domenica 14 febbraio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


I FRUTTI 


Conversioni 

 A Ghiaie si sono verificate guarigioni fisiche complete e  immediate. Tuttavia non sono le guarigioni del corpo i veri  miracoli di Ghiaie, ma le guarigioni dello spirito. 

Don Luigi Cortesi, dopo avere confessato nella chiesa parrocchiale di Ghiaie, il 28 maggio 1944, scrive: 

"Per un paio d'ore siedo in confessionale. Se i silenzi dei  confessionali si squarciassero! Se quelle stole violacee unte e  stazzonate potessero parlare! Peccato, davvero, che le conversioni spirituali non possano addursi come miracoli probativi  nell'accertamento delle visioni di Adelaide" (v. Storia dei fatti di  Ghiaie, o.c. p. 134). 

Al di là del giudizio sul valore probativo delle conversioni,  giudizio che giustamente molti rifiutano, la testimonianza del  Cortesi è importante, perché viene da una fonte non sospetta. 

Il Cortesi aggiunge: 

"La pietà popolare, con dilatato cuore, narra di una decina  di conversioni repentine, giudicate straordinarie, "miracolose";  le mie esperienze personali potrebbero arricchire la collana con  tre nuove perle, e chissà quante altre potrebbero aggiungerne i  ministri del confessionale, se su questi fatti non cadesse un  infrangibile segreto. Il Rev. Don Silvio M. Girola comunica (da  Como, Valduce, Via Dante 9, li 12-7-1944) al vescovo di Bergamo quanto segue: "Nessuna intenzione, da parte di chi vi  scrive per obbligo di coscienza, di influire in alcun modo,  diretto od indiretto, sulle decisioni che prenderanno coloro che  sono a ciò preposti dalla S. Chiesa a proposito delle presunte  apparizioni delle Ghiaie; ma i fatti sono fatti e si devono denunciare, perché siano conosciuti, vagliati e giudicati. Ma quando si  parla di conversioni d'un carattere che sembra miracoloso, le  difficoltà diventano gravissime perché generalmente implicano  segreti infrangibili del Tribunale di Penitenza; ragion per cui  spesso, anzi quasi sempre e per la maggior parte rimangono  ignorate. 

D'altra parte, se una vera conversione vai più di una  resurrezione, perché si dovrebbe tacerne, proprio in tempi che  ne hanno più bisogno?... 

Queste cose diceva a se stesso chi scrive, per vincere la  riluttanza e la perplessità di rendere manifesta all'Ecc. V., con le  dovute cautele, un'improvvisa, non chiesta e nemmeno desiderata  conversione di un uomo, già inoltrato nella vecchiaia, che, dopo  essere vissuto oltre mezzo secolo nella miscredenza, non solo,  ma nell'odio più satanico e feroce contro Dio, per essersi trovato  quasi a sua insaputa a Ghiaie la sera del 31 maggio in mezzo  all'immensa folla che pregava e piangeva, senza aver vista né la  "piccola" in estasi, né i presunti miracoli, ed aver guardato, quasi  con indifferenza i fenomeni solari, d'un tratto si sentì preso da un  nodo alla gola, da una contrizione così perfetta che, da quel  momento, non è cessata più, obbligandolo quasi ad invocazioni  continue (oltre 100 "miserere" in un solo giorno) ed a riconoscere l'assurdità di tutte le obiezioni ed argomentazioni  filosofiche contro la fede, già credute assiomatiche e difese in  Italia ed all'estero con molti scritti, anche sopra una rivista  massonica; sicché fece l'immediato proposito di confutar se  stesso e di spendere ogni rimanente attività della propria vita  nell'apologia di quella religione che egli aveva tanto odiata da  desiderare tutte le scomuniche immaginabili e possibili, non  solo, ma da presumere e da procurare di convincersi perfino di  non essere stato battezzato, ciò che intendeva di fare con un  racconto autobiografico intitolato appunto: Il battesimo. 

Scrittore di varie commedie in poesia ed in prosa, tutte con  intendimenti anticlericali, fra le più recenti ne aveva preparata  una; "Duccina ne fa delle sue", dove, perfino un'ingenua bimba  dell'età dell'Adelaide, ma di famiglia molto signorile, alla vigilia  della prima Comunione per un gioco fanciullesco, del quale non  sa nemmeno rendersi conto, mette un'intera popolazione nella convinzione di una sequela di miracoli della B. Vergine, con la  probabilità di un futuro santuario da rivaleggiare con quello  stesso di Lourdes. Ben strana concomitanza di eventi, perché par  proprio che Maria SS. abbia voluto trasformare il suo nemico in  un apostolo, ed infatti, non solo egli intende di confutarsi, ma di  ridurre, per quanto gli sarà possibile ad opere di edificazione  quello che aveva preparato con ogni accuratezza per distruggere  la fede nei cuori... 

