(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana)
LE SOCIETA SEGRETE ALL'OPERA
Gli ultimi preparativi.
Dal convento di Wilhelmsbad hanno principio i progressi della setta bavarese la quale dovea dare l'impulso definitivo alla Rivoluzione.
"Dopo i lavori storici di questi ultimi anni, dice Monsignor Freppel, (1) non è più permesso d'ignorare la perfetta identità delle formole del 1789 ed i piani elaborati nella setta degli Illuminati, di cui Weishaupt e Knigge erano i promotori, e particolarmente nel congresso generale delle loggie massoniche tenuto a Wilhelmsbad nel 1781. D'altronde, non si potrebbe obliare, con quale premura accorsero a Parigi, per prendere parte attiva a tutti gli avvenimenti, lo svizzero Pache, l'inglese Payne, il prussiano Clootz, lo spagnolo Guzman, l'Abarat svizzero di Neufchâtel, l'americano Fournier, l'austriaco Prey, i belgi Proly e Dubuisson, un principe d'Assia, Polacchi, Italiani, Olandesi e disertori di tutti i paesi dei quali la Rivoluzione accettò i servigi e fece la fortuna".
I deputati delle loggie, dopo aver ricevuto il battesimo dell'Illuminismo, fanno ritorno nei loro paesi ed agitano dappertutto la frammassoneria nel senso che è stato loro indicato: in Austria, in Francia, in Italia, nel Belgio, in Olanda, in Inghilterra, in Polonia. "Il contagio è sì rapido che ben presto l'universo sarà pieno d'Illuminati". Il loro centro è ormai a Francoforte, almeno in quanto ad organizzare l'azione rivoluzionaria. Vedremo quello che vi fu deciso contro la dinastia dei Capeti, apice dell'ordine sociale europeo. Knigge vi stabilì la sua sede. Di là, stende dall'Oriente all'Occidente, e dal Nord al Mezzodì le sue cospirazioni, inizia i suoi misteri e recluta quella moltitudine di teste e di braccia di cui la setta abbisogna per le rivoluzioni che va meditando.
"Sulla Francia - dice Barruel - la setta ha dei disegni più profondi". Nel piano di Weishaupt e di Knigge, i Francesi doveano essere i primi ad agire, ma gli ultimi ad essere istruiti. Si faceva calcolo sul loro carattere". Si era sicuri che la loro attività non avrebbe aspettato a manifestarsi che fosse venuta l'ora in cui tutta l'Europa sarebbe in rivoluzione per abbattere in casa propria gli altari e il trono".
Tuttavia vi erano degli adepti fin dal 1782, i deputati delle loggie che erano stati ammessi al segreto, al tempo dell'assemblea di Wilhelmsbad. I due più conosciuti, e che doveano avere la parte più funesta erano Dietrich, sindaco di Strasburgo, e Mirabeau.
Questi, incaricato d'una missione in Prussia dai ministri di Luigi XVI, si legò intimamente con Weishaupt e si fece iniziare a Brunswick alla setta degli Illuminati, quantunque appartenesse da lungo tempo ad altre società segrete. Ritornato in Francia, egli illuminò Talleyrand ed altri colleghi della loggia Les Amis réunis.(2) Egli introdusse eziandio i nuovi misteri nella loggia chiamata dei Philalèthes. I capi della congiura si occupavano allora principalmente della Germania. Mirabeau affermò loro che in Francia il terreno era mirabilmente preparato da Voltaire e dagli Enciclopedisti e che potevano mettersi all'opera con tutta sicurezza. Essi dunque diedero il mandato a Bode, consigliere intimo, a Weimar, soprannominato Aurelius, ed a quell'altro allievo di Knigge, chiamato Bayard nella setta, e che nel suo vero nome era il barone di Busche, annoverese al servizio dell'Olanda.
Le circostanze infatti non potevano essere più favorevoli per la loro propaganda. Come dice Barruel, "i discepoli di Voltaire e di Gian Giacomo aveano preparato nelle loggie il regno di quella libertá e di quella eguaglianza che divenivano per mezzo di Weishaupt il regno dell'empietà e dell'anarchia più assoluta".
