giovedì 17 settembre 2020

SUOR MARIA-MARTA E L'EDUCANDATO



SUOR MARIA-MARTA CHAMBON - 1841-1907


L'Educandato! Questa parola evoca un passato ormai scomparso. Ma un passato il cui ricordo è vivo, come quello della simpatica gioventù la cui gaiezza animava allora la nostra clausura. 
  
Noi abbiamo veduto che, mediante un'ordinanza imperiale, si era ricostituita al principio del secolo passato, la Visitazione di Chambery. 
  
Il 30 settembre 1806 fu dunque aperto il nostro educandato, che seguitò a funzionare fino all'aprile 1904. L'educandato non entrava certo nelle viste dei nostri Santi Fondatori, e si conciliava poco con la nostra vita strettamente contemplativa; ma le circostanze ne avevano fatto una necessità e le Nostre Madri, che vedevano nell'insegnamento una forma di apostolato e d'immolazione, non credettero doversi esimere in seguito “da questo compito imposto dalla Provvidenza e dalla voce dei nostri Superiori”. (Vita della nostra O.ma Madre Maria-Alessia Blanc). D'altra parte l'educandato, fu, soprattutto, una casa di educazione: alla formazione morale e religiosa secondo lo spirito Salesiano vi si attendeva più che all'istruzione propriamente detta, ai programmi universitari e alla corsa ai diplomi. Numerose giovanette vi appresero il segreto di una vita esemplare e divennero persone compite sotto ogni rapporto. E quante ancora per le quali l'educandato fu il vestibolo del Monastero. 
  
Suor Maria-Marta passò quasi tutta la sua vita religiosa al servizio delle educande. Affidandole, fin dal principio del suo Noviziato, quest'impiego di refettoriera all'educandato, è a presumere che le Superiore la scegliessero di preferenza come per assecondare l'azione di Dio sopra la cara Privilegiata, poiché la sua vita trascorreva così in una solitudine maggiore. Messa un po' in margine della Comunità (1) essa era sottratta all'attenzione altrui e ciò permetteva alle nostre Madri d'intrattenersi con lei più facilmente. 
  
Fin dal 1866, compare sul quadro amabile e sorridente delle nostre educande la figura di Suor Maria Marta, giovane professa di 25 anni. Poi gli anni passavano, e si rinnovavano senza posa gli sciami dell'alveare. La stessa Refettoriera era ogni anno a riceverli, sempre ugualmente attiva, ugualmente devota... fino al giorno in cui, dolorosamente rassegnata, essa vide chiudersi su queste fanciulle una porta che per loro non si riaprirà mai più! 
  
Nessuna delle antiche educande - le corrispondenze ne fanno fede - può ricordare gli anni della prima giovinezza, trascorsi in Monastero, senza evocare l'immagine della “Buona Suor Marta!”(2) 
  
Questa. “buona Sorella Marta”, le educande non si facevano scrupolo di prenderla un po' in giro! Si divertivano della sua ingenuità; e abusavano talora della sua pazienza. La virtuosa Conversa si prestava a tutto, senza dipartirsi dalla semplicità e bonarietà che le erano abituali. 

“Sorella Marta, di che colore era il p ennacchio bianco di Enrico IV? 
  
- Oh! Signorina, lo domandi alle sue maestre; io non sono mica andata a scuola”. 
  
“Mia Sorella, avete letto Don Chisciotte? - Signorina, io non so leggere. 
  
- Oh! che peccato! è un libro tanto bello! Avreste potuto domandarlo per i giorni di solitudine!”. 
  
A volte, quelle vispe birichine le facevano subire veri assalti per ottenere un pezzo più grosso di cioccolata o di pan fresco, ed è facile immaginare l'ilarità delle ghiottoncelle davanti alla spontanea ammonizione della Refettoriera:. “Ah! Signorine, bisogna abituarsi a mangiare chi si sia!”. 
  
Sì, a Suor Maria-Marta le educande facevano volentieri qualche burletta: ma che bene le volevano! Quale ascendente questa Religiosa, così semplice, incaricata di un impiego subalterno, esercitava su quelle anime giovanili! Giudici inesorabili all'occasione, ma giudici molto chiaroveggenti, esse avevano l'intuizione d'una virtù eminente e la proclamavano santa! - “Mia Sorella, - le diceva una di esse - si direbbe che voi vedete il buon Dio”. - “Quando voi siete malata e venite sostituita, - osservava un'altra - le cose non vanno mica così bene”. Si constatava l'efficacia delle sue preghiere nei dettagli della vita di educanda. Si confidavano a lei certe intime pene e N. Signore donava alla sua Serva delle parole si piene di spirito di Dio che facevano profonda impressione. La si intravvedeva di già in Cielo: “Mia Sorella, quando voi sarete in Paradiso, ricordatevi che.... a quel posto.....” Che cosa era avvenuto tra questa allieva e Suor M. Marta? Noi non osammo interrogarla, nota la Superiora, per non sembrare di dare importanza alla cosa. 
  
