La Battaglia Finale del Diavolo
Malgrado il recente tentativo di chiarimenti che abbiamo appena esaminato, persiste l’erronea percezione che la Chiesa di Cristo sia un qualcosa di assai più grande della Chiesa Cattolica Romana. Non dovrebbe quindi meravigliarci se dopo 45 anni di “attività ecumenica”, anche i prelati Vaticani siano ora apertamente contrari al ritorno dei protestanti e degli scismatici a Roma.
Come esempio lampante di questa deviazione dagli insegnamenti tradizionali, possiamo citare l’affermazione del Cardinale Walter Kasper, ex segretario del più illustre eretico post-conciliare della Chiesa, Hans Küng. Kasper, le cui opinioni moderniste sono ben conosciute in tutta la Chiesa, è stato nominato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel febbraio del 2001 ed è tuttora (a dicembre 2009) Prefetto del Concilio Pontificio Vaticano per la Promozione dell’Unità Cristiana. Kasper affermò che:
... oggi non consideriamo più l’ecumenismo in senso di ritorno, intendendo con questo la “conversione” ed il ritorno all’essere “Cattolici”. Questa via è stata espressamente abbandonata al Vaticano II.182
L’affermazione di Kasper va contro il dogma infallibile e triplicemente ribadito secondo il quale “al di fuori dalla Chiesa non v‘è salvezza” (extra ecclesiam nulla salus). Il testo di queste tre solenni ed infallibili definizioni (e che quindi non possono essere cambiate)183 che costituiscono un obbligo per tutti i Cattolici184 (di qualsiasi rango essi siano, inclusi i Cardinali ed i Papi), sotto pena di scomunica automatica (cioè causando l’espulsione dalla Chiesa Cattolica in caso di disobbedienza), è il seguente:
Una, inoltre, è la chiesa universale dei fedeli, fuori della quale nessuno assolutamente si salva. (Papa Innocente III, Quarto Concilio Laterano, 1215; D.S. 802; Dz.-Hünermann 802)
E dichiariamo, affermiamo, stabiliamo che l’essere sottomessi al romano pontefice è, per ogni umana creatura, necessario per la salvezza. (Papa Bonifacio VIII, Bolla Unam Sanctam, 1302; D.S. 875; Dz.-Hünermann 875)
La Santa Chiesa Romana fermamente crede, professa e predica che “nessuno di quelli che sono fuori della Chiesa cattolica, non solo i pagani”, ma anche i giudei o gli eretici e gli scismatici, potranno raggiungere la vita eterna, ma andranno nel fuoco eterno, “preparato per il diavolo e per i suoi angeli” [Mt 25,41], se prima della morte non saranno stati ad essa riuniti; crede tanto importante l’unità del corpo della chiesa, che, solo a quelli che in essa perseverano, i sacramenti della chiesa procureranno la salvezza, e i digiuni, le altre opere di pietà e gli esercizi della milizia cristiana ottengono il premio eterno. Nessuno, per quante elemosine abbia fatto e persino se avesse versato il sangue per il nome di Cristo, può essere salvo, se non rimane nel grembo e nell’unità della Chiesa cattolica. (Papa Eugenio IV, Bolla Cantate Domino 1442; D.S. 1351; Dz.-Hünermann 1351)
Poiché questo insegnamento viene spesso frainteso ed è al centro degli attacchi contro i dogmi Cattolici, da parte dei nemici giurati della Chiesa (principalmente i Massoni), esso richiede una spiegazione ed una difesa più approfondite.
Il dogma significa esattamente ciò che afferma: se non avete ricevuto il Battesimo istituito da Gesù Cristo – che, nel corso normale della Provvidenza, consiste nel battesimo con l’acqua, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - allora non potete andare in Paradiso.
Eppure, anche se il Battesimo e l’appartenenza alla Chiesa sono necessari alla salvezza, essi non sono sufficienti (ad eccezione di quei bambini che vengono battezzati e muoiono prima di raggiungere l’età della ragione). Dobbiamo infatti vivere una vita secondo l’insegnamento morale di Cristo ed amare il Signore con tutto il nostro cuore, così come i nostri vicini ed il nostro prossimo. Dobbiamo anche ricevere degnamente gli altri Sacramenti.