Di quale e quanta intensità fossero il sentimento di contrizione ed il dolore, o per meglio dire, lo strazio provato dall'infelice, nello stesso tempo invidiabile, convertito, meglio ancora  che dall'epistolario, dove di necessità il mittente, pensando  all'amico, diventa un interlocutore, apparirà chiaro da alcuni  pensieri che si leggono nei fogli dei suoi quotidiani esami di  coscienza. Sono espressioni che talvolta rasentano quasi la  disperazione; ma il fortunato quasi dà subito la partita vinta alle  immortali speranze. "Quando penso all'enormità ed al numero  incalcolabile dei miei sacrilegi, poiché il loro ricordo risale alla mia primissima fanciullezza (incredibile a dirsi! Da un istinto  satanico ero indotto, bambino d'un lustro appena, a fare osceno  strazio delle immagini più commoventi: l'Addolorata e l'Ecce  Homo di Guido Reni, per es.); e che poi spesi più di mezzo  secolo nello studio dei mezzi più atroci di vilipendere la religione cattolica e di combatterne il Fondatore, strappandogli  quante più anime fosse possibile..., concludo che se, per un'ipotesi, Egli il Giudice divino, volesse lasciarmi arbitro della mia  sorte..., io mi condannerei, io mi dovrei condannare. Ma so che  Egli, nella sua infinita misericordia, troverà le attenuanti, o nella  pazzia congenita, o nell'ossessione satanica, o nella scuola perversa, o nelle tremende seduzioni, sicché straziato, ma fiducioso, io sento di dovermi gettare fra le sue braccia e di giurargli  che l'amo". 

Seguono poi delle pagine dove si rivolge direttamente a  Maria SS., dolente di tutte le offese recatele. Per non passar  davanti alle sue chiese arrivava al punto di allungare gli stessi  itinerari obbligati; e fino al 30 maggio nulla sapeva di Fatima,  per aver distrutto, con molti altri, tutti i libri che ne parlavano..." (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c. pp. 188190). 

Don Italo Duci, allora coadiutore nella parrocchia di Ghiaie, il 13 giugno 1944, scrive nel suo diario: 

"Le conversioni furono numerose e ce ne furono segnalate  dai paesi vicini e dai lontani, nel ceto colto e non colto, e anche  di persone influenti" (v. D. Argentieri, o.c., p. 105). 

Don Cesare Vitali, parroco di Ghiaie, più volte disse ad  Achille Ballini, suo figlioccio: "Bisognava entrare nei confessionali per capire se in tutto quel movimento c'era o non c'era il  dito di Dio. Chi vi attirava i grandi peccatori a vuotare il sacco  delle loro miserie? Lo spirito di preghiera e penitenza suscitatosi,  resterà incancellabile nella storia delle Ghiaie. Nessuno potrà  dimenticarlo" (v. A. Ballini, Una fosca congiura contro la storia,  p. 82). 

Don Felice Murachelli, parroco di Cevo (Brescia), invitato dal vescovo a lasciare la parrocchia, perché la sua vita era in  pericolo, dal 13 luglio al 17 agosto 1944, soggiorna a Ghiaie,  dove si prodiga nel ministero sacerdotale. 

Nel suo diario, il 13 luglio, scrive: 

"Giungo alle Ghiaie verso le ore 11 e presto posso celebrare la S. Messa, nonostante vi sia ressa di sacerdoti che attendono. 

Mi porto subito dopo sul luogo del Torchio. Mi sento preso  da un nodo alla gola e mi scende qualche lagrima furtiva dagli  occhi nel vedere tutta quella gente che prega fervida e compatta e  risponde alle suppliche di Lourdes. Noto molti sacerdoti, anche  esteri, molti religiosi e religiose. Sulla morena prospiciente il  luogo ho la fortuna di incontrarmi con monsignor Egidio  Bignamini, prevosto di Treviglio (poi arcivescovo di Ancona) e  con monsignor Angelo Bramini di Lodi... 

Dall'alto della morena assistiamo al canto ed allo spettacolo della folla sul luogo benedetto. I due monsignori fanno  fatica a staccarsi ed è qui che monsignor Bramini dice: "Questo è  l'epilogo di Fatima! Che bellezza... verrebbe voglia di stare  sempre qui". 

Alla sera mi rassegno a passare la notte nella chiesa di Ghiaie, affollata di pellegrini che vi pernottano. 

