Il Tempio satanico dedicato a Padre Pio
Nell’ottobre 1998, don Villa mi consegnò una pagina della Rivista “Luoghi dell’infinito” del settembre 1998, che riportava il disegno della croce che lo scultore Arnaldo Pomodoro intendeva costruire per la “nuova chiesa” di Renzo Piano, dedicata a Padre Pio, in San Giovanni Rotondo.
Gliel’aveva inviata un suo conoscente, che, tra l’altro, gli aveva evidenziato certi strani simboli che comparivano sui bracci della croce e che sembravano martelli e cazzuole. Subito, iniziai ad analizzare quella strana croce.
Dopo circa un mese, dissi a don Villa: «Sui bracci inferiore e laterali di questa croce, sono rappresentati i tre stemmi dei gradi: 11°, 22° e 33° della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato; inoltre, nella parte centrale è rappresentato il grembiule massonico e sul braccio superiore è rappresentato Lucifero, in diversi modi». Poi aggiunsi: «Il significato di tutti questi simboli è: il Culto del Fallo, il Culto dell’Uomo e il Culto di Lucifero. Questo simboleggia la Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato, generalmente rappresentata anche con due “Stelle a cinque punte”, l’una con la punta in altro; l’altra con la punta in basso».
La direzione del progetto di questa “nuova chiesa” era nelle mani del famoso architetto Renzo Piano, ma la responsabilità del progetto era della Pontificia Commissione dei Beni Culturali della Chiesa, il cui presidente era mons. Francesco Marchisano, mentre il responsabile liturgico e teologico e della “nuova chiesa”, che dava le istruzioni a Piano, perché “il progetto si caricasse via via di espressività”, era mons. Crispino Valenziano.
Mons. Marchisano era una vecchia conoscenza di don Villa. Infatti, lo aveva già denunciato come massone sul n° 109 di “Chiesa viva” del giugno 1981, con tanto di dati di immatricolazione massonici. La sua carriera, però, era proseguita indisturbata fino alle sue nomine a Vicario Generale per lo Stato della Città del Vaticano e a Presidente della Fabbrica di San Pietro, conferitegli da Giovanni Paolo II.
Nel settembre 2002, a queste due nuove promozioni, don Villa rispose col dossier: “Una nomina scandalo”, in cui riportava anche tre lettere di mons. Marchisano al Venerabile Gran Maestro della Massoneria italiana, dove, in una di queste, scriveva:
«Illustre e Venerabile Gran Maestro, con molta gioia ho ricevuto, tramite il F. MAPA (= Mons. Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI - n.d.r.) il Vostro delicato incarico: organizzare, silenziosa mente in tutto il Piemonte e nella Lombardia, come disgregare gli studi e la disciplina dei Seminari…».
Il dossier fu distribuito in migliaia e migliaia di copie e certi personaggi del Vaticano vennero fino a Brescia da don Villa per comprarne alcuni pacchi, mentre altri, da Roma, gli confidarono il loro disagio e la loro disperazione.
Ma sembrava che nessuno potesse arrestare l’ascesa irresistibile di questo Prelato massone.
Gli mancava solo la nomina a Cardinale; ma nella lista dei papabili Cardinali del Concistoro, previsto per il 21 ottobre 2003, il suo nome non appariva nell’elenco. Pensavamo che la ragione fosse la pubblicazione e la vasta distribuzione del dossier “Una nomina scandalo”, in cui si dimostrava, in modo definitivo, l’appartenenza alla Massoneria di mons. Marchisano.
Ma tre giorni prima della data della lettura, da parte del Papa, dei nomi papabili del Concistoro (28 settembre 2003), mi trovavo nell’ufficio di don Villa, quando squillò il telefono. Il Padre prese la cornetta del telefono, rimase in ascolto, poi la depose e mi disse: «Lo sa cosa mi hanno appena comunicato? Mons. Marchisano sarà nella lista dei Cardinali!».
Tre giorni dopo, in TV, tutti videro Giovanni Paolo II mentre leggeva l’elenco dei nomi dei futuri Cardinali, quando, ad un tratto, spuntò la mano del suo segretario personale che teneva un foglietto che depose sul leggio. Anulla servì lo scatto d’irritazione del Papa… dopo poco, Egli lesse anche il nome: Mons. Francesco Marchisano.