Quest’insegnamento non nega la possibilità della salvezza per tutte quelle anime che non sono diventate formalmente membri della Chiesa Cattolica, perché è possibile che qualcuno tra loro non abbia mai potuto ascoltare la Parola salvifica del Vangelo, durante la propria vita.
Se una tale persona avesse rispettato tutti i fondamentali Comandamenti della legge di Dio, grazie alla propria ragione (e, in caso avesse commesso un peccato mortale, si fosse pentito di esso con un perfetto atto di contrizione), egli si salverebbe, ma solo se il fatto di non aver conosciuto l’obbligo di battezzarsi, di unirsi alla Chiesa Cattolica e di praticare la Fede Cattolica non sia avvenuto per causa sua. Che un non-Cattolico possa salvarsi, è quindi molto più difficile rispetto ad un Cattolico, perché quest’ultimo ha l’ausilio dei dogmi, gli esempi dei santi e la grazia dei sette Sacramenti.
Molte persone, specialmente in questi tempi oscuri, tendono ad ingannare se stessi e molti di loro sarebbero in grado di trovare facilmente la verità del Vangelo, se solo la cercassero con sincerità. Altri purtroppo preferiscono l’oscurità alla luce. Non dobbiamo quindi presumere per forza che una persona sia senza colpe solo perché non ha ricevuto il Battesimo e non ha praticato la Fede Cattolica. In genere, la salvezza di chi non è Cattolico è molto più a rischio di chi invece lo è. In carità, dobbiamo pregare e compiere sacrifici per la conversione di tutti i non credenti.
Ma la carità ci impedisce anche di attribuire una cattiva volontà o uno stato di colpevolezza a chicchessia, o di giudicarlo “irrecuperabile.” Dobbiamo sempre tenere a mente gli esempi di Santa Maria Maddalena, nota peccatrice, e di San Paolo, persecutore della Chiesa, che si convertirono entrambi e portarono innumerevoli anime a Cristo e alla Sua Chiesa. Tutto è possibile grazie al Signore.
Ma a questo punto la domanda è: come può un Dio giusto e misericordioso, se la Fede Cattolica è essenziale per la salvezza, dare ad alcune anime il beneficio di nascere Cattoliche mentre ad altre nega un simile privilegio? Non dovremmo avere tutti la stessa possibilità di accedere in Paradiso? E perché alcune persone dovrebbero vedersi negata l’opportunità di ascoltare la Parola del Vangelo e quindi essere in grande svantaggio per ottenere la propria salvezza? È in simili domande che vediamo all’opera l’ideologia democratica dei nostri tempi, insieme alla presunzione di essere in grado di giudicare le vie del Signore. Iniziamo a rispondere a queste obiezioni, stabilendo prima di tutto, quale sia l’autorità della Chiesa e ciò che Essa afferma riguardo a ciò che dobbiamo credere:
1) La Chiesa Cattolica è la “colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3:15)
2) La Chiesa Cattolica è la Chiesa del Signore, fondata da Gesù Cristo, il Quale è accreditato dal Padre e dai Suoi tanti miracoli e profezie – specialmente la Sua Resurrezione dalla morte. La Chiesa Cattolica è storicamente la Chiesa da Lui fondata, ed accreditata come l’unica vera Chiesa dal Signore. L’autenticità della Chiesa Cattolica è inoltre garantita dai miracoli di santità, così come quelli fisici e morali, nel corso dei secoli e che continuano fino ai giorni d’oggi.
3) La Chiesa Cattolica ha definito infallibilmente che al di fuori della Chiesa non c’è possibilità di salvezza. Una definizione infallibile, per sua stessa natura, non può essere ri-definita in altro modo. La definizione non può sbagliarsi ed è irreformabile: essa è verità assoluta ed immutabile.
Il Modernista contrasta simili definizioni. Egli afferma che “la verità non è qualcosa che posso apprendere grazie al mio intelletto; è qualcosa che sento, ed il mio sentire cambia, quindi anche la verità può cambiare.”
