lunedì 5 aprile 2021

PANE DI VITA ETERNA E CALICE DELL’ETERNA SALVEZZA

 


Il nuovo mistero del Nuovo Testamento 

«L’effetto che la passione di Cristo produsse nel mondo,  questo sacramento lo produce nel singolo uomo»[154].

San Tommaso

 

Il cuore della Messa è che abbiamo, da una parte, che a motivo del sacramento sono  misticamente separati il Sangue e il Corpo di Cristo: e ciò basta a ottenere «il nuovo mistero  del Nuovo Testamento» offerto da Cristo ai suoi discepoli! Dall’altra parte, che a motivo  della compagnia naturale si trovano il Corpo insieme al Sangue ed il Sangue insieme al  Corpo, oltre all’anima, alla divinità, e agli altri accidenti della natura umana di Cristo. In  modo tale da essere assolutamente inutile cercare in altre cose l’essenza del sacrificio, cioè  l’essenza dell’immolazione eucaristica.

Questo tema ha due aspetti: 1º – In quale parte della Messa si realizza il sacrificio? e,  2º – Che cosa costituisce il sacrificio? Occorre mettere in risalto lo sforzo mirabile operato  da tanti illustri teologi, alcuni Dottori della Chiesa e santi, che pur non avendo raggiunto il  successo con il loro lavoro, hanno preparato la strada agli studi successivi e hanno  contribuito alla maturazione del giudizio del Magistero della Chiesa su questi argomenti.

1º. In quale parte della Messa si realizza il sacrificio?

Come sappiamo: «Le due parti che costituiscono in certo modo la Messa, cioè la  liturgia della parola e la liturgia eucaristica, sono congiunte tra loro così strettamente da  formare un solo atto di culto»[155]. Nessuno cerca l’essenza del sacrificio nella liturgia della  parola, bensì nella liturgia eucaristica, che è costituita da sei azioni principali:

1. L’oblazione del pane e del vino alla presentazione dei doni (offertorio).

2. La consacrazione del Corpo e del Sangue del Signore. 

3. L’oblazione verbale del Corpo e Sangue del Signore subito dopo la consacrazione. 

4. La frazione del pane e la successiva commistione. 

5. La comunione da parte del sacerdote con entrambe le specie sacramentali. 

6. La distribuzione della comunione ai fedeli. 

È evidente che l’essenza del sacrificio della Messa non sta:

– Né nell’offertorio, che è una semplice preparazione al sacrificio, perché pane e vino 

non sono la vittima del sacrificio;

– Né nella distribuzione della comunione ai fedeli cristiani laici, giacché la 

comunione non è sacrificio bensì partecipazione al sacrificio. 

L’argomento si incentra sulle altre quattro azioni oppure, se si vuole, se l’essenza del  sacrificio della Messa consista semplicemente nella sola duplice consacrazione o in qualche  altra azione: 

– Non consiste nell’oblazione verbale dopo la consacrazione, che non si svolge in 

persona Christi;  

– E nemmeno consiste nella frazione del pane, che non coinvolge la specie del vino;  e la commistione sarebbe solo «distruzione» che si ripercuote sugli accidenti. Alcuni hanno  pensato che la reale distruzione della vittima sia essenzialmente necessaria per il sacrificio,  ma anche se ciò poteva essere necessario «nei sacrifici dell’Antico Testamento e nel  sacrificio della croce, non per questo ne consegue che si debba accettare un’identica distruzione nel sacrificio della Messa, che è un sacrificio del tutto singolare e sui generis,  che si accorda solo analogicamente con gli altri sacrifici»[156]. La «distruzione» nella  Messa è meramente simbolica o rappresentativa; 

– Così pure non consiste nella comunione del sacerdote, che non è azione sacrificale ma 

partecipazione al sacrificio. 

Perciò è dottrina comune che l’essenza del sacrificio consiste nella sola  consacrazione di entrambe le specie, in ordine alla comunione, come parte integrante.

2º. Che cosa costituisce il sacrificio?

Così dobbiamo dire che perché vi sia il sacrificio:

–   Non è necessario che ci sia un cambiamento nella Persona di Cristo (cosa 

impensabile); 

–   Non c’è bisogno di un cambiamento nel Corpo e Sangue del Signore; 

–   Non è necessaria un’immolazione fisica o virtuale della vittima consistente nella 

distruzione della sostanza del pane e del vino[157];  

–   Né che Cristo sia ridotto a uno stato di umiliazione e di annientamento (in statum 

dicliviorem)[158]; 

–   Né che sia isolato dal mondo materiale che lo circonda, perché sono le specie a 

rapportarsi con esso[159]; 

–   Né che le parole della consacrazione tendano di per sé all’uccisione di Cristo, 

perché non hanno la funzione di «cultellus», coltello[160];

–   Nemmeno occorre respingere l’immolazione ponendo l’essenza del sacrificio 

nell’oblazione[161].

Basta dunque la duplice consacrazione delle due specie, con riferimento alla  comunione come parte integrante del sacrificio, perché sia rappresentata l’immolazione  cruenta della croce, cossichè nell’Eucaristia Cristo è immolato incruentamente,  misticamente o sacramentalmente e offerto sacerdotalmente. Per questo S. Tommaso  afferma che l’Eucaristia «…si compie nella consacrazione, in cui si offre il sacrificio a  Dio...»[162]. E insiste ripetutamente: «Il Sangue di Cristo nel sacramento rappresenta  direttamente la passione, nella quale fu effusa»[163]; «Il Sangue, consacrato  separatamente rappresenta in modo speciale la passione di Cristo, mediante la quale il suo  Sangue fu separato dal Corpo»[164].

Come abbiamo visto, i diversi stati di Cristo, mortale e passibile, esangue, inanimato,  glorioso e immortale, «non entrano direttamente nella natura del sacramento come tale 

[...], esse devono essere escluse dall’Eucaristia considerata come un sacrificio»[165]. 

San Tommaso anche dice: «Sebbene tutto il Cristo sia presente in ciascuna delle  due specie, non vi è presente inutilmente. Primo, perché ciò serve a rappresentare la  passione di Cristo, nella quale il Sangue fu separato dal Corpo. Cosicché nella forma  stessa della consacrazione del Sangue si fa menzione della sua effusione»[166]  . E in un  altro luogo insegna: «Se consideriamo ciò che è solo segno [sacramentum tantum], li  compete molto bene che il Corpo sia significato sotto la specie di pane, il Sangue invece  sotto la specie di vino, perché si significa la refezione spirituale; la refezione consiste  propriamente in cibo e bevanda... Se si considera in quanto realtà e sacramento [res et  sacramentum], compete al sacramento essere rammemorativo della passione del Signore.  E non poteva essere meglio significato di così [con la consacrazione separata delle due  specie], in quanto il Sangue è significato come effuso e separato dal Corpo»[167].

Che la ‘donna eucaristica’, la Vergine Maria, ci ottenga la grazia d’imitarla sempre, 

perché possiamo eucaristizzare tutta la nostra vita!

Padre Carlos Miguel Buela

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