Ciò che noi sappiamo, soggiunse la nostra O.ma Madre, è la benedizione visibile che Dio volle accordare all'educandato dacché la nostra piccola privilegiata fu incaricata di quest'ufficio. Vi sarebbero pure da segnalare cose sorprendenti come per esempio il “miracolo del vino”. In qualità di Refettoriera la nostra Sorella doveva preparare, allungandolo con acqua, il vino per le allieve. Il suo celeste Direttore le ordinò di fare sulle bottiglie, così preparate, tre segni di Croce in onore della SS. Trinità. Essa ne prese la santa abitudine. Si era al giugno 1867. A datare da quest'epoca si verificò una tale moltiplicazione di vino che la O.ma Madre Teresa Eugenia, non esita a paragonarlo al “miracolo delle Nozze di Cana”. “Un litro di vino, - scrive essa - e qualche volta una quantità minore, basta per il desinare di 50 o 60 educande”. 
  
Molto più tardi, la penna della nostra O.ma Madre Giov. Francesca Breton traccerà queste linee: “Al principio di ogni anno scolastico Suor Maria Marta veniva a domandare alla Superiora se doveva ricominciare a preparare il vino per le educande come glielo aveva insegnato Nostro Signore. E sempre la stessa grazia le era concessa a patto che le permettessero di continuare la vita austera che conduceva da tanti anni. Constatammo noi stesse la verità del fatto”. 

“Questa grazia ti viene accordata - le diceva Gesù - non per il risparmio del vino; ma per la gloria che ne risulta alla SS. Trinità, da quest'atto compiuto con fede così viva e con sì candida semplicità”. 
  
Il Signore permetteva che il fatto passasse quasi inosservato. Se accadeva che avessero dovuto surrogare la Refettoriera nelle sue mansioni, la Sorella incaricata della cantina, si limitava a questa semplice riflessione: “Non ci capisco niente! ma quando Suor Maria- Marta serve lei le educande, il vino non si consuma quasi....” 
  
Diverse guarigioni attestano pure la felice influenza esercitata dalla cara Conversa. Apriamo i manoscritti : 
  
“Un'allieva fu colpita da violentissima febbre: il male faceva rapidi progressi e le condizioni della malatina divenivano allarmanti. Suor Maria-Marta, incaricata di vegliarla, recitò con fede e confidenza nove “Ricordatevi”. L'indomani la bambina era guarita”. 
  
Un fatto ancor più sorprendente accadde nel marzo 1881. 
  
“Una delle nostre educande si trovava in letto da due giorni con febbre ardente. Impensierite, facemmo pregare la Serva di Dio per ottenere la guarigione della nostra malatina. Non appena ebbe essa terminata la sua preghiera, la bambina, istantaneamente guarita, chiese di alzarsi e di mangiare... Noi non potevamo credere ai nostri occhi: sembrava che non avesse avuto il minimo male! Poté subito tornare in classe, e nessuno avrebbe supposto quanto questa allieva fosse stata male. La Sorella infermiera era grandemente meravigliata; mentre dai nostri cuori saliva al Cielo l'espressione della più viva riconoscenza”. 
  
E' inutile far notare, la cosa è tanto evidente, che la fedele Refettoriera non limitava le sue preoccupazioni al lato materiale della sua carica. Sempre immersa in un'atmosfera soprannaturale, pensava prima di tutto, alle anime delle “nostre bambine”. Per loro offriva le sue preghiere, i suoi sacrifici e le sue continue sollecitudini. 

Nostro Signore, dal canto suo, si compiaceva di coltivare questi pensieri di zelo apostolico; le infiammava il cuore manifestandole i sentimenti del Suo Cuore Divino e la propria tenerezza per le educande. Un anno, alla rientrata delle scolare: “Ho gran piacere - le disse - di vedere venire le bambine. Esse formano il mio piccolo gregge, Io lo custodirò”. E un altro giorno: “Amale come Io le amo”. 
  
Vedendo alla luce del Signore tutte pure le coscienze di queste care bambine, e i benefici della buona educazione, che gettava nelle loro anime i solidi fondamenti della vera pietà, Suor M. Marta ne ringraziava N. Signore e nutriva per le allieve il più tenero affetto. 
  