Il Modernista che davvero professi questa credenza è già fuori dalla Chiesa, perché egli nega le Scritture. “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Ebrei 11:6)
Ma il Cattolico dalla fede o dalla formazione intellettuale deboli –non importa se laureato in teologia o in filosofia - solleva un’altra obiezione: il dogma “al di fuori della Chiesa non v’è salvezza” non sembra potersi conciliare con l’insegnamento che Dio è assolutamente giusto e non condannerebbe all’inferno qualcuno che non fosse a conoscenza della Fede Cattolica, non per sua colpa ma perché non gli era stata mai insegnata.
Ancora una volta, dobbiamo rispondere citando un insegnamento autorevole, questa volta proveniente dal Vangelo stesso:
“Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s’accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano”. (Ebrei 11:6)
“In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. (Atti 4:12)
“…in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”. (Giov. 3:5)
“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Mar. 16:16)
Come possiamo riconciliare questi insegnamenti apparentemente contraddittori della necessità di credere in Gesù Cristo ed essere membri della Sua Chiesa, per salvarci, con la Giustizia, la Bontà e la Santità di Dio nei confronti di una persona che non ha mai udito la Parola del Vangelo, o che se ne sia vista negata la pienezza, magari perché Protestante o Greco Ortodosso di seconda generazione, oppure cresciuto in zone affini all’Ebraismo? La risposta è che Dio è Assolutamente Santo, Giusto e Buono, e non condannerebbe mai alle pene dell’inferno un’anima che non si sia macchiata personalmente di un peccato mortale.
Uno dei peggiori peccati mortali personali commesso da un non credente, condannato più volte da Gesù stesso, è il rifiuto di riconoscere la verità di tutto il Vangelo - tutti i dogmi della Chiesa Cattolica - anche dopo averne ricevuto testimonianza per segni, testimonianze e miracoli che solo il Signore può compiere.
Il Concilio Vaticano I ha insegnato magistralmente come segue, in materia di Fede:
Essendo l’uomo, in tutto il suo essere, dipendente da Dio, suo Creatore e Signore, ed essendo la ragione creata completamente soggetta alla Verità increata, noi siamo tenuti a prestare con la fede il nostro pieno ossequio di mente e di volontà a Dio rivelante.
(Vedi canone 1) La Chiesa cattolica professa che questa fede, che è l’inizio della salvezza dell’uomo, è una virtù soprannaturale, con la quale, sotto l’ispirazione e la grazia di Dio, crediamo che le cose da Lui rivelate sono vere, non per la loro intrinseca verità individuata col lume naturale della ragione, ma per l’autorità dello stesso Dio rivelante, il Quale né può ingannarsi, né può ingannare. La fede è, per testimonianza dell’Apostolo, “sostanza delle cose sperate, argomento delle non apparenti”. (Ebrei 11:1)
Ma affinché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione (vedi Rom. 12:1), Dio ha voluto che agli aiuti interiori dello Spirito Santo, si unissero gli argomenti esterni della Sua Rivelazione, cioè gli interventi divini, come sono principalmente i miracoli e le profezie che dimostrano luminosamente l’onnipotenza e la scienza infinita di Dio e sono segni certissimi della divina Rivelazione e adatti all’intelligenza di tutti. Per questo Mosè e i profeti, ma specialmente Cristo Signore, fecero molti e chiari miracoli e profezie; e degli Apostoli leggiamo: “Essi poi partirono e predicarono dappertutto, cooperando il Signore e confermando la loro predicazione con prodigi che li accompagnavano” (Mc. 16:20). Sta pure scritto: “Abbiamo il linguaggio profetico più sicuro, che fate bene ad osservare, come lampada che splende in un luogo oscuro” [2Pt 1:19].185
È chiaro che molte persone sono oramai a conoscenza o hanno ascoltato le testimonianze di eventi miracolosi, che provano come la Fede Cattolica sia l’unica vera Fede di Gesù Cristo. Il Miracolo del Sole, avvenuto a Fatima, è uno di questi miracoli. Ricordiamoci ciò che la Chiesa ha infallibilmente definito col Concilio Vaticano I:
(Canone 4) Se qualcuno dirà che i miracoli sono impossibili e che quindi la loro narrazione, anche se contenuta nella sacra Scrittura, sia da relegare tra le favole e i miti; ovvero che i miracoli non si possono mai conoscere con certezza, né per mezzo di essi si può conoscere e provare sufficientemente la divina origine della religione cristiana: sia anatema.
