardiaco, sottoposto ad incessante lavoro.
In ultimo, sono stati identificati alcuni rami della innervazione cardiaca completi della guaina fibrosa involgante (perinevrio) e dei fasci di fibre nervose sezionate secondo un piano trasversale o obliquo. È anche da dire che in nessuna sede sono comparse tracce di sostanze conservanti, che infiltrano diffusamente i tessuti mummificati.
Tutti questi risultati consentono di affermare che la Carne del Miracolo Eucaristico di Lanciano (VIII secolo) si identifica con il CUORE, del quale sono stati riconosciuti diversi componenti, bene conservati e normali nei dettagli microscopici».
La scienza ha voluto toccare con mano. Ma fede e scienza, nel Miracolo Eucaristico di Lanciano, non si scontrano. Anzi, dalla lettura delle relazioni scientifiche si possono cogliere, oltre che la veridicità del fenomeno prodigioso, anche alcune riflessioni:
a) L'Ostia non diventa un pezzo di carne qualsiasi, ma un pezzo di cuore, il simbolo dell'amore, come quel Cuore nascosto nell'Eucaristia e che si svela a Santa Margherita Maria Alacoque, l'apostola del Sacro Cuore di Gesù.
b) Dall'ultima relazione si legge che la Carne, per la particolare struttura dei vasi sanguigni, «è proprio del muscolo cardiaco, sottoposto ad incessante lavoro». E un cuore affaticato, sofferente, come il cuore di un Uomo immolato sul patibolo della croce. E l'Ostia si tramuta in carne durante la celebrazione della Messa, ch'è il sacrificio di Cristo.
c) La carne e il sangue del Miracolo hanno lo stesso gruppo sanguigno: AB, come il gruppo sanguigno dell'Uomo avvolto nella Sindone.
d) Nella Carne e nel Sangue non risultano tracce di sostanze conservanti, eppure «sono andati esenti dalla degradazione cadaverica», come il corpo di Gesù nel sepolcro.
e) La scienza, di fronte al Miracolo Eucaristico, riconoscendo i propri limiti, ne ammette la straordinarietà. Non tutto si può spiegare con l'umano intelletto, anzi, ci sono cose tenute nascoste ai sapienti e agli intelligenti e rivelate ai piccoli, come lo stesso Gesù afferma (Cfr. Mt 11,25).

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