Udiamola confessare ingenuamente al suo “buon Maestro” che - trasportata senza dubbio da questo sentimento di tenerezza - essa alzava gli occhi al momento del Vangelo durante la Messa” per vedere queste care piccine”. Ascoltiamo anche Gesù ricondurla nella via del sacrificio, meravigliosamente feconda: “Se tu non le guardi, le guarderò Io e le benedirò”. 

“Portami sempre nel tuo ufficio, af finché le educande possano trovarmi”, le diceva Egli un altro giorno. 
  
In considerazione della Sua fedele Serva, Gesù degnava onorare di Sua presenza il refettorio delle Educande: “Noi veniamo al festino”, diceva Egli con bontà. 
  
In un periodo d'aridità, dopo tre giorni di dolorosa desolazione interiore, la nostra Sorella, sotto l'impulso di un desiderio ardente, rivolse a Gesù questo invito del cuore al principio di un pasto: “Dolce Signore, siete invitato alle nozze della Visitazione in questo refettorio”. - “Io vengo a te, - le rispose il Salvatore - non soltanto con mia Madre, ma conduco pure una gran schiera dei miei amici, se tu lo vuoi”. Essa vide allora La SS. Vergine e numerosi Santi, poi gli Angeli custodi delle educande. Nostro Signore le guardava tutte con compiacenza. La visione si prolungò per tutta la durata del pasto, senza togliere a Suor M. Marta la sua libertà di spirito. Essa continuò il suo servizio, l'anima inondata di felicità senza che nulla ne trasparisse, fatta eccezione di un raccoglimento più profondo e di un volto celestiale. (9 aprile 1869). 
  
Nostro Signore degnava pure incoraggiare la sua Serva e, per mezzo di lei, incoraggiava le Superiore e Direttrici: “L'educandato mi dà grande gloria, stante i principii religiosi e la sana educazione che ricevono le bambine”. 
  
Un tale risultato presuppone evidentemente, presso le maestre delle qualità elette: “Questo impiego richiede molta abnegazione e un grande spirito interiore. 
  
“Le fanciulle portano nel mondo i loro ricordi di educandato, è dunque necessario aver molta cura delle loro anime. 
  
“Le Maestre devono inculcare loro la fedeltà alla frequenza dei Sacramenti; malgrado le difficoltà che opporrà il mondo e la pigrizia naturale. La frequenza dei Sacramenti sarà per molte l'unico mezzo di salvezza senza del quale non potrebbero perseverare”. 
  
Gesù dimostrava la sua soddisfazione per la devozione delle allieve alle Sante Piaghe: “Attendo il ritorno dell'educandato, perché esso mi glorifica a mezzo delle Mie Sante Piaghe. Durante le vacanze le allieve hanno propagato la devozione....” 
  
Egli s'interessava delle loro piccole pratiche di mortificazione: “Il pane solo a merenda (durante la guerra del 1870)  ha costato loro più che a voi il vostro digiuno”. 

Egli s'interessava della loro salute: “Io curerò le bambine.... Le tengo costantemente davanti ai miei occhi una per una. Ti dico questo perché tu Mi preghi per loro”. 
  
Un anno, all'epoca delle vacanze di Pasqua, le nostre Madri esitavano a mandare a casa le allieve a causa di un'epidemia che infieriva in città: “Colui che custodisce la salute delle bambine saprà bene preservarle anche dalle malattie epidemiche durante i loro due giorni di uscita”. 
  
Il Giov edì Santo 6 aprile 1871, Nostro Signore insisteva ancora: “Io voglio che si prenda nota che, dopo cinque anni e due mesi che il tuo letto è a l'infermeria (3), non vi sono state gravi malattie”. Questo letto a l'infermeria la nostra Sorella lo utilizzava ben poco, 

poiché Gesù la voleva ordinariamente davanti al SS. Sacramento. Era dunque in qualche modo nel suo interesse che la Sua Serva non fosse obbligata a vegliare le bambine malate! 
  
Alla vigilia delle prime Comunioni come nei periodi torbidi, il Salvatore faceva, per così dire, comperare da Suor Maria-Marta le grazie destinate all'Educandato: le preghiere dovevano divenire più ardenti, la croce più pesante. Ciò rientrava nel “compito” della nostra Sorella. 
  
Entrava pure nel suo “compito” l'accompagnar e con le sue preghiere al di là della tomba, le educande che il Signore richiamava a Sé, come pure di seguire quelle che al termine degli studi ritornavano in famiglia.... e alle preoccupazioni della vita. 
  
Giammai essa vi mancò. E presentemente, quelle che le sopravvivono alzano volentieri gli occhi al Cielo nei momenti di prova, per sollecitare ancora la protezione della “buona Suor Marta”.... 

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