"L'eguaglianza e la libertà - questi diceva - sono i diritti essenziali che l'uomo, nella sua perfezione originale e primitiva, riceve dalla natura; il primo colpo a questa eguaglianza fu portato dalla proprietà; il primo colpo alla libertà fu portato dalle società politiche o dai Governi; i soli appoggi della proprietà e dei Governi sono le leggi religiose e civili: dunque, per ristabilire l'uomo ne' suoi diritti primitivi di eguaglianza e di libertà, è mestieri cominciare dal distruggere ogni religione, ogni società civile per finire coll'abolizione d'ogni proprietà".(3)
"Questa grand'opera sarà quella delle società segrete; a queste società la nazione confida i suoi archivi; e per mezzo di esse l'uomo deve essere ristabilito ne' suoi diritti di libertà e d'eguaglianza".(4)
Alla venuta di questi due missionari, il Grand'Oriente era come oggidì il gran Parlamento massonico di tutte le loggie del regno che vi mandavano i loro deputati. Il quadro della sua corrispondenza ci mostra, nell'anno 1787, non meno di 282 città che aveano, ciascuna, delle loggie regolari sotto gli ordini di questo Grande Maestro. Soltanto in Parigi, se ne contavano fin d'allora 81: ve ne erano 16 a Lione, 7 a Bordeaux, 5 a Nantes, 6 a Marsiglia, 10 a Montpellier, 10 a Tolosa, e quasi in ogni città un numero proporzionato alla popolazione.
Le loggie della Savoia, della Svizzera, del Belgio, della Prussia, della Russia, della Spagna, ricevevano dal medesimo centro le istruzioni necessarie alla loro cooperazione. In questo medesimo anno 1787, si contavano, dice Deschamps, secondo fonti storiche molto sicure, 703 loggie in Francia, 623 in Germania, 525 in Inghilterra, 284 in Scozia, 227 in Irlanda, 192 in Danimarca, 79 in Olanda, 72 in Svizzera, 69 in Svezia, 145 in Russia, 9 in Turchia, 85 nell'America del Nord, 120 nei possedimenti d'oltre mare degli Stati europei.
La parola di Luigi Blanc non è che troppo vera: "Alla vigilia della Rivoluzione francese, la framassoneria avea preso uno sviluppo immenso; sparsa in tutta l'Europa, essa presentava dappertutto l'imagine d'una società fondata su principii contrari ai principii della società civile".(5) Sotto il Grand'Oriente, la Loge des Amis réunis era incaricata della corrispondenza estera. Il suo Venerabile era Savalette de Lange, custode del tesoro reale, onorato per conseguenza di tutta la confidenza del sovrano, il che non gl'impediva punto d'essere l'uomo di tutte le loggie, di tutti i misteri e di tutte le congiure. Egli avea fatto della sua loggia il luogo di piacere dell'aristocrazia. Mentre i concerti e le danze trattenevano i F... e le S... di alto lignaggio, egli si ritirava in un santuario in cui non si era ammessi se non dopo aver giurato odio ad ogni culto e ad ogni re. Là erano gli archivi della corrispondenza segreta, là si tenevano i consigli misteriosi.
"V'erano - dice Barruel - degli antri meno conosciuti e più formidabili ancora. Vi si evocavano gli spiriti e si interrogavano i morti, o, come nella loggia d'Ermenonville, si abbandonavano alla più orribile dissolutezza dei costumi".