Presto la mia opera nel confessionale: cose veramente edificanti. Quanta gente è venuta da lontano unicamente per chiedere la conversione: "Mi preme solo di salvarmi l'anima, il resto  non mi interessa", è la frase che più frequentemente risuona al  mio orecchio... Alla mezzanotte incominciano le S.S. Messe che  continuano fino alle 10 (del 14 luglio, n.d.r.); io pure continuo a  confessare fino alle ore 9. Domando poi in canonica di poter  riposare le mie stanche membra fino alle 14 sopra una sedia a  sdraio. Quando mi sveglio ho una sorpresa: il padre missionario  che aiuta da alcuni giorni il prevosto delle Ghiaie mi cede il  posto perché deve partire ed io divento l'aiutante del buon prevosto, il suo secondo coadiutore e il penitenziere dei  pellegrini. Non mi so capacitare di tanta bontà della Vergine SS.  verso di me... Le serverò imperitura riconoscenza... Qui mi  sento sicuro sotto il manto di Maria. 

Il prevosto mi fa le consegne ed io incomincio la mia attività spirituale: confessionale, benedizioni, incontri con migliaia  di pellegrini, che giungono da tutte le parti dell'Alta Italia. 

15 luglio 1944 

... Nel ministero del confessionale avverto nelle anime un bisogno di speciale purificazione: 

18 luglio 

In un'atmosfera satura di soprannaturale continuo il mio  servizio religioso in parrocchia: confessioni, comunioni e benedizioni. Il ritmo della preghiera dei pellegrini continua senza  interruzione... 

Alle 9.30 una mamma proveniente dalla provincia di Udine  mi porta perché sia benedetta una bambina di 5 anni (Bianca  Nicoletti, n.d.r.) ammalata di spondilite (morbo di Pott, tbc  ossea, n.d.r.) da due anni e mezzo, sorretta dal bustino di ferro.  Sembra più morta che viva... La piccina faceva veramente pietà.  Sembrava una cencio. Le dò la benedizione e invito la madre a  pregare con fede la Vergine SS. La madre scende al Torchio per  pregare... Alle ore 16 la bambina ritorna dal Torchio guarita e al  mattino seguente con la madre a piedi riprende la via del  ritorno... 

20 luglio...Nell'atmosfera spirituale delle Ghiaie continuo  il mio ufficio di penitenziere. Oggi è arrivato un pellegrinaggio  da Lecco di oltre 800 persone e debbo rimanere in confessionale  fino alle 11.30. Dal 18 luglio in poi sono divenute rare le guarigioni fisiche straordinarie, ma sono numerosi in questi giorni i  miracoli morali. E cosa strana, tocca proprio a me vedere questi  ritorni di tanti figli prodighi alla casa del Padre. Gente che è  venuta da lontano non per chiedere la guarigione da infermità,  ma la salvezza dell'anima, il sollievo a una coscienza in tempesta  da anni... 

23 luglio 

...Tranne il tempo della celebrazione della S. Messa e di  due omelie, rimango nel confessionale dalle 4.15 alle 12 suonate... Dovrebbero venire qui al mio posto gli scettici e i  denigratori dei fatti delle Ghiaie... e che dire delle conversioni'?  In questa settimana la Madonna ha operato un numero stragrande  di miracoli morali ed ha sospeso momentaneamente io spero, i  miracoli di ordine fisico... Chi potrà contare le conversioni  avvenute alle Ghiaie? Solamente Dio, la Vergine e gli Angeli lo  sanno, agli uomini le cifre rimarranno eternamente nascoste... 

31 luglio 

...Dal 13 al 31 luglio è stato fatto un lavoro più nelle  coscienze, che esteriore, noto più agli angeli del cielo, che ai  poveri mortali della terra. Ecco forse spiegato l'odio di Satana e i  suoi tentativi d'impedire il bene delle anime. 

Di tutto questo lavoro spirituale si è data relazione completa alla commissione per i fatti delle Ghiaie (quale? La commissione teologica è stata nominata il 28 ottobre 1944, n.d.r.) e il  rev. prof. Cortesi ha così risposto: "Grazie della tua relazione che  è un prezioso documento della storia spirituale delle Ghiaie.  Grazie anche a nome della Diocesi, per la illuminata indefessa  prestazione che ci hai offerto nei giorni del tuo soggiorno alle  Ghiaie. Va da sé che la ricompensa adeguata l'avrai da Colei per  il cui onore ti sei prodigato. Dominus tecum". (v. Felix = Felice  Murachelli, o.c., Breno (Brescia) 1987, pp. 102-121). 

Severino Bortolan

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