L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio.
Sempre sul Resto del Carlino della Sera, del 30 gennaio 1930, il dottor Francesco Morcaldi, Podestà, allora, di S. Giovanni Rotondo, pubblicò il seguente articolo:
LA MORTE DELLA MADRE DI PADRE PIO
È morta la mamma di Padre Pio.
Venuta nel dicembre a San Giovanni Rotondo per passare il Natale vicino a suo figlio, che non vedeva da quattro anni, aveva trovato quassù un gran freddo e bufere di neve e di ghiaccioli, più gelide su al convento, che sta in alto a ridosso della montagna, sovra la mia cittadina.
La fragile vecchietta portava un abito troppo logoro e troppo leggero per la stagione, ma nessuno aveva potuto indurla a presentarsi a suo figlio con un buon vestito di lana, che alcune amiche le avevano regalato al suo arrivo per difenderla dai rigori del nostro freddo montanino.
L'umile contadina temeva di sembrare una signora.
A Natale ella aveva visto finalmente avverarsi il sogno di tanti: assistere alla messa di mezzanotte del suo «Padre Pio», da lui celebrata con pietà indimenticabile. Ma il giorno dopo di Natale, mentre ella tornava da una visita al convento, una ventata d'aria gelida le portava una polmonite, che in brevi giorni, la riduceva agli estremi.
Padre Pio scese ad assistere la madre morente.
Amor filiale.
Io ho avuto l'onore di seguire ora per ora questo episodio dell'amore figliale del pio cappuccino. Niente di più dolce del suo sorriso e delle sue preghiere accanto al capezzale materno; nulla di più tenero delle sue premure nel porgerle qualche ristoro con le bianche mani, ricoperte dai mezzi guanti, dai quali, ogni tanto si vedono sfuggire alcune gocce di sangue vivo.
Ma lo schianto del dolore in Padre Pio, fu atroce, quanto da noi imprevisto. Abituati alla ferma virilità di quest'uomo, che avevamo veduto, in dieci anni di continue sofferenze fisiche e morali mascherare il dolore con una fortezza senza esempio, non pensavamo di vederlo soffrire tanto.
Invece parve che ad un tratto, si spezzasse la corda della sua fortezza, per lasciarlo abbattuto in un lettuccio, a piangere ed a lamentarsi come un bimbo, per intere giornate, chiamando con infinita dolcezza: «Mamma, mamma mia ...».
La popolazione di San Giovanni Rotondo, che aveva trepidato intorno alla piccola casetta, ov'era ospitata l'inferma e che in processione ininterrotta aveva circondato il suo letto, accolse una mattina, quasi con stupore, la notizia della sua morte.
Padre Pio non aveva dunque pregato, non aveva domandato il miracolo per sua madre?
Pareva di no. Uno dei medici, che per primo aveva annunziato al cappuccino la imminenza del pericolo, lo aveva udito sospirare dicendo: «Sia fatta sempre la volontà del Signore».
Ma il fedele popolo ricordava quello che egli aveva fatto per gli altri.
Un medico salvato.
Ricordava, per esempio, che, un mese prima, un medico di San Giovanni Rotondo, conosciuto per non essere mai stato troppo fiducioso in Padre Pio, un medico che, pur essendo fiore di galantuomo, faceva professione di ateo e che da trenta anni non conosceva né chiesa, né confessionale, era giunto «in extremis» per una malattia giudicata incurabile.
Questo medico, che aveva respinto l'assistenza religiosa di qualsiasi prete del paese, nell'imminenza della catastrofe, aveva espresso il desiderio di vedere Padre Pio. Appena lo seppe l'umile cappuccino, che da dieci anni non varcava la soglia del suo convento, ove è tenuto quasi prigioniero, oltre che dalla dolorabilità delle ferite ai piedi ed alle mani, anche da una serqua di in esplicate restrizioni, subito domandò al suo superiore il permesso di scendere a San Giovanni Rotondo per visitare l'ammalato. E venne da lui, in una serata di vento e di neve, ed io fui testimone del sacro raccoglimento con cui il vecchio medico, dopo di essersi confessato, ricevette l'Eucaristia e l'Estrema unzione dalle mani del frate stigmatizzato, mentre giù, nella strada, la folla inginocchiata sulla neve pregava e ringraziava il Signore.
La mamma di Padre Pio è morta: il vecchio medico vive. Il popolo non dimentica. Da dieci anni esso assiste all'opera incessante di bene, di conforto, di bontà operosissima, che quest'Uomo sparge intorno a sé. Da dieci anni assiste a degli avvenimenti straordinari, nei quali l’autorità della Chiesa non ha ancora potuto pronunziare il suo giudizio, ma che il cuore di semplici ha di già giudicato a modo proprio. Da dieci anni ogni mattina durante il Sacrificio divino vede il Sacerdote cappuccino levare al cielo le mani trafitte ed insanguinate, il suo popolo sa che dalla ferita del cuore di Lui, sgorga ogni giorno quasi un bicchiere di sangue e di siero.
Ma io credo che questi fenomeni siano appena una delle cause complementari della devozione che circonda Padre Pio, il suo fascino è dato piuttosto dalla semplicità, dall'amorosità e soprattutto dalla lucida chiarezza dei suoi giudizi e dei suoi consigli.
Lacrime d'amore
Perciò tutta la sua San Giovanni Rotondo ha circondato con un plebiscito d'amore la bara della mamma, perciò dalla lontana Pietrelcina, che l'ha visto nascere e crescere in virtù, è accorso il Podestà con numerosi concittadini e da ogni parte del mondo continua ad affluire alla piccola città garganica il cordoglio per la morte della madre.
Però non ho preso la penna solo per tesservi l'elogio della pia donna, ma anche per dirvi la mia franca parola di primo cittadino di questa città, sulla magnifica battaglia che da parecchi anni vi si combatte in difesa della giustizia.
Quando di ritorno dal cimitero, tornai alla casetta ov'era morta la madre, trovai Padre Pio steso a letto, in uno stato da far pietà.
Qualcuno, per confortarlo, gli disse: «Ma, caro Padre, lei stesso ci ha insegnato che il dolore altro non deve essere che una espressione dell'amore e che noi dobbiamo offrirlo a Dio. Perché dunque Lei piange così?».
Ed Egli - fattosi improvvisamente grave - rispose: «Ma queste sono appunto lacrime di amore e niente altro che di amore».
Dolore sacro, dunque, quanto più vivo ed umano. Tale lo vedemmo noi nel povero Padre febbricitante e si abbattuto da non aver più la forza di sollevare un braccio dalle coltri.
FRANCESCO MORCALDI
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