Affinchè la massoneria passasse dalla propaganda dottrinale e dall'influenza morale all'azione politica, era necessario un lavoro d'organizzazione e di concentrazione di tutte le obbedienze. Lo si fece, e il duca di Chartres, più tardi Filippo-Egalité, ne era il perno. Questo principe era del tutto indicato per essere il capo dei congiurati e servir loro d'egida. "Era mestieri fosse potente - dice Barruel - per appoggiare tutti i misfatti ch'essi doveano commettere; era mestieri fosse atroce, affinché non si spaventasse del numero delle vittime che doveano trar seco tutti questi misfatti; era mestieri non avesse il genio di Cromwell, ma bensì tutti i suoi vizi. Egli voleva regnare; ma, simile al demonio, che vuole almeno delle rovine se non può esser esaltato, Filippo avea giurato di assidersi sul trono, dovesse pure trovarsi schiacciato dalla sua caduta". Luigi XVI era stato avvertito, egli rimase in una sicurezza di cui non riconobbe l'illusione che al suo ritorno da Varennes. "Perché non ho io creduto undici anni fa! Tutto quello che oggi io veggo, erami stato annunziato".(6)
Filippo era già Grande Maestro del corpo scozzese, il più considerevole del tempo, quando, nel 1772, unì a questa dignità di Grande Maestro quella del Grand'Oriente. 1 suoi congiurati gli condussero allora la Madre-Loggia inglese di Francia. Due anni dopo il Grand'Oriente si affigliò regolarmente le loggie di adozione e le fece in tal modo passare sotto la medesima direzione. L'anno seguente, il Grande Capitolo generale di Francia si univa pure al Grand'Oriente. Infine, nel 1781, si conchiuse una convenzione solenne tra il Grand'Oriente e la Madre loggia di rito scozzese.
Fatta così la concentrazione, stavano preparandosi all'azione. In seguito all'adunanza di Wilhelmsbad, Knigge avea fondato a Francoforte il gruppo degli Eclettici. Questo gruppo non contava ancora quattro anni di esistenza, e già era abbastanza numeroso e abbastanza diffuso al di fuori per convocare un'assemblea generale nella Grande Loggia Eclettica. Là fu deciso l'assassinio di Luigi XVI e del re di Svezia. Il fatto è ormai incontestabile: le testimonianze abbondano. In primo luogo quella di Mirabeau il quale, all'apertura dagli Stati Generali, disse additando il re: "Ecco la vittima"; poi quella del conte di Haugwitz, ministro di Prussia, al congresso di Verona, dove accompagnò il suo sovrano, nel 1822. Vi lesse una memoria che avrebbe potuto intitolare "la mia confessione". Egli disse che non solamente era stato framassone, ma che era stato incaricato della direzione superiore delle riunioni massoniche d'una parte della Prussia, della Polonia e della Russia. "Acquistai allora - egli disse - la ferma convinzione che il dramma cominciato nel 1788 e 1789, la Rivoluzione francese, il regicidio con tutti i suoi orrori, non solo erano stati decisi allora, ma che erano eziandio il risultato delle associazioni e dei giuramenti. Quelli che conoscono il mio cuore e la mia intelligenza giudichino l'impressione che queste scoperte produssero in me".
Nel 1875, il 7 aprile, il cardinal Mathieu, arcivescovo di Besançon, scrisse ad uno de' suoi amici una lettera che fu comunicata a Léon Pagès e da lui pubblicata. Vi si legge: "Vi fu a Francoforte nel 1784, un'assemblea di framassoni alla quale furono chiamati due uomini ragguardevoli di Besançon de Raymond, ispettore delle poste, e Marie de Bouleguey, presidente del Parlamento. In questa riunione venne deciso l'assassinio del re di Svezia e di Luigi XVI... L'ultimo superstite (dei due) lo disse a Bourgon (Presidente onorario di camera alla Corte) che ha lasciato fra noi grande riputazione di probità, di rettitudine e di fermezza. Io l'ho molto conosciuto e per lungo tempo; poichè sono a Besançon da quarantadue anni ed egli è morto di fresco. Egli narrò molte volte il fatto a me e ad altri".
Mons. Besson, allora vicario generale del cardinale Mathieu e poi vescovo di Nimes, completò la rivelazione in questi termini: "Io posso confermare la lettera del cardinale con dei particolari che non sono privi d'interesse e che mi furono molte volte narrati a Besançon, non solo dal presidente Bourgon, ma da Weiss, bibliotecario della città, membro dell'Istituto e principale autore della Biografia universale, pubblicata sotto il nome di Michaud. Bourgon e Weiss erano uomini dabbene in tutta la forza della parola ... Il signor de Raymond visse fino al 1839. Fu lui che rivelò loro il segreto delle loggie circa la condanna di Luigi XVI, in un'età in cui altro non si deve al mondo che la verità. Weiss e il presidente Bourgon citavano ancora intorno a questo argomento le confessioni del barone Jean Debry, prefetto di Doubs. Framassone, convenzionale e regicida, questo personaggio, che gli avvenimenti aveano illuminato, tenne a Besançon una condotta onorevole, nei dodici anni che trascorsero dal 1801 al 1814".