Ma cosa succede a quella persona che non ha mai udito la Parola del Vangelo e non sa che al di fuori della Chiesa non v’è salvezza? Se esistesse una simile persona, Nostro Signore, infinitamente giusto, lo giudicherebbe sulla base della Legge Naturale – cioè la legge scritta nel cuore di ogni uomo nato su questa terra.
Quella legge è valida semplicemente per il fatto che ogni uomo di questo mondo, quando raggiunge l’età della ragione, sa che esiste una Legge Naturale da seguire.
Uno dei primi precetti di questa Legge Naturale è quello di cercare la verità, di obbedirla e di seguirla ovunque ci conduca. “Chiedi e ti sarà dato,” disse Gesù.
Quindi, se una persona ha cercato attentamente, per tutta la sua vita, e non ha colpe oggettive per non aver trovato il Vangelo o la Chiesa, egli potrà salvarsi grazie alla speciale provvidenza del Signore e a prescindere dalla legge del Vangelo, che rimane comunque valida per tutti gli uomini.
Ma si tratta di un’eccezione speciale, non certo della regola, perché nessuno può sapere prima di morire se ha effettivamente esercitato una buona volontà o la giusta diligenza in modo sufficiente, nel cercare le vie del Signore. “Chi ha pesato il cuore umano?” chiese il Signore nel libro di Isaia; a questa Sua domanda Dio stesso rispose che nessuno, se non il Signore, può capire in pieno il cuore umano di ciascuno di noi. San Girolamo, durante gli ultimi istanti della sua vita e in presenza dei suoi discepoli, pronunziò queste terribili parole: “Di centomila persone le cui vite siano state malvagie, ne troverete a malapena una degna d’indulgenza”.
In ultima analisi, l’eccezione alla regola è letterale: un’eccezione che si verifica in casi assai particolare. Il dogma “al di fuori della Chiesa non v’è salvezza” rimane quindi valido il 100% delle volte, perché solo in quel caso eccezionale che abbiamo appena descritto il Signore avrebbe permesso a quell’anima di unirsi alla Chiesa, con una grazia speciale. Dobbiamo quindi credere fermamente a questo dogma, obbedirgli e difendere questo insegnamento dogmatico della Chiesa.
Come ci insegnò il Beato Pio IX nel Singulari Quadem, i Cattolici non dovrebbero preoccuparsi, con inutili speculazioni, in merito alla salvezza di coloro che non sono formalmente appartenenti alla Chiesa, dato che solo Dio sa chi vorrà salvare (in maniera del tutto eccezionale), tra i tanti che nel mondo non hanno professato esteriormente la religione Cattolica.
Il Beato Pio IX – beatificato proprio da Papa Giovanni Paolo II – esortava i fedeli a rimanere fermi nel dogma “al di fuori della Chiesa non v‘è salvezza” e a continuare con maggior fervore nel compito della Chiesa, assegnatole dal Cielo, che è quello di fare discepoli in tutte le nazioni. Per quanto riguarda il destino di chi rimane al di fuori della Chiesa visibile, Sua Santità ci avvertì che “ogni ulteriore indagine è illegittima”.
