mercoledì 24 marzo 2021

I NOSTRI MORTI

 


Come vederli

Come aiutarli

Come ci aiutano


La triplice situazione dell'anima separata dal corpo

«Che sarà di loro»? Ecco la domanda che più di ogni altra angoscia il credente! La fede ci assicura che le anime separate dal corpo si trovano di fronte a una triplice situazione. La prima, dolorosa ma possibile, è di coloro che chiudono il tempo della prova terrena con la coscienza in peccato mortale, e senza aver domandato sinceramente perdono a Dio. Per costoro il giudizio di Dio è chiaro ed inappellabile: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt. 25,41). Queste anime conoscono Dio con la stessa conoscenza «analogica» che avevano durante la vita, fatta, però, più penetrante e profonda perché libere dai condizionamenti della vita terrena. Tale conoscenza è la ragione della «pena del danno» che costituisce il loro inferno. Conoscono, infatti, il Bene infinito che hanno perduto, senza la speranza di poterlo, un giorno, possedere. Questo è il più terribile tormento perché penetra la stessa natura dell'anima, creata per la conoscenza della verità e per la fruizione del sommo Bene. Oltre a questa pena, ve ne sono delle altre, come il fuoco, ricordato dalla parola di Dio. Per queste anime la Chiesa non prega né può pregare perché irreparabilmente perdute.

  Il secondo caso, il più fortunato, è di coloro che passano da questa vita, non solo in amicizia con Dio, ma anche con una «perfetta purificazione» da ogni «penalità» dovuta per i peccati. Per costoro si avverano le parole che Gesù disse al ladrone sulla croce: In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso (Lc. 23,43). Il cristiano può compiere questa «totale purificazione» con il dolore perfetto dei suoi peccati, con l'amore sincero verso Dio, con la penitenza volontaria, con l'indulgenza e con tante altre «opere buone» che abbiamo visto trattando dei suffragi, applicando, però, il merito soddisfattorio a se stesso. Queste anime fortunate, lasciato il corpo e giudicate favorevolmente, riceveranno immediatamente da Dio il dono di una grazia speciale che eleva il loro intelletto e la loro volontà e le rende idonee a «una chiara e intuitiva» conoscenza di Dio così come egli è (1 Gv. 3,2). Questa grazia speciale, propria degli eletti, è chiamata dai teologi «lumen gloriae» o «gratia visionis».

  Tra la conoscenza naturale o «analogica» di Dio, propria dell'uomo durante la vita, e la conoscenza proveniente dalla visione beatifica, propria degli eletti, corre una differenza sostanziale riguardo il modo. La parola di Dio mette in luce questa differenza quando insegna: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia (1 Cor. 13,12). E ancora: Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è (1 Gv. 3,2). Questa conoscenza intuitiva e perfetta di Dio a faccia a faccia, così come egli è, compenetra profondamente la stessa natura dell'anima, creando in essa l'amore beatifico che la mantiene nell'estasi eterna. Il cristiano che crede all'immortalità dell'anima e alla felicità che Dio ha preparato per i suoi amici nel suo paradiso, non guarderà a sacrifici e alla stessa morte pur di sentirsi ripetere le parole di Gesù: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo (Mt. 25,24).

  Il terzo caso, forse il più frequente, è di coloro che lasciano questo mondo con la coscienza monda dal peccato grave, ma non completamente purificata, così da essere degni dell'immediata visione di Dio. Per queste anime la misericordia di Dio ha predisposto un tempo, più o meno lungo, di purificazione: il purgatorio. L'esistenza del purgatorio ha un duplice fondamento. Primo: la debolezza umana sempre peccatrice. Afferma, infatti, l'apostolo Giovanni: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la Verità non è in noi (1 Gv. 1,8). Il secondo fondamento è l'infinita santità di Dio che non può ammettere alla sua presenza nulla d'immondo. Perciò l'unanime tradizione della Chiesa, che da sempre ha pregato e prega per i defunti, testimonia l'esistenza del purgatorio dove le anime si purificano per rendersi degne della somma santità di Dio. Inoltre i documenti dei Concili e dei Papi, l'insegnamento dei Padri e l'unanime fede dei cristiani confermano che l'esistenza del purgatorio è una verità che fa parte del «patrimonio» rivelato della Chiesa cristiana. Ebbene, le anime che lasciano il loro corpo con dei peccati veniali, con imperfezioni, con disordini e tendenze perverse, oppure con il debito o «penalità» di peccati gravi già perdonati, sono avviate al purgatorio per una «totale e completa purificazione» per essere degne della visione beatifica nel cielo. In questa necessaria opera di purificazione, la Chiesa pellegrina sulla terra può stendere una mano a questi suoi figli e aiutarli con i suffragi, come abbiamo affermato nei capitoli antecedenti. Così i suffragi, oltre che essere un atto di squisita carità fraterna conseguono pure un interesse spirituale per coloro che li compiono. Le anime dei defunti, infatti, si ricordano dei loro benefattori e li ripagano con il cento per uno di quanto fanno per abbreviare le loro pene. Questa è la costante e universale Tradizione della Chiesa!

  La Chiesa di Gesù è una sola, compaginata nell'amore, e tuttavia si articola in tre stadi, distinti fra loro non tanto per il fattore tempo, quanto per la loro intima natura. a) La Chiesa gloriosa del cielo, formata dai nostri santi, vive nella visione beatifica di Dio, nell'estasi eterna. Essa intercede per noi pellegrini sulla terra, e noi possiamo pregare i nostri santi come fratelli e imitarne gli esempi. b) La Chiesa del purgatorio è formata dai nostri fratelli bisognosi di purificazione. Essi richiedono i nostri suffragi, e nello stesso tempo intercedono per noi conoscendo le nostre necessità, avendole sperimentate durante la vita. c) La Chiesa terrena è formata da noi pellegrini nel tempo. Noi, mentre possiamo aiutare la Chiesa del purgatorio, siamo, a nostra volta, fraternamente sostenuti dalle anime del purgatorio e specialmente dai nostri santi del cielo. Questa meravigliosa «comunione dei santi» che forma l'unica Chiesa di Cristo, fa comprendere come i nostri morti non sono lontani da noi, ma, vivendo in Cristo, ci sono vicini più di prima e partecipano alla nostra vita e alle nostre necessità materiali e spirituali secondo la volontà di Dio. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin


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