Ma ecco ciò che finirà di convincere. Nei primi giorni di marzo 1898, il R. P. Abel, gesuita di gran fama in Austria, in una delle sue conferenze per uomini tenute a Vienna nell'occasione della Quaresima, disse: "Nel 1784, ebbe luogo a Francoforte una riunione straordinaria della grande Loggia Eclettica. Uno dei membri mise ai voti la condanna a morte di Luigi XVI, re di Francia, e di Gustavo, re di Svezia. Quest'uomo si chiamava Abel. Era mio avolo". Un giornale ebreo, La nouvelle Presse libre, avendo rimproverato l'oratore di avere con questa rivelazione disonorata la sua famiglia, il P. Abel disse nella conferenza successiva: "Mio padre, morendo, mi ha imposto, come sua ultima volontà, di adoperarmi a riparare il male che egli e i nostri parenti aveano fatto. Se non avessi dovuto eseguire questa prescrizione del testamento di mio padre, in data del 31 luglio 1870, io non parlerei come faccio".(7)
Decisa la morte del re, bisognava trovare i mezzi di compierla e, all'uopo, trovare un'assembla composta d'uomini capaci di commettere tale misfatto.
Agostino Cochin e Carlo Charpentier, in uno studio pubblicato il 10 e il 16 novembre 1904 nell'Action française, dimostrano come la campagna elettorale del 1789 è stata condotta in Borgogna. Da questo studio e da più altri simili essi giunsero a questa conclusione, verificata da tutte le loro ricerche, che nello stato di dissoluzione in cui erano caduti tutti gli antichi corpi indipendenti, provincie, ordini o corporazioni, è stato facile ad un partito organizzato d'impadronirsi dell'opinione e di dirigerla senz'essere debitore nè al numero de' suoi affigliati, nè al talento de' suoi capi. Questa organizzazione essi la dimostrano esistente ed operante con documenti d'archivi. Studiandoli dappresso, rilevandone i nomi e le date, essi pervengono a "foggiare" i massoni, a trovare le loro traccie in una serie di pratiche le quali, prese separatamente, non hanno nulla di sorprendente, ma, guardate nel loro insieme, rivelano un sistema ingegnoso e un senso misterioso. Quando si paragonano i risultati di questo lavorio in due provincie differenti e lontane, l'impressione diventa sorprendente.
Di mano in mano che s'avvicina l'apertura degli Stati Generali, le società segrete raddoppiano la loro attività.
"Delatori, che non si poteano mai sorprendere - dice Luigi Blanc - facevano circolare da un luogo all'altro, come per un filo elettrico, i segreti rubati alle corti, ai collegi, alle cancellerie, ai tribunali, ai concistori. Si vedevano soggiornare nelle città certi viaggiatori sconosciuti, la presenza dei quali, lo scopo, la condizione erano altrettanti problemi". Egli mostra il Cagliostro che fa la parte di commesso viaggiatore della framassoneria in Francia e in Italia, in Polonia ed in Russia.
Nel 1787, si produsse un nuovo cangiamento nella massoneria francese, un nuovo grado fu introdotto nelle loggie. I F... di Parigi si affrettano a comunicarlo ai F... di provincia. "Io ho sotto gli occhi - dice Barruel - la memoria d'un F... che ricevette il codice di questo nuovo grado in una loggia distante da Parigi più di ottanta leghe" (8).