Chi può mettere in dubbio la saggezza dei moniti di Beato Pio IX? la Chiesa ha effettivamente insegnato, in modo costante ed infallibile, che in questo mondo nessuno (a meno che non abbia ricevuto una rivelazione privata) può sapere con assoluta certezza lo stato soggettivo di un’anima, qualunque essa sia, ed ancor meno se questa – anche la propria – risulti tra quelle elette. Dato che la Chiesa non può sapere con esattezza se una persona è salva o dannata, i ministri della Chiesa hanno il dovere di cercare la conversione di ogni uomo, donna e fanciullo sulla faccia della terra, seguendo gli insegnamenti di Nostro Signore: “Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato” (Matt. 28:19-20); “Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. (Marco 16:16)
È proprio in merito al dogma secondo cui al di fuori della Chiesa Cattolica non v’è salvezza, che abbiamo un altro motivo caritatevole per promuovere il Messaggio di Fatima – ed in particolar modo la Consacrazione della Russia da parte del Papa e dei vescovi Cattolici di tutto il mondo. Quando la consacrazione verrà finalmente compiuta, infatti, la Russia si convertirà all’unica, vera Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa Cattolica. Le genti della Russia diventeranno Cattoliche e la loro salvezza sarà moralmente certa, se essi rimarranno saldi nella pratica della Fede Cattolica fino all’ora della loro morte. Milioni di anime saranno salvate.
Non solo verranno salvati i Russi, ma miliardi di anime in tutto il mondo si convertiranno a Cristo e alla Sua Chiesa, la Chiesa Cattolica. Lo sappiamo perché lo ha predetto la Madonna di Fatima: “verrà dato al mondo un periodo di pace.” Ma non può esservi pace se questa non è basata sugli insegnamenti e le pratiche del Principe della Pace, Gesù Cristo. Ma perché gli uomini e le donne vivano gli insegnamenti di Gesù Cristo, essi devono credere nel Vangelo, ricevere il Battesimo e praticare la Fede Cattolica. Questo accadrà, ad un certo punto - le Scritture ci dicono che tutte le nazioni entreranno a far parte della Chiesa Cattolica: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le Sue vie e possiamo camminare per i Suoi sentieri” (Isaia 2:3).
Ma tutto questo accadrà solamente attraverso la Consacrazione della Russia. Grazie ad essa, e quindi grazie all’obbedienza del Papa alla Madonna di Fatima, la scandalosa esistenza di miliardi di persone, che vivono nello squallore morale, nello scisma, nell’eresia, nel paganesimo e nel culto di altre false religioni, avrà finalmente termine. Dobbiamo sacrificare noi stessi e pregare per quest’intenzione, come disse la Madonna di Fatima il 13 giugno 1929.
Dobbiamo comunque tornare ad esaminare l’attuale scandalo di questi funzionari d’alto rango del Vaticano, che stanno abbandonando de facto la difesa e la promozione del dogma “al di fuori della Chiesa non v’è salvezza”. Per questo motivo, riprendiamo il filo del discorso, esaminando questa volta gli erronei insegnamenti del Cardinal Kasper. Dichiarando che i Protestanti non devono più convertirsi al Cattolicesimo, il Cardinale Kasper ha sfidato apertamente sia gli infallibili insegnamenti del Magistero della Chiesa che i comandi di Nostro Signore. Le opinioni del Cardinale Kasper contraddicono anche oggettivamente il costante insegnamento della Chiesa, secondo il quale l’unica via per l’unità Cristiana è il ritorno dei dissidenti all’interno della Chiesa Cattolica, attraverso la loro conversione. Nel monito di Papa Pio XII, lanciato dal Sant’Uffizio nel 1949 e riguardante il “movimento ecumenico”, i vescovi erano stati avvertiti che qualsiasi progetto “ecumenico” avessero mai voluto intraprendere, gli interlocutori protestanti avrebbero dovuto ricevere “la Verità Cattolica” e “gli insegnamenti delle Encicliche dei Pontefici Romani sul ritorno dei dissidenti all’interno della Chiesa”.186 La dottrina Cattolica del ritorno dei dissidenti fu ricordata sotto Papa Pio XII, il 20 dicembre 1949: “La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo”.187 Perlomeno, il Cardinale Kasper afferma apertamente ciò che la maggior parte dei prelati di oggi