sabato 12 dicembre 2020

Se davvero facciamo la divina volontà, fra tempeste, fra avversità, fra travagli, troveremo sempre pace, e che pace! Parteciperemo la beatitudine che godono i Beati in cielo ed un Paradiso anticipato in terra.

 


santa  Veronica Giuliani

CIELO 

(eternità) 

 

La nostra patria è nei cieli, dove saremo immersi  totalmente nell’Amore di Dio. Per Veronica, l’aspettativa  del cielo, non ci distacca dalla terra, anzi, è proprio il  desiderio dell’eternità che ci fa vivere in pienezza la vita  terrena. Qui in terra prepariamo e anticipiamo il nostro  futuro eterno. 


35- Il suo volere regola tutto, il suo potere opera tutto, la sua immensità  non è capita, né si capirà mai. Tutti i beati insieme non l’hanno mai  capito, né capiranno mai l’essere di Dio. Tutti amano l’amore e lo  stesso amore comunica a tutti in tutto l’amor suo ed essi, i beati,  rimettono nell’amore, l’amore stesso. Ma sempre cresce questo  amore, mai si sminuisce, è sempre lo stesso, ma sembra sempre  superiore a tutto, sempre si ama, sempre si amerà, è un continuo  amare; ma senza saziarsi mai. Dio è lo stesso amore, Lui ama sè per  noi, comunica a noi il suo amore, e tutti i beati stanno in una sazietà  infinita d’amore infinito, che è Dio, tutto amore con tutti, che dona a  tutti tanto amore, non sminuisce in sè l’amore; più ne dà, più ne ha.  (D V, 246) 


36- La strada del cielo è stretta, e pochi la percorrono: ma dipende da  noi; perché Dio ci ha facilitato tutto, ed altro non chiede che noi non  l’offendiamo. Tutto quello che si fa, bisogna farlo con spirito di  umiltà e, puramente, per Lui; che non cerchiamo altro che la sua  volontà ss.ma; e tutto il nostro affetto sia fermo e stabile in Lui.  Facendo ciò, proviamo una grande pace ed un anticipato Paradiso,  qui in terra. (D III, 86) 


37- Se davvero facciamo la divina volontà, fra tempeste, fra avversità,  fra travagli, troveremo sempre pace, e che pace! Parteciperemo la  beatitudine che godono i Beati in cielo ed un Paradiso anticipato in  terra. (D III, 242) 


38- Aveva ragione S. Paolo nel dire che: Né occhio vide, né orecchio  udì, né entrò in cuore di uomo…. Dopo essere arrivato al terzo cielo,  non poté raccontare niente; lo aveva in sè, per via di cognizione  datagli da Dio; ma non poteva, con parole. Le opere sue  manifestavano tutto ciò che aveva capito e veduto; d’altro non si  gloriava che della croce; restava vivente fra tormenti e pene e lo  spirito suo restò in Dio, operò per Dio, ed ebbe vita di Dio, in Dio.  (D III, 925) 

Silvia Reali 

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