Le risoluzioni prese dal Grand'Oriente volavano per tutte le provincie all'indirizzo dei Venerabili di ogni loggia. Le istruzioni erano accompagnate da una lettera concepita in questi termini:
"Appena avrete ricevuto il mio plico qui unito, ne accuserete la ricevuta. Vi aggiungerete il giuramento di eseguire fedelmente e puntualmente tutti gli ordini che vi arriveranno sotto la stessa forma, senza mettervi in pena per sapere da quali mani essi partono nè come vi pervengono. Se rifiutate questo giuramento, o se vi mancate, sarete riguardato come se aveste violato quelle che avete fatto nella vostra entrata nell'ordine dei F... Ricordatevi dell'Acqua tofana; ricordatevi dei pugnali che aspettano i traditori".(9)
Il club regolatore poteva fare assegnamento almeno su cinquecentomila framassoni, pieni d'ardore per la Rivoluzione, sparsi in tutte le parti della Francia, tutti pronti a sollevarsi al primo segnale d'insurrezione e capaci di trascinare con loro, per la violenza d'un primo impulso, la maggior parte del popolo.
Si vide allora quello che veggiamo riprodursi al presente: la framassoneria avea bisogno per l'esecuzione de' suoi disegni d'un numero straordinario di braccia; e perciò essa che non ammetteva fin là nel suo focolare che uomini i quali avessero una certa posizione, vi chiamò allora la feccia del popolo. Fin nei villaggi, i contadini vi accorrono per udirsi parlare di eguaglianza e di libertà e per scaldarsi la testa sui diritti dell'uomo. Per siffatta gente, le parole libertà ed eguaglianza non aveano bisogno per essere intese delle iniziazioni delle retro-loggie, ed era facile ai mestatori d'imprimer loro con queste sole parole tutti i movimenti rivoluzionari che si voleano produrre.
Nel medesimo tempo, il duca d'Orléans chiamò alle loggie e fece entrare nella setta le Guardie francesi.
Non si fa niente senza denaro e i rivoluzionari meno di ogni altro.
Il comitato direttivo, presieduto da Siéyès, e che comprendeva tra gli altri Condorcet, Barnave, Mirabeau, Pétion, Robespierre, Grégoire, non trascurava di raccogliere e di accumulare dei fondi per la grande impresa.
Mirabeau, nel suo libro La Monarchie prussienne,(10) pubblicato prima degli avvenimenti dei quali fu egli stesso uno dei grandi attori, ne parla così: "La massoneria in generale, e soprattutto il ramo dei Templari, produceva annualmente delle somme immense mediante le tasse dì ammissione e le contribuzioni d'ogni genere: una parte era impiegata nelle spese d'ordine, ma una parte considerevolissima entrava in una cassa generale di cui nessuno, eccetto i principali tra i Fratelli, sapeva l'impiego".
Il medesimo ragguaglio ci viene fornito dalle carte segrete trovate presso il cardinale de Bernis. Deschamps cita uno di questi documenti che appartenevano al circolo di propaganda annesso al comitato direttivo dei Filaleti che avea per missione non solo di cooperare alla Rivoluzione in Francia, ma di adoperarsi ad introdurla presso gli altri popoli dell'Europa. Si scorge che, il 23 marzo 1790, eravi in cassa la somma di un milione e cinquecentomila franchi, quattrocentomila dei quali li avea forniti il duca d'Orléans; il soprappiù era stato offerto da altri membri il giorno della loro iniziazione. La cassa generale della framassoneria contava nel 1790 venti milioni di lire, denari contanti; secondo il resoconto doveano trovarsi dieci milioni dì più prima della fine del 1791. Allorchè il Cagliostro venne arrestato a Roma dalla polizia pontificia nel settembre 1789, confessò che la massoneria avea una grande quantità di denaro sparso nelle banche d'Amsterdam, di Rotterdam, di Londra, di Genova, di Venezia, ch'egli, Cagliostro, avea ricevuto seicento luigi contanti, alla vigilia della sua partenza per Francoforte.(11)
Essendo tutto così preparato, il giorno dell'insurrezione è fissato ai 14 di luglio 1789. 1 framassoni, ritornati ai dì nostri al potere, sanno bene perché hanno scelto il 14 luglio a preferenza d'altre date per la festa nazionale. Parigi è irto di baionette e di picche. La Bastiglia cade.(12) I corrieri che ne portano la nuova alle provincie ritornano dicendo che dappertutto han visto i villaggi e le città in rivolta. Le barriere in Parigi sono bruciate, in provincia i castelli sono incendiati, ecc. Il terribile giuoco delle lanterne è cominciato; le teste sono portate sopra delle picche; il monarca è assediato nel suo palazzo, le sue guardie sono immolate; egli stesso è ricondotto a guisa di prigioniero nella sua capitale.