sembra credere ma che non ammetterà né negherà mai in modo esplicito. Eppure, la politica del Cardinale Kasper rispecchia lo “spirito prevalente del Vaticano II”, malgrado la richieste di Papa Benedetto XVI per “un’ermeneutica della continuità” nel leggere il Concilio – di per sé, un’ammissione implicita dalla portata devastante, perché implica che il Concilio abbia intrapreso una visione che si pone in discontinuità con gli insegnamenti precedenti della Chiesa; fu proprio l’ex Cardinale Ratzinger, all’epoca ancora un semplice sacerdote, a confermare che il Concilio si era orientato all’idea che la conversione dei non-Cattolici non era più necessaria. Nel suo libro Risultati teologici del Vaticano II, del 1966, l’allora Padre Ratzinger affermò che il Concilio aveva dato alla Chiesa un nuovo orientamento nei confronti dei Non-Cattolici, che li dispensava da qualsiasi richiesta di conversione:
La Chiesa Cattolica non ha alcun diritto di assorbire le altre Chiese... [Una] unità fondamentale – delle Chiese che rimangano Chiese, ma che possano diventare una Chiesa unica – deve rimpiazzare l’idea della conversione, anche se la conversione mantiene la sua importanza per coloro che sono motivati, secondo coscienza, a cercarla.188
L’allora Padre Ratzinger scrisse questo libro durante il Concilio. In quanto collega di Karl Rahner, egli fu coinvolto largamente nella stesura dei documenti conciliari. Si trovava quindi in una posizione privilegiata per farci conoscere quali fossero le vere intenzioni degli “architetti” del Vaticano II, da non confondersi con le intenzioni dei Padri Conciliari in generale. Padre Ratzinger affermava che l’insegnamento del Vaticano II, secondo coloro che redassero i documenti, era quello di considerare la conversione come un’opzione.189 Cioè, secondo loro, chi non era Cattolico non doveva più necessariamente convertirsi all’unica, vera Chiesa per trovare la salvezza eterna e l’unità.
Questa opinione non è meno radicale di quella di Padre Edward Schillebeeckx, un altro perito progressista del Concilio, che tra l’altro fu inquisito dal Vaticano dopo il Concilio (ma mai condannato o punito) per le sue palesi contestazioni di molti dogmi Cattolici. Schillebeeckx esultò per il fatto che “al Vaticano II, la Chiesa Cattolica ha ufficialmente abbandonato il suo monopolio sulla religione Cristiana”.190
Anche una rivista “Cattolica”, edita dal Servizio Internazionale di documentazione Ebraico-Cristiana di Roma (SIDIC),191 scrisse in merito al nuovo orientamento del Vaticano II nei confronti dei non Cattolici. Nel 1999, la rivista evidenziò quello che veniva considerato il “principale problema” con i cosiddetti “Cattolici tradizionalisti”, tra i quali l’Arcivescovo Lefebvre:
Il rifiuto di Lefebvre di accettare l’ecumenismo deriva dai chiari insegnamenti del Magistero: l’enciclica Satis Cognitum di Leone XIII (1896); l’enciclica Mortalium Animos di Pio XI (1928);
L’istruzione del Sant’Uffizio nei riguardi dell’ecumenismo, del 20 dicembre 1949. L’unico ecumenismo che viene accettato da Lefebvre e dai suoi seguaci è quello che cerca in tutti i modi il ritorno incondizionato dei membri delle altre confessioni in seno all’unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica Romana.
Questa visione così duramente settaria della natura della Chiesa, è esattamente il tipo di ragionamento che il Vaticano II ha rifiutato di accettare, dopo una profonda riflessione sulla natura stessa della Chiesa. Anche se radicata nella Tradizione [sic] la portata della riflessione attuata dal Concilio è stata senza precedenti nella storia della Cristianità. Per gli integralisti, l’ecumenismo è uno dei tradimenti fondamentali del Vaticano II.192
Questa nuova pretesa, secondo la quale i membri delle altre confessioni non devono più convertirsi al Cattolicesimo perché fanno parte, “in qualche modo misterioso”, della Chiesa di Cristo,193 disprezza l’eterno insegnamento della Chiesa sulla necessità, per chi non è Cattolico, di abbandonare i propri errori e tornare in seno all’unica vera Chiesa di Gesù Cristo, come i Papi pre-conciliari avevano unanimemente insegnato.
