P. Kolbe, dopo aver provato che il fine della creazione è la gloria di Dio e la salvezza delle anime, si chiede: «Ma qual'è il modo migliore per rendere a Dio la maggior gloria possibile e guidare alla santità più eccelsa il maggior numero di anime?». Da notare le parole: il «modo migliore» per glorificare Dio; «santità eccelsa» e «il maggior numero» di anime! E risponde che Dio, che è onnisciente e infinitamente sapiente, ben capace perciò di conoscere questo modo, lo addita nell'obbedienza. Per l'obbedienza «noi ci innalziamo al di sopra della nostra pochezza e possiamo agire conforme a una sapienza infinita (senza esagerazione), alla sapienza divina... (La via dell'obbedienza) questa e questa sola è la via della sapienza, della prudenza e della potenza infinita». P. Kolbe non esita, anzi, di affermare: «Miei cari, voi stessi sperimenterete nella vita, anche su questa terra, che tutta la perfezione della santità, tutto il fervore dell'azione, tutta l'efficacia dell'apostolato missionario fa affidamento non su una grande saggezza, né su un grande ingegno, né su grandi capacità e nemmeno sulla quantità di preghiere e di penitenze, ma unicamente sulla perfezione della santa obbedienza. (...) Attraverso la santa obbedienza diventiamo davvero uno strumento nella mano di Lei così come la volontà di Lei è strettamente unita con la volontà di Dio, allora attraverso la santa obbedienza diventiamo rigorosamente, matematicamente, infinitamente saggi nell'agire, infinitamente potenti, saggi e buoni, perché la volontà divina dev'essere sempre infinitamente saggia, buona e potente...». E, come riassumendo, conclude: «È soprattutto la conformità alla volontà dell'Immacolata il segreto del successo».
Che soprattutto l'obbedienza totale, insita nella consacrazione incondizionata, conduca alla santità consumata, P. Kolbe cerca di provarlo con ragione e motivazioni teologiche non prive di valore.
Ecco, dapprima, il principio teologico che la santità consiste nel grado di unione con la volontà di Dio: Il grado di perfezione dipende dall'unione della nostra volontà con la volontà di Dio. Quanto maggiore è la perfezione, tanto più stretta è l'unione». Che se l'Immacolata, essendo perfettissima, ha raggiunto la più stretta unione con Dio, nell'anima perciò unita a Lei, tutto diventa immacolato e perfetto: «Se noi siamo dell'Immacolata, allora anche tutto ciò che è nostro appartiene a Lei e Gesù accetta tutto ciò che viene da noi come se provenisse da Lei; come appartenente a Lei. In tal caso Ella non può lasciare imperfette quelle azioni, ma le rende degne di sé, cioè immacolate, senza la minima macchia. Di conseguenza, un'anima che è consacrata a Lei, anche se non rivolge in modo esplicito il proprio pensiero all'Immacolata e offre direttamente al Sacratissimo Cuore di Gesù la preghiera, il lavoro, la sofferenza o qualsiasi altra cosa, tale anima procura al sacratissimo Cuore di Gesù un piacere incomparabilmente maggiore di quello che gli procurerebbe se ella non fosse consacrata all'Immacolata». Quesra unione santificante, stabilita con la consacrazione, è attualizzata, nella pratica della vita, nell'obbedienza, e cioè nell'adempimento perfetto della volontà dell'Immacolata. Si spiega, allora, perché l'obbedienza costituisce il più alto grado di santità: « è proprio vero che il compimento della volontà dell'Immacolata nei minimi particolari e nel modo più esatto» costituisce il più alto grado di santità. Poiché, in effetti, la volontà di Lei è la stessa volontà di Gesù, la volontà di Dio». L'obbedienza costituisce, anzi, l'essenza stessa della santità, essendo la più vera e integrale espressione di amore: «L'obbedienza soprannaturale, l'unione della nostra volontà con la volontà divina, costituisce l'essenza stessa della santità, ossia dell'amore perfetto».
In concreto, infatti, «l'amore consiste nella santa obbedienza».
Tra le conseguenze che si potrebbero tirare da sì fecondi principi, P. Kolbe ne sottolinea soprattutto una di enorme importanza. E, cioè, il più grande problema, per chi combatte o vuole combattere le battaglie di Dio, è dato da nient'altro che di essere sempre più dell'Immacolata, e di imparare a dipendere in tutto da Essa: è da questo unico problema che dipendono, oltre alla propria santificazione, anche tutte le altre vittorie sui nemici di Dio. «Con l'atto di consacrazione - afferma P. Kolbe - noi ci siamo offerti all'Immacolata in proprietà assoluta. Senza dubbio Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle sue mani immacolate. Quando, perciò, debelleremo nel modo più rapido e più perfetto il male nel mondo intero? Ciò avverrà allorché ci lasceremo guidare da Lei nella maniera più perfetta. È questo il problema più importante e unico. Ho detto `unico'. Per la verità, ognuno di noi deve preoccuparsi unicamente di armonizzare, di conformare, di fondere, per così dire, completamente la propria volontà con la volontà dell'Immacolata, così come la volontà di Lei è completamente unita alla volontà di Dio, il suo Cuore al Cuore del Figlio Gesù. È l'unico problema. Qualunque cosa noi facciamo, fosse anche un atto più che eroico, in grado di sconvolgere le basi di ogni male esistente sulla terra, ha qualche valore unicamente se, facendo tale atto, la nostra volontà si mette in armonia con la volontà dell'Immacolata e, attraverso Lei, con la volontà di Dio. Una cosa soltanto, quindi, vale a dire, la fusione della nostra volontà con la sua, ha un certo valore, anzi un valore totale. Questa è l'essenza dell'amore (non il sentimento, benché esso pure sia buono), che ci deve trasformare, attraverso l'Immacolata, in Dio, che deve bruciare in noi e, per mezzo nostro, incendiare il mondo e distruggere, consumare in esso ogni forma di male».
Per vincere i nemici di Dio, bisogna arrivare, dunque, alla più completa e totale conformità di volontà a quella dell'Immacolata. P. Kolbe, perciò, non cesserà di esortare: «Permettiamo a Lei di fare in noi e per mezzo nostro qualunque cosa desidera ed Ella compirà sicuramente miracoli di grazia: e noi stessi diverremo santi e grandi santi, molto grandi, perché riusciremo a renderci simili a Lei ed Ella conquisterà, per mezzo nostro, il mondo intero ed ogni singola anima».
P. ANTONIO M. DI MONDA O.F.M.
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