Allora incomincia il regno del Terrore organizzato per lasciare alla setta tutta la libertà di eseguire i suoi sinistri progetti.
Ecco come fu inaugurato.
Verso la fine del mese di luglio 1789, sui diversi punti della Francia, dice Frantz FunckBrentano,(13) dall'Est all'Ovest, e dal Nord a Mezzodì, si diffuse improvvisamente uno strano terrore, terror pazzo. Gli abitanti dei campi si rifugiavano nelle città le cui porte veniano poi chiuse in gran fretta. Gli uomini si riunivano armati sui baluardi; erano, si gridava, i briganti. In certi luoghi, giungeva un messaggero, cogli occhi stralunati, coperto di polvere, sopra un cavallo bianco di schiuma. I briganti erano laggiù sulla collina posti in agguato nel bosco. In due ore sarebbero in città. (Frantz Funck-Brentano descrive qui ciò che avvenne particolarmente in Alvernia, nel Delfinato, in Guienna, ecc.). Il ricordo di quest'allarme rimarrà vivo tra le generazioni che ne furono testimoni. "La grande paura" fu la denominazione che le si diede nel centro della Francia. Nel mezzodì si chiamò "il grande spauracchio", "la grande paura", "l'anno della paura". Altrove si chiamò la "giornata dei briganti" o "il giovedì pazzo", "il venerdì pazzo", secondo il giorno in cui si produsse il panico. In Vandea il ricordo dell'avvenimento restò sotto questo nome: "i disordini della Maddalena". Infatti il panico si produsse nella festa della Maddalena il 22 luglio.
Sotto qual soffio questo spavento, preludio del regime del Terrore, si diffuse così tutto ad un tratto in tutta la Francia?
Come spiegarlo se non per l'azione concertata da una setta sparsa su tutti i punti del regno, a fine di rendere possibili i delitti che si meditavano?(14)
Per compirli, era necessario il concerto delle teste e delle braccia. Per dirigere le une e le altre, Mirabeau chiama i suoi F... congiurati nella chiesa dei religiosi conosciuti sotto il nome di Giacobini; e ben presto l'Europa intera non conosce i capi e gli attori della Rivoluzione che sotto il nome di Giacobini. Egli attribuisce a sè solo tutto ciò che comprende di più violento, la congiura contro Dio e contro il suo Cristo, contro i re e contro la società.
Non abbiamo il cómpito di farne la narrazione, e nemmeno il quadro; lo scopo di questi articoli è unicamente di rispondere al voto così formulato da Luigi Blanc nella sua Storia della Rivoluzione. "Importa d'introdurre il lettore nella mina che scavarono allora, sotto i troni e sotto gli altari, i rivoluzionari, strumenti profondi ed attivi degli Enciclopedisti".
In quest'antro troviamo tutti i personaggi che hanno avuto la parte più attiva allo sconvolgimento politico, sociale e religioso della fine del XVIII secolo: Filippo-Egalité, Mirabeau, Dumouriez, La Fayette, Custine, i fratelli Lameth, Dubois-Crancé, Roederer, Lepelletier de Saint-Fargeau appartengono alla loggia del Candore; Babeuf, Hébert, Lebon, Marat, Saint-Just a quella degli Amis réunis ; Bailly, Barrère, Guillotin, Danton, Gorat, Lacépède, Brissot, Camille Desmoulins, Pétion, Hébert, Collot-d'Herbois, Dom Gesle sono usciti dalla loggia delle Neuf soeurs a cui aveano appartenuto Voltaire, d'Alembert, Diderot ed Helvétius. Siéyès faceva parte di quella dei Vingtdeux, Robespierre era Rosa-Croce del Capitolo d'Arras.
