domenica 25 luglio 2021

GESU’ OSTIA

 


All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. (Mt 5,14-16)


SULLE ORME DI GESÙ OSTIA

 

Sant'Antonio Maria Zaccaria: una voce eucaristica della Controriforma

I primi storici scrivono di lui: «era tutto spirito», «pareva tutto spirito». Basterebbero queste tre semplici parole per capire che ci troviamo di fronte a un uomo che respira, si nutre e vive solo di Dio e per Dio.

Anche noi, ancora oggi, possiamo rendercene conto. Leggendo i suoi sermoni e le sue lettere, non si può non rimanere impregnati della sua spiritualità.

La vocazione di S. Antonio Maria Zaccaria ci appare in tutta la sua pienezza, avendo interiorizzato in modo perfetto il messaggio essenziale del monachesimo: riportare il proprio cuore ad essere abitazione privilegiata ed esclusiva di Dio.

Esorta, in un sermone: «L'uomo, carissimi, è fatto e posto in questo mondo principalmente e solo acciocché vada a Dio, e tutte le altre cose l'aiutano a questo».

Ci troviamo di fronte al fondamento di tutta la vita cristiana, al punto di partenza di ogni itinerario spirituale, giacché uno solo è il fine dell'uomo: Dio. E lo Zaccaria si prepara a percorrere questa via formulando un fermo proposito: «Io voglio vivere spiritualmente, io voglio diventare un medesimo spirito con Dio, io voglio che la cittadinanza mia sia in cielo, io voglio avere Dio sempre nel cuore». E questo gli è possibile a prezzo di: «astinenze - riporta il biografo -, digiuni, veglie ... e soprattutto la meditazione dei misteri divini, che talvolta si protraeva lungo l'arco della notte».

Egli si distacca da tutto ciò che può ostacolare la santità della vita a cui è chiamato. Per unirsi a Dio occorre separarsi da quello che ci allontana da Lui. Questo spiega le sue parole: «Va' libero a Dio e non ti attaccare a cosa alcuna». Ma lo strumento principale della sua trasformazione interiore è l'Eucaristia, che definisce: «Crocifisso vivo».

La Croce e l'Eucaristia sono per lui un tutt'uno, come la suprema testimonianza dell'amore di Dio per l'uomo. Egli, infatti, riconosce una strettissima relazione tra il mistero della Croce e quello dell'Eucaristia: nell'Eucaristia la passione diventa permanente, e Cristo si dà a noi perpetuando il suo sacrificio.

Sottolinea l'azione rigeneratrice e fortificatrice di questo Sacramento, usando parole forti: «Non c'è da meravigliarsi se l'uomo si è intiepidito ed è diventato bestia: è perché non frequenta questo Sacramento. Dunque la conversione più grande che fai verso Dio riguarda proprio questo cibo. Vacci, carissimo, vacci: non esiste cosa che più ti possa santificare, perché ivi è il Santo dei Santi».

Nonostante siano trascorsi più di quattro secoli e mezzo da quando sono state pronunciate, queste parole risuonano di sconcertante attualità. Quante volte veniamo a conoscenza di fatti di cronaca carichi di atrocità, dove l'essere umano si comporta come una bestia, se non addirittura peggio! E la causa è sempre la stessa: il rifiuto dell'uomo ad accogliere Dio nella propria vita.

Lo Zaccaria, con l'incessante preghiera e con la profonda devozione all'Eucaristia, raggiunge uno stato di intimità con Dio, tanto da poter dire: «Una volta gustato lo spirito, ogni realtà carnale diventa insipida».

In tale quadro non ci si stupisce se quest'uomo, che già sulla terra vive assaporando i beni del Cielo, si firma salutando le Angeliche, amate figlie spirituali: «vostro padre in Cristo, anzi vostro Spirito in Cristo». E da uno scritto di una di loro si legge: «Sembrava un angelo in terra...».

Al grado di spiritualità ch'egli ha raggiunto, vuole condurre pure tutti i suoi discepoli, ogni uomo; e non è facile. Non dimentichiamoci che lo Zaccaria vive nel tempo della piena riforma luterana e anglicana, in cui la Chiesa Cattolica attraversa un periodo di profonda crisi. Ma lui, giovane medico di Cremona, nonostante la bufera protestante, a ventisei anni diventa sacerdote: è il 1528.

Vuole difendere la fede cattolica e rinnovare una società non meno in crisi della Chiesa. La sua proposta è semplice: l'imitazione di Cristo. Tutti i cristiani, a qualunque stato appartengano, devono promuovere l'opera di rinnovamento.

Per attuare questo programma istituisce i "Barnabiti", le "Suore Angeliche" e la "Congregazione dei Coniugati".

Per quei tempi è una vera e propria rivoluzione: le Angeliche sono donne consacrate all'apostolato, e i Coniugati sono uomini e donne sposati, chiamati alla vita ascetica e all'apostolato. Si tenga presente che in tale periodo la religiosità femminile è solo claustrale, e i laici sono tenuti fuori da ogni attività della Chiesa.

Per le tre Famiglie, S. Antonio Maria Zaccaria sceglie San Paolo come maestro di dottrina, modello di vita e di apostolato. Nasce così un movimento spirituale di Vangelo vissuto, con una concreta vita di pietà e di devozione fondata sulla meditazione e applicazione della Parola di Dio. L'impegno comune non è la riforma delle istituzioni ecclesiastiche, ma la riforma dell'uomo interiore: bisogna rinnovare prima se stessi, per poter in seguito rinnovare gli altri.

