martedì 8 settembre 2020

UN DONO per i consacrati al mio Cuore Immacolato



Suor Chiara Scarabelli nata il 29 marzo 1912


HO AVUTO IL SEGNO CH E HO CHIESTO


Maggio 1951 

Un giorno il confessore mi disse:  

- Ho avuto il segno che ho chiesto.  

Mi ordinò, dunque, di scrivere tutto quello che gli avevo riferito a voce per procedere all'attuazione.  

Dovevo scrivere di notte, perché di giorno ero sempre occupata in tanti lavori. Scrissi su due quaderni, uno per il confessore l'altro per me.  
  
Settembre 1951 

Il giorno di Maria Bambina consegnai al confessore il quaderno contenente le informazioni di ciò che era avvenuto tra me e la Regina del cielo.  

Egli mi disse: 

- Ora mi metto all'opera per eseguire ogni cosa!  

La volta successiva, però, venne a confessare un altro Padre della sua comunità. Da allora non lo vidi, né lo sentii più. In seguito venni a sapere che aveva parlato con il Delegato delle religiose, il quale, a sua volta aveva parlato con la mia madre superiora. Le conseguenze furono inimmaginabili: secondo la madre io ero una povera illusa e quanto accaduto era opera del demonio... Il Delegato parlò poi a tutta la comunità, a me impose il silenzio e mi ordinò di non discutere più di queste cose. Assegnò poi alla nostra comunità un nuovo confessore, un sacerdote diocesano, al posto dei "religiosi". Il quaderno che avevo per conto mio, mi sparì...  


PARLI, PUÒ DARSI CHE LEI ABBIA RAGIONE 

Aprile 1952 

Al nuovo confessore, nominato per causa mia, confessavo le mie mancanze e basta, in pochi minuti. Per le prime volte tutto andò bene, poi cominciò a interrogarmi e a chiedermi se avevo niente da dirgli. Rispondevo di no, che mi bastava l'assoluzione dei miei peccati, perché questo era lo scopo della confessione.  

Dopo non molto tempo, cominciò a tormentarmi insistendo che dovevo parlare: "Parli, può darsi che lei abbia ragione..."  

Ma io non potevo parlare perché mi era stato proibito dal Delegato per le religiose….  


NOTTE DELLO SPIRITO 

Giugno 1952 

Nel frattempo vivevo dentro me una lotta terribile. Le tentazioni erano il mio cibo di giorno e di notte. Solo Dio lo sa: fino alla disperazione! Il demonio ne approfittava per tormentarmi i tutti i modi (...). Ormai mi sembrava che per me non ci fosse altro che l'inferno! (...).  

Scusi Padre, se ho riferito tutto ciò, ma l’ho fatto per ubbidienza a lei: le assicuro che avrei preferito morire e portare tutto nel segreto della tomba. Immagini lei lo stato dell'anima mia! In certi momenti la tentazione era così forte che mi pareva di essere dannata: ed allora a che scopo vivere? Sola, sola, senza una parola da nessuno. Il mio povero cuore gridava: "Gesù e Maria, dove siete? Venite in mio aiuto!" Ma non ottenevo risposta.  

Mi aggrappavo alla fede gridando col cuore: "Gesù confido e spero in te, solo perché credo al tuo amore per me! So che mi ami, non ne dubito! Se vuoi, mandami all'inferno, che so di meritare per i miei peccati! Però so anche che la tua misericordia è più grande di tutti i peccati del mondo. Ma se per assurdo tu mi mandassi laggiù, nel profondo dell'inferno, ricordati che tu resteresti in Paradiso senza la Madre tua, perché io vivo nel suo Cuore Immacolato e non posso separarmi da lei! Anche lei verrebbe con me!"  

Quest’ultimo grido ferì il Suo cuore divino e con tenerezza mi disse:  

- "Piccola mia, chi è con mia madre è con me. Coraggio, non temere perché metto alla prova proprio coloro che mi amano". 

Ciò era stato, per il mio povero cuore, come un raggio di luce, ma solo momentaneo.  


L'ANGELO DELLE TENEBRE RIVESTITO DI LUCE

Una prova ben più grande mi attendeva. 

Novembre 1952 

Un giorno che ero in cella da sola e stavo per andare a riposare, senza sapere come, mi vidi davanti un giovane, di circa quindici anni. Mi spaventai e feci per fuggire, ma lui si mise sulla porta dicendomi: 

- Perché tanta paura? Sono l'angelo del Signore, ho visto la tua sofferenza e vengo per consolarti. Mi fai tanta pena! Perché tanta sofferenza? Chiedi al Signore che ti liberi! 

Io risposi 

- "Se il Signore permette questo, io non ricuso la sofferenza, perché voglio sia fatta la sua volontà!" 

Egli rispose: 

- Sta’ tranquilla, lo chiederò io per te. Verrò ancora. 
Così dicendo sparì come una lampo, senza che io capissi da che parte. 

a cura di Mons. Luigi Molinari 

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