È Mirabeau che, il 6 maggio 1789, addita Luigi XVI, dicendo: "Ecco la vittima!".
È Siéyès che, il 16 giugno, proclama che non può esistere alcun veto contro l'assemblea che rigenera la Francia.
È Guillotin che, il 21 giugno 1792, trascina i deputati nella sala del Giuoco della Palla, ed è quell'altro massone Bailly che improvvisa il giuramento della rivolta.
È Camillo Desmoulins che, il 14 luglio, nel giardino del Palais-Royal, getta nella folla il grido: "Alle armi !" segnale del primo assassinio e del saccheggio.
È La Fayette che, il 21 giugno 1791, spedisce a Varennes quell'altro massone Pétion per catturare il re fuggitivo e che si fa egli stesso carceriere delle Tuileries.
Il medesimo Pétion, sindaco di Parigi, abbandona, il 20 giugno 1792, la famiglia reale agli oltraggi delle orde avvinazzate dei sobborghi.
E Roederer che, il 10 agosto, dopo un nuovo assalto alle Tuileries, abbandona la famiglia reale alla Convenzione.
È Danton che organizza il massacro di settembre, mentre Marat fa scavare un pozzo in via della Tombe-Issoire, per sotterrare nelle catacombe di Parigi i cadaveri degli scannati.
È Garat, framassone come tutti gli altri, che, alla vigilia del 21 gennaio, annunzia al re martire la sentenza di morte senza dilazione.
Dopo il regicidio, Robespierre diviene il padrone del patibolo.
Il progetto della framassoneria giacobina, non si limitava a rendere giacobina la Francia, ma l'intero universo: perciò abbiamo visto l'Illuminismo portato simultaneamente in tutti i paesi.
La loggia stabilita nella via Coq-Héron, presieduta dal duca di La Rochefoucauld, era divenuta in modo speciale quella dei grandi massoni e si occupava della propaganda europea; là si tenevano i più grandi consigli. Quegli che meglio conobbe questo stabilimento è Girtaner. Nelle sue Mémoires sur la Révolution française, egli dice: "Il circolo della Propaganda è molto differente da quello dei Giacobini, sebbene tutti e due si uniscano spesso insieme. Quello dei Giacobini è il grande motore dell'Assemblea nazionale. Quello della Propaganda vuol essere il motore del genere umano.
Quest'ultimo già esisteva nel 1786; i capi ne sono il duca di La Rochefoucauld, Condorcet e Siéyès. Il grande oggetto del circolo propagandista si è di stabilire un ordine filosofico, dominante l'opinione del genere umano. Vi sono in questa società due specie di membri, quelli che contribuiscono e quelli che non pagano. Il numero dei paganti è di circa cinquemila; tutti gli altri s'impegnano a propagare dovunque i principii della società ed a tendere sempre al suo scopo".
I loro sforzi non furono sterili. "Di tutti i fenomeni della Rivoluzione - dice Barruel - il più sorprendente e disgraziatamente anche il più incontestabile, è la rapidità delle conquiste che hanno già prodotta la rivoluzione d'una sì gran parte dell'Europa e minacciano di produrre la rivoluzione dell'universo; è la facilità con cui i suoi eserciti hanno innalzato la sua bandiera tricolore e piantato l'albero della sua eguaglianza e della sua libertà disorganizzatrici in Savoia e nel Belgio, in Olanda e sulle rive del Reno, in Svizzera e al di là delle Alpi, in Piemonte, nel Milanese e perfino a Roma". Quindi, dopo aver accordato al valore dei soldati francesi e all'abilità dei loro capi la parte che loro è dovuta in queste conquiste, egli soggiunge: "La setta e le sue congiure, le sue legioni di emissari segreti precedettero da per tutto i suoi eserciti. I traditori erano nelle fortezze per aprirne le porte, erano fino nell'esercito dei nemico, nei consigli dei principi per farne abortire i piani. I suoi clubs, i suoi giornali, i suoi apostoli aveano disposta la plebaglia e preparate le vie".
Barruel dà molte prove di questa affermazione. La storia sincera delle conquiste della Repubblica e dell'Impero l'ha confermata.
Delasuss, Henri;
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