venerdì 2 ottobre 2020

ADRIANO LEMMI

 


Al pari delle sue crisi depressive, Giuseppe Mazzini negava ogni vero sviluppo: «La gran lotta tra il bene e il male, tra i germi dello sviluppo intellettuale e i moti di una natura fisica disordinata»54. Sul piano politico questo diventava «(…) sviluppare una ideologia mistico-religiosa per controllare i moti ciechi e disordinati, irrazionali della plebe»55. «Il compito di Mazzini era di selezionare strati “intellettuali” che si facessero portatori di questo credo e progetto rivoluzionario che, per essere realizzato aveva bisogno di tre livelli in cui Mazzini divideva deterministicamente la popolazione: 1. 

Un gruppo d’intellettuali che rappresentasse il “genio” di Dio, la “scintilla” di Dio, ossia la moderna casta sacerdotale degli antichi imperi; 2. La gioventù che “interpreta il pensiero e lo trasforma in azione”; 3. “La plebe tumultuante per abitudine, malcontenta per miseria, onnipotente per numero, la forza d’urto chiamata a rovesciare gli ostacoli”»56. 

Un “intellettuale” che realmente rappresentasse il “genio” e la “scintilla” di Dio, Mazzini lo scovò nella persona di Adriano Lemmi, e poiché per anni, si occupò di far assassinare quelli che lui e la sua “Corte” ritenevano dei nemici da abbattere, bollandoli col nome di “tiranni”, Mazzini, in Adriano Lemmi, trovò anche il fedele esecutore di questi ordini di assassinio. Rosario Esposito, nel suo libro: “La Massoneria e l’Italia”, così ci sintetizza questo personaggio: «Adriano Lemmi, nato nel 1822 a Livorno è stato Gran Maestro dell’Ordine dal 1885 fino al 1896; egli viene considerato “un genio che nessuna Massoneria può vantare”»57.

Adriano Lemmi iniziò la sua carriera facendo il ladro. Ventiduenne, a Marsiglia, dov’era sbarcato il 2 gennaio 1844, egli aveva falsificato una lettera di credito e sottratto una borsa di perle e 300 franchi d’oro. Pescato con la refurtiva addosso, il 22 marzo 1844, Lemmi fu condannato ad un anno e un giorno di detenzione, più cinque anni di sorveglianza speciale dell’alta polizia. «Il destino di Lemmi, però, ebbe inizio quando sbarcò a Costantinopoli, dove si mise a servizio di un vecchio erbaiolo ebreo, di Balata, la cui bottega era frequentata da un rabbino polacco, fuggito dalla Russia, dove era stato condannato per cospirazione. Il rabbino strinse amicizia con Adriano Lemmi, per il motivo che il giovinastro bestemmiava Cristo di buona voglia. Lemmi per farsi amare dagli ebrei di Balata, un giorno, domandò di essere ammesso nella religione di Mosè, dicendo che egli era pronto a rinnegare il battesimo e a farsi circoncidere. (...) I due ebrei gli insegnarono il Talmud, dopo di che il rabbino, in sì solenne circostanza, fece sfoggio delle sua abilità di chirurgo sacro! Il 14 gennaio 1846, Adriano Lemmi divenne definitivamente ebreo. Da quel momento, la sua posizione volse al meglio. (...) Iniziato ai segreti della magìa e dell’occultismo dal rabbino polacco; iniziato alla Massoneria da un ebreo amico di Mazzini; con raccomandazione dello stesso Mazzini, divenne segretario di Kossuth che abbandonò nel 1851 per rifugiarsi a Londra da Mazzini, che organizzava in tutto il territorio italiano, delle cospirazioni aventi come unico scopo quello di rovesciare con la forza i Governi costituiti e quello di distruggere il Papato»58.

