mercoledì 26 agosto 2020

LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA REALE E BREVE PER ACQUISTAR LA PERFEZIONE




Che non vi ha cosa di maggior altezza e onore che soggettare la nostra volontà a quella di Dio. 

Oltre di esser cosa, che tanto obbliga e tanto è giusta e che tante volte è dovuta a Dio  infinitamente, il non fare la nostra, ma la divina volontà in tutto e per tutto, non vi ha cosa più  desiderabile, né che si debba maggiormente ambire e pretendere da noi; perché in questo  concorrono non meno tutte le ragioni di bene per affezionarci ad esso, che le obbligazioni, le quali  ci tirano, e i rispetti, che si sforzano. Tutta la ragione dei beni, che si attraggono i nostri desideri e  s'impadroniscono delle nostre volontà, é perché vediamo qualche onore e speciosità, o qualche  gusto e diletto, o qualche utilità e emolumento. Ciascuna di queste ragioni basta per persuadere il  nostro appetito. Che cosa sarà, concorrendo esse tutte unite insieme in questo esercizio, e non in  qualche modo, ma in sommo grado, non essendo nel mondo cosa più gloriosa, né più dilettevole, né  più utile per noi, che il non fare la nostra volontà e adempire solo quella di Dio? Che cosa vi è di  maggior onore, che l'essere sollevato uno da Dio, con questo esercizio, ad essere suo amico? Lo  stesso Figliuol di Dio ci dice: Voi siete miei amici se farete quello ch'io vi comando (Giov. 15. 14).  Così colui che adempie quello che vuole Dio, senza metafora, né esagerazione, si chiama ed é  amico di Dio. L'onore che in questo si racchiude, non si conoscerà se non da chi intenderà quello  che dicono Aristotele e gli altri filosofi delle condizioni degli amici, richiedendo uguaglianza e altre  eccellenti qualità tra le persone che devono avere vera amicizia. E non é nel mondo, né vi sarà, né é  possibile che vi sia amicizia più vera e fina di quella che passa fra Dio e uno che non fa la sua, ma  solamente la divina volontà. Con questi, per adempire le leggi di amico, Dio s'inchina a trattare  famigliarmente, come se fosse suo uguale: e dall' altra parte l'innalza sopra ogni dignità e onore  umano, per essere una cosa medesima con lui. Di modo che per quello che si adempisce da noi,  come schiavi di Dio, facendo la sua volontà, egli ci innalza ad essere suoi amici, che è il titolo più  onorato e di maggior gloria che possiamo desiderare. E sebbene dai re della terra non si chiamano,  né si tengono per amici i loro vassalli, per fedeli e leali che ad essi siano, e benché abbiano sempre  adempito quanto è stato loro comandato (per essere il titolo di amico tanto onorato, che non si  giudica, che nei sudditi si ritrovano meriti per arrivare ad essere chiamati con rigore amici di un re),  nondimeno Iddio onora tanto quello che gli sta soggetto e gli è fedele, adempiendo la sua volontà,  che gli dà quell'onore e titolo che per troppa gloria non vogliono dare i principi della terra a quelli ai  quali più devono. Ora, perché noi perderemo così per nulla quest'onore, potendolo noi acquistare  solo con quello, che per mille titoli abbiamo obbligazione di fare? 
   Né solamente gode un'anima che fa la volontà di Dio, questo gran bene dell'amicizia di lui, ma ha  un altro incomparabile onore di essere sua sposa, con vincolo e unione strettissima. Questa altezza  si potrà conoscere dalla differenza che sarebbe fra due figliuole di un villano, se una si accasasse  con un altro suo eguale, che in tutta la vita andasse con la zappa in mano, ma l'altra fosse scelta da  un grande imperatore per sua legittima sposa. Quanto diverso stato avrebbe l'una dall'altra! Quanto  diverso onore si dovrebbe loro! Questa differenza adunque, e anche maggiore, è di una persona che  si sposa con Dio, dandogli tutto l'amore e volontà sua, senza tradirlo, né in volere, né in fare cosa  alcuna secondo il proprio gusto, rispetto ad un'altra persona la quale, volendo adempire il suo  capriccio, anche senza peccato grave, si congiunge con le creature, poiché questa se ne resta nella  sua bassezza e rusticità, in quanto si soggetta al suo affetto di terra, e quella ascende a una nobiltà e  dignità divina, riverita e ammirata dagli angeli, e si rende signora di sé medesima e di tutte le  creature. Tutte le cose si nobilitano con la congiunzione di altre più nobili, e così 1'aria con la  congiunzione e la unione della luce si illustra. 
   Dunque molto più un'anima con questa congiunzione e unione con Dio, consorte della divina  natura, acquista una sopranaturale nobiltà e onore che anche i medesimi angeli hanno in venerazione. Epperò dicono gravi dottori che molti angeli vengono ad assistere e a far compagnia a  quelle anime le quali pongono tutta la loro diligenza nell'adempimento della volontà divina. 
   Mi dicano dunque ora gli ambiziosi dell'onor umano: quale maggior onore di questo può fare il  mondo a' suoi monarchi? Quale accompagnamento e quale pompa più illustre poté far Roma a' suoi  trionfatori? Che sarà l'essere un'anima circondata da spiriti sovrani? Che guardia più maestosa ebbe  mai imperatore della terra? E non perché non si vede questa Maestà, si diminuisce punto la sua  grandezza: anzi è maggiore, quanto meno sono capaci di essa i sensi. E qual maggior dignità e  gloria, che 1'aver in terra un medesimo impiego e carica, che hanno e avranno tutti gli angeli e i  beati del cielo, cominciando uno adesso a far quello, che per tutta l'eternità deve fare e adempire  nella casa di Dio? Finalmente quale maggior onore e dignità che avere un medesimo ufficio che il  Figliuol di Dio, il quale fece la volontà di suo Padre fino alla morte e morte di croce? Volendo Iddio  far stimare la virtù del venerabile abbate Stefano a un suo fratello, che non l'apprezzava, come  conveniva, apparve a questo un uomo terribile che gli disse: «Tu non conosci la dignità del tuo  fratello Stefano»; e volgendosi questi a rimirarlo, lo vide crocifisso con Cristo: perché non vi è  maggior onore, che questo di essere crocifisso col Figliuol di Dio, mortificando tutte le sue voglie,  per adempire il volere di Dio. 

P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J

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