La meditazione discorsiva e la meditazione affettiva
Vantaggi e svantaggi della meditazione affettiva
Vantaggi
Il vantaggio principale è un ’unione più intima e più abituale a Dio. Gli affetti nascono dall’amore per Dio, e poi lo perfezionano, poiché le virtù crescono per mezzo della ripetizione degli stessi atti. Come dice san Bonaventura: ‘La maniera migliore di conoscere Dio è di sperimentare la dolcezza del Suo amore’. Questo modo di conoscenza è molto più eccellente, nobile, e dilettevole che la ricerca per via di ragionamento.
Aumentando la Carità, l’orazione perfeziona la conformità alla Volontà di Dio, il desiderio della gloria di Dio e della salvezza delle anime, l’amore del silenzio e del raccoglimento, il desiderio della Santa Comunione frequente. Perfeziona altrettanto lo spirito di sacrificio, perché non ci si può unire al Divin Crocifisso né a Dio Stesso se non nella misura in cui si rinunzia a sé stessi e ai propri agi, al fine di portare la propria croce senza cedimento, e di accettare tutte le prove che ci può inviare la Divina Provvidenza.
Un altro vantaggio è la consolazione spirituale. Infatti non c’è una gioia più pura né più dolce di quella che si trova in compagnia di un amico; e siccome il Signore Gesù è il più tenero e il più generoso degli amici, si gusta nella Sua Presenza qualcosa delle gioie del cielo: esse cum Jesu dulcis paradisus.
Infine la meditazione affettiva è più semplice e più riposante che la meditazione discorsiva, e in questo modo forma un ponte tra la meditazione discorsiva e la contemplazione acquisita.
Svantaggi
Ci sono tre svantaggi eventuali, o pericoli, nella meditazione affettiva.
Il primo è la violenza che un’anima può fare a sé stessa nel produrre slanci di amore. Potrebbe esserci una conseguenza malsana se la sensualità si mescolasse con l’amore verso Dio. In un tale caso l’anima deve capire che l’amore vero verso Dio consiste più nella volontà che nella sensibilità, come abbiamo già detto, e che la generosità di questo amore non si trova negli slanci violenti, ma nella determinazione calma e posata di non rifiutare niente a Dio. Gli affetti devono divenire spirituali e calmi per essere messi al servizio della volontà. In questo modo si gusterà una pace che sorpassa ogni sentimento.
Il secondo pericolo è l’orgoglio e la presunzione. La persona che cade in questi peccati durante l’orazione, non essendo avanzata molto sulla via della perfezione, deve con urgenza tornare alla pratica dell’umiltà e alla sfiducia in sé stessa.
Il terzo pericolo è la ricerca della consolazione spirituale e la negligenza dei doveri del proprio stato di vita e della pratica delle virtù comuni. Questo accade a coloro che ritengono di essere già perfetti se fanno delle belle orazioni. Di queste persone il Signore disse: ‘Non chiunque dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre mio che è nei cieli’.
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Concludiamo questo capitolo con una parola sull’atto di unione. Nella meditazione l’anima si eleva alla conoscenza di Dio, nell’affetto si applica all’amore per Lui, ma come deve fare se vuole salire ancora più in alto nell’orazione, se vuole unirsi a Lui più intimamente ed immergersi in Lui completamente? Per fare questo nell’ambito dell’orazione deve riunire le sue due facoltà principali, l’intelligenza e la volontà, nell’atto più puro e distaccato dalla materia che le sia possibile. Questo si fa sia tramite la via dell’affermazione sia tramite la via della negazione.
La via dell’affermazione consiste nell’attribuire a Dio in grado eminentissimo tutte le perfezioni che noi percepiamo nelle creature; la via della negazione, invece, consiste nel sottrarre a Dio tutte le perfezioni che vediamo nelle creature, di modo che l’anima sia condotta a sprofondare nell’oscurità della Fede e del puro amore.
Per parte sua, l ’anima vuol staccarsi da tutte le sue imperfezioni, da tutte le creature e da tutto il creato; moltiplica le proteste della sua Carità, ripetendo a Dio che lo vuole amare di un amore sovrano, puro, disinteressato, di un amore eterno ed esclusivo. Questa pratica, che costituisce la cima della meditazione, porta l’anima fino alla porta di ingresso della via mistica: la via unitiva; purifica l’anima dall’attaccamento alle creature, le dà una grande facilità di raccoglimento e la capacità di sviluppare in sé la virtù della discrezione. Se l’anima ha messo in questo atto d’unione tutte le risorse del suo amore, potrà acquistare una purezza tale che, richiamata in quell’istante a Dio, forse non passerebbe neanche per il Purgatorio. Un esempio notevole di questa pratica è l’unione con l’Ostia Divina durante l’Offertorio e l’immolazione assieme a Lei nel corso della Santa Messa.
Padre Konrad zu Loewenstein
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