E qual è l'inesauribile forza rinnovatrice per eccellenza, se non l'Eucaristia: simbolo vivente della Croce?

Per tale motivo, il fondatore e i suoi discepoli danno un nuovo e forte impulso alla vita sacramentale, tutta centrata sulla celebrazione dell'Eucaristia.

Con culto solenne celebrano la festa del Corpus Domini. Commemorano la passione e morte di Cristo con l'uso di suonare rintocchi di campane alle ore tre pomeridiane del venerdì. Sono i Barnabiti gli iniziatori, nella loro forma più solenne, delle 'Quarantore': l'adorazione pubblica del SS. Sacramento, esposto sull'altare.

Tale pratica trae origine dalla prassi liturgica di conservare in un'urna, nella settimana santa, le specie eucaristiche, richiamando i fedeli ad adorare, come avrebbero fatto le anime pie che avessero potuto vegliare il sepolcro di Cristo nelle quaranta ore intercorse dal venerdì santo al mattino del primo giorno dopo il sabato, ch'è l'alba della risurrezione.

L'iniziativa dei Barnabiti ha luogo nel duomo di Milano e, a turno, nelle chiese della città, per poi diffondersi in tutta l'Italia settentrionale.

S. Antonio Maria Zaccaria e i suoi primi discepoli «ebbero il merito - scrivono gli storici di oggi - di togliere l'Eucaristia da altari squallidi, da sagrestie indecorose, da bugigattoli senza luce, dov'era spesso abbandonata». Trasmettono ai loro contemporanei, distratti e intiepiditi nella fede e che si accostano ai Sacramenti uno o due volte all'anno, l'invito a una Comunione frequente.

Col suo messaggio, lo Zaccaria esorta tutti a ritornare all'Eucaristia, perché è la sorgente della vita, il centro della fede e dell'amore.

Per questo i biografi lo proclamano un 'santo eucaristico'. Eucaristicamente vive anche chi gli sta accanto e lo segue. Una suora angelica testimonia che il suo Ordine ha ricevuto «la grazia singolare della fame e sete del sacro Pane di vita». Sono mirabili le parole di un'altra angelica, Paola Antonia Negri (guida carismatica dei tre collegi, dopo la prematura morte del fondatore, avvenuta all'età di trentasei anni), con le quali incita a perseverare sulla strada già tracciata: «Voi, anime dilettissime, desiderose di correre di virtù in virtù, cibatevi pure spesso delle carni immacolate e sante di questo Agnello, affinché vi transustanziate tutte in lui, facendo l'anima vostra divina, così come egli si fece partecipe della nostra umanità, impastando la sua divinità con la nostra carne».

Anche nel cuore di chi non l'ha conosciuto, S. Antonio Maria Zaccaria trapianterà il suo amore appassionato per Gesù Ostia, come in S. Alessandro Sauli (1534-1592), uno dei più grandi interpreti della tradizione eucaristica dell'Ordine dei Barnabiti, fedele collaboratore del santo arcivescovo di Milano, card. Carlo Borromeo, e futuro vescovo di Pavia. Anche lui viene definito un 'santo eucaristico': con un limpido argomentare traccia una vera e propria dottrina sull'Eucaristia, fatta propria nella vita di tutti i giorni.

Secondo il suo pensiero, l'uomo - ch'è carne e spirito - necessita del duplice alimento: materiale e spirituale. Ma mentre il corpo ha bisogno di una pluralità di cibi, «all'anima è sufficiente il solo Cristo». Sono cinque i benefici di questo Sacramento: antidoto contro il peccato, fonte di energie spirituali, accrescimento di virtù, guarigione interiore, divinizzazione. Perciò va «frequentato» e «preparato» con intensa devozione. Ne sostiene la frequenza della pratica quotidiana, come Sant'Agostino: «Se il pane è quotidiano, quotidiana sarà anche l'Eucaristia». Ma alla mensa eucaristica si va «non santificati, ma per santificarci», riprendendo un'espressione di S. Bonaventura. La presenza di Cristo nell'Eucaristia, infatti, ci trasforma: Cristo, prima di riceverlo, ci invita a purificarci; mentre lo riceviamo, suscita amore; dopo averlo ricevuto, ci unisce a Dio. Per questo motivo l'Eucaristia viene chiamata anche Comunione.

Come Dio inviò il diluvio d'acqua, nell'Antico Testamento, così Cristo, nel Nuovo Testamento, riversa un «diluvio di fuoco» che si manifesta nel mistero della Cena. E il «diluvio di fuoco» consiste nelle fiamme dell'amore che purifica.

Questa è in sintesi la dottrina eucaristica di S. Alessandro Sauli, un discepolo che accoglie e trasmette quell'eredità che S. Antonio Maria Zaccaria lascia a tutti i suoi figli, con le parole: «Tocca a voi, ora, essere la mia lettera, essere il mio scritto! Che vedendo voi, sentendo voi, si possa leggere, si possa capire cosa avevo nell'animo, l'amore totale per la riforma»; riforma che vuol dire: rivoluzione interiore, rinascita in Cristo dell'uomo, della collettività, delle istituzioni.

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