Il 1° luglio 2004, la “nuova chiesa” di San Giovanni Rotondo, dedicata a San Padre Pio fu inaugurata.
Il 20 febbraio 2006, uscì il Numero Speciale di “Chiesa viva” 381, dal titolo: “Una ‘nuova chiesa’ a San Padre Pio – Tempio massonico?” che dimostrava la natura massonica dei simboli che erano stati impressi, ovunque in questo tempio, e che il loro significato “unitario” era la glorificazione della Massoneria e del suo “dio” Lucifero con orribili insulti a Nostro Signore Gesù Cristo e alla SS. Trinità.
La simbologia massonica del Tabernacolo esprime la sostituzione di “Gesù Redentore” con “Lucifero redentore” dell’uomo, mentre quella sulla croce di pietra esprime la sostituzione di “Gesù Cristo Re dell’Universo”
con “Lucifero re dell’universo”. Ma l’insulto più grave è quello rivolto alla SS. Trinità per essere stata cacciata e sostituita con la blasfema e satanica “Triplice Trinità” massonica.
Per la prima volta nella storia, veniva pubblicata una rappresentazione geometrica della “Triplice Trinità” massonica, il segreto più gelosamente custodito dalla Massoneria!
Quando don Villa lesse questo studio, mi disse che, sicuramente, il Papa non avrebbe potuto ignorarlo, perché i significati occulti di questo tempio satanico erano talmente gravi ed inquietanti che, mantenere il silenzio su una simile denuncia sarebbe stato addirittura impensabile.
Ma non fu così!
Dopo due mesi, però, qualcosa si mosse: circa 150 Prelati insieme all’ex Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, si recarono a San Giovanni Rotondo, in occasione del 50° anniversario della fondazione della Casa Sollievo della Sofferenza, e vi rimasero per un’intera settimana (dal 1° al 7 maggio 2006).
Come ci fu riferito, in seguito, da uno dei presenti: «Quei Prelati, per l’intera settimana, e io lo so perché anch’io ho partecipato alle riunioni, di sera e di notte, hanno studiato il suo Numero Speciale sul Tempio satanico di Padre Pio».
Al che, io meravigliato, risposi:
«E con quale risultato?».
«Non sono riusciti a confutarlo!».
«E allora?», incalzai.
E lui: «Hanno deciso di mettere tutto a tacere!».
La notizia, però, era talmente esplosiva che alcuni giornali e riviste italiani pubblicarono lo scandalo, ma all’appello mancò tutta la stampa e le radiotelevisioni nazionali.
Il fatto non ci preoccupò più di tanto, sia perché eravamo abituati a questa politica del “mettere tutto a tacere”, sia perché, essendo stati insultati Nostro Signore Gesù Cristo e la SS. Trinità, nessuno poteva pretendere di mettere il bavaglio a queste tre Persone Onnipotenti e direttamente interessate alla questione.
L’edizione dello studio sul Tempio satanico in lingua italiana fu seguita dalle edizioni tedesca, inglese, francese, spagnola ed ora, anche polacca.
Anche se lentamente, l’orrore per questo Tempio satanico si diffondeva in Italia e all’estero, e il flusso dei pellegrini, che, in passato, non avevano mai mostrato di apprezzare questa strana nuova costruzione, si assottigliava continuamente, col conseguente calo pauroso del flusso delle offerte.
L’impossibilità di aver potuto confutare lo studio dai contenuti tanto inquietanti e la crescente attenzione da parte del pubblico nazionale e internazionale, che cresceva di giorno in giorno, imponeva una “risposta” che non prevedesse, però, il dover entrare nel merito degli argomenti sollevati e delle tesi dimostrate.
Fino a quel momento, la politica obbligata del potere si limitava alla frase: “metteremo tutto a tacere”… ma il significato di queste parole, oltre al black-out dei mass-media, poteva assumere, però, anche altri significati.
a cura dell’Ing. Franco Adessa
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