«Dal 1851, Lemmi assunse un ruolo cruciale in tutti gli assassini politicomassonici e in tutti i moti popolari che insanguinarono l’Italia in quegli anni: il ministro Baldasseroli del Granducato di Toscana, l’insurrezione di Milano, il tentato assassinio dell’Imperatore d’Austria, l’assassinio del duca di Parma Carlo III, il tentativo di assassinio del card Antonelli e di Padre Beckx, generale dei Gesuiti; il tentativo di assassinio del re Ferdinando di Napoli... L’odio che Mazzini nutriva per Napoleone III, e motivato dallo scarso interesse dell’imperatore per l’unità d’Italia, portò all’attentato del 1857 e a quello del 1858 con 8 morti e 156 feriti. Questo attentato suscitò un tale sdegno in tutti gli Stati europei che Cavour, nel suo discorso del 16 aprile 1858, si scagliò contro la sètta della Giovine Italia che ha concepito, che professa e che predica la nefasta e orribile dottrina dell’assassinio politico. Adriano Lemmi si vantò sempre di essere l’emissario di Mazzini in un gran numero di assassinii e Mazzini stesso diceva volentieri: “Il mio piccolo giudeo vale dieci buoni diavoli, tanto egli è abile a scegliere gli uomini che servono nelle imprese importanti, e per ispirare loro l’energia necessaria all’adempimento del dovere”»59. Ricordando la “Cappella”, del cui altare Ernesto Nathan fece una latrina per i suoi massoni, si può affermare che Lemmi dimostrò poca fantasia quando, fatto affittare il palazzo Borghese (Roma) al Grande Oriente d’Italia, per la sua elezione a Supremo Pontefice della Massoneria Universale «Egli fece costruire le latrine del Supremo Consiglio al di sopra della Cappella particolare, facendo dirigere lo scolo delle materie fecali sull’altare medesimo! (Ma per questioni di igiene sollevate dall’architetto) Lemmi scelse un’altra nefandezza: fece collocare nelle latrine un Cristo Crocifisso col capo in giù, e al di sopra fu incollato, per suo ordine, un cartello portante queste precise parole: “Prima di uscire, sputare sul traditore! Gloria a Satana!”»60.

Scaduto il contratto d’affitto del palazzo Borghese, il “Corriere Nazionale” di quel tempo riportò che l’incaricato d’affari della famiglia Borghese, nel riprendere possesso del palazzo, si trovò davanti ad una porta chiusa che non fu potuta aprire se non sotto minaccia d’invocare la forza pubblica per sfondare la porta. Essa era stata trasformata in un tempio satanico! Il giornale ne fece questa descrizione: «I muri erano coperti di damasco rosso e nero; nel fondo vi era un grande arazzo sul quale spiccava la figura di Lucifero. Lì vicino, era una specie d’altare o di rogo; qua e là dei triangoli ed oltre insegne massoniche. All’intorno, erano collocate delle magnifiche sedie dorate aventi ciascuna, sopra la spalliera, una specie di occhio trasparente e illuminato da luce elettrica. Nel mezzo di questo tempio vi era qualche cosa somigliante ad un trono»61.

D’altra parte, il Grande Maestro Adriano Lemmi, a proposito del suo “Dio”, non aveva fatto misteri quando declamò: «A te, sfrenati, s’en vanno i miei versi; io t’invoco, o Satana, re del banchetto (...). Io ti saluto, Satana, o ribellione, o forza indicibile della ragione! A te salgano i voti d’incenso sacro! Satana, tu hai vinto l’Jehovah dei preti!»62. «Quando i massoni italiani, il 22 giugno 1883, scoprirono un monumento al Grande Maestro Giuseppe Mazzini, essi portavano una bandiera nera. Sull’asta di questa bandiera spiccava un’effigie di legno di Lucifero»63. «Dopo questa dimostrazione, il circolo anticlericale di Genova indirizzò all’Università cattolica di Torino una lettera annunciante che si proponevano di porre, quando sarebbe venuto il momento, la bandiera di Satana sopra tutte le chiese d’Italia, specialmente sopra il Vaticano»64!

“Chiesa viva”   ***   Giugno  2020

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