Vi sono stati casi di Cardinali del Vaticano che hanno scoraggiato attivamente alcuni non Cattolici dal desiderio di convertirsi al Cattolicesimo, applicando probabilmente quell’erronea interpretazione del Concilio. La rivista Catholic Family News ha pubblicato la storia di Don Lino Dragu Popian, cresciuto nella Romania Ortodossa, il quale, nel 1975, rischiò la vita per fuggire dalla Romania Comunista e presentarsi come seminarista in Vaticano; Don Lino espresse il desiderio di convertirsi al Cattolicesimo, ma l’allora Segretario di Stato Cardinale Villot, ed altri Cardinali del Vaticano, ne furono atterriti. Dissero al giovane Popian che non avrebbe dovuto fuggire dal Comunismo e che non sarebbe dovuto diventare Cattolico, perché questo avrebbe danneggiato le relazioni Vaticane con la Romania Comunista e la Chiesa Ortodossa Rumena.194
Poco è cambiato a Roma, sin da allora. Il Vescovo Fellay, della Società di San Pio X, in un’intervista del 2001 affermò d‘aver incontrato un vescovo scismatico (Ortodosso) che voleva convertirsi alla Chiesa Cattolica. Fellay gli aveva consigliato di rivolgersi direttamente a Roma. Ma quando il vescovo Ortodosso aveva comunicato al Vaticano l’intenzione di convertirsi alla Chiesa Cattolica, “questo scatenò il panico in Vaticano. Il giorno seguente, il Cardinale Neves, prefetto della Congregazione dei Vescovi, disse al vescovo scismatico: ‘Eccellenza, non è necessario convertirsi. dopo il Concilio le cose sono cambiate! Non c’è più bisogno di convertirsi ormai.’”195
Questo deliberato rifiuto di permettere ad un vescovo scismatico Ortodosso di tornare a Roma è assolutamente in linea con le indicazioni della Dichiarazione di Balamand del 1993, un accordo negoziato da certi elementi del Vaticano con alcune chiese Ortodosse. In questo documento, i rappresentanti del Vaticano (nella persona del Cardinale Cassidy, del Pontificio Concilio per “l’Unità Cristiana”) convennero alla fine che, sulla base del “cambiamento radicale delle prospettive e quindi dell’atteggiamento” generato dal Vaticano II, la Chiesa Cattolica avrebbe istruito i nuovi sacerdoti affinché “percorressero la strada di futuri contatti tra le due chiese, lasciandosi ormai dietro l’ecclesiologia datata del ritorno alla Chiesa Cattolica”.196
Affermare che i costanti insegnamenti del Magistero sul ritorno dei dissidenti (scismatici ed eretici) all’unica Vera Chiesa, come unico mezzo per la vera unità Cristiana, siano “ecclesiologia datata” è pura eresia, dato che questo non contraddice solamente l’insegnamento della Chiesa sul ritorno dei dissidenti, ma anche il dogma Cattolico, definito infallibilmente, secondo il quale al di fuori della Chiesa non v’è salvezza.
L’abbandono de facto del tradizionale insegnamento della Chiesa in questa materia non rappresenta certo un atto di vera carità, nei confronti dei fratelli divisi, ma piuttosto l’abbandono, da parte della Chiesa, del proprio compito, che è quello di dire semplicemente la verità. Il risultato, quindi, non è una benedizione per i non-Cattolici, bensì una Chiesa indebolita, colma di scandali e che oramai in molte parti del mondo non riesce più ad essere il lievito della società, come sarebbe invece suo dovere. Anche se la Chiesa, in quanto istituzione divina oltre che umana, verrà inevitabilmente riportata al Suo precedente vigore (cosa che è sempre accaduta dopo altre sue crisi, nel passato) essa, e insieme a lei l’umanità intera, soffriranno enormemente finché questa crisi di fede non avrà fine.
Padre Paul Kramer,
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