mercoledì 25 agosto 2021

“«Io sono la vita perfetta», dice Dio,«ed ogni altro essere vivente sulla terra ha in me la sua origine»”.

 


ILDEGARDA  DI  BINGEN


Il valore del cosmo, come quello d’ogni singolo essere creato, ha pure il suo fondamento teologico. Il pensiero d’Ildegarda non si rivolge in maniera esclusiva all’essere delle cose in sé, a ciò che appartiene alla loro natura, ma vede ognuna in rapporto con il suo ultimo fine. Tutti vengono da Dio, tutti tendono a Dio. Possiamo ritenere la sua una filosofia dell’essere che dà una ragione metafisica: creature che abbiano un valore indifferente non esistono per lei. Ogni essere ha, secondo Ildegarda, una sua verità, un vero, perché l’eterna verità ha posto in essi un pensiero che deve realizzarsi nell’ordine assegnato dal loro Creatore. Nell’insieme delle cose create ogni creatura rappresenta un bene; con un’immagine di quel bene assoluto dal quale essa procede e al quale ritorna. L’unico vero essere è Dio, che è l’unica vera vita. “Vita” ed “Essere” sono per Ildegarda un tutt’uno. “«Io sono la vita perfetta», dice Dio,«ed ogni altro essere vivente sulla terra ha in me la sua origine»”. Nel parlare di Dio, Ildegarda usa in maniera equivalente i termini “vita” ed “essere” e se preferisce il primo, ciò potrebbe avere la sua ragione nel fatto che lei considera come qualcosa di vivente, di dinamico, la presenza di Dio nel mondo.

Questo è ciò che vuole dire Ildegarda per quanto riguarda l’armonia tra scienza e fede, tra conoscere e credere nell’anima e tra accettare il proprio essere di creatura e il viverlo pienamente nella fede. La natura, il mondo e l’uomo hanno per lei una dimensione teologica; la parola creatrice di Dio porta l’uomo ad un dialogo esistenziale con la natura. Gli scritti d’Ildegarda offrono un’interpretazione teologica della natura, che ha il suo fondamento nel e con il rapporto tra il Creatore e la creatura. Gli elementi della natura che si trovano anche nell’uomo e con i quali egli opera, con le loro forze cosmiche, i venti, i pianeti, le stelle e le costellazioni sono chiamati da Ildegarda “firmamento”, ossia, quanto sta saldo nel mondo, opera e, nello stesso tempo, tiene insieme in un corpo unico l’universo.

Ê questo l’equilibrio delle forze che operano nel mondo, da cui risulta la salda struttura dell’universo. Non dobbiamo cercare una spiegazione scientifica che soddisfi il grado di conoscenza che abbiamo; Ildegarda ha sempre davanti la visione del mondo e cerca di collegarla con Dio. Dice, per esempio, le stelle tengono insieme compatto l’universo, guidano l’aria e ordinano tutto nell’ambito cosmico; si sostengono a vicenda e tengono insieme il firmamento, come le arterie dell’organismo che sostengono la vita del corpo umano. C’è sempre un parallelismo tra l’uomo e il cosmo. Per lei, le stelle sono voci, parole di razionalità; Dio, che è la ratio per essenza, ha detto una parola e queste stelle, come ogni altra creatura, sono parole di Dio.

Il firmamento ha la sua forza negli elementi: riceve salvezza dal fuoco, come l’argilla cotta nel fuoco diventa salda per fare le tegole, è mosso dall’aria, sostenuto dai venti, abbeverato dall’acqua, illuminato dalle stelle. Tutti gli elementi agiscono in tal modo, anche sull’uomo, il quale, a sua volta, esercita la propria influenza su di essi. Tutto è in intima e reciproca dipendenza, vive in stretto vicinato. L’universo è in uno stretto rapporto con tutti i suoi elementi cosmici e così pure l’uomo, che n’è socio. Tuttavia, ogni singola parte segue il suo corso e rimane nella propria sfera, o almeno così dovrebbe rimanere, senza oltrepassarla.

Ogni elemento nella sua individualità ha la capacità di eseguire il proprio compito; così il puro etere ha la forza di opporsi alla nebbia mortale che proviene dal fuoco. L’immagine è che l’etere è circondato da una zona di fuoco e ha la forza di vincere le nebbie che si alzano dai monti, dalle valli, dalle acque, dalla gran calura, dall’umidità della terra. L’aria è leggera e rende la terra feconda; il fuoco pervade tutti i cerchi cosmici, sicché lo splendore e la bellezza della natura toccano anche gli esseri più insignificanti della terra. La forza dei venti, delle violente energie naturali dell’universo, opera in ognuna delle sfere, secondo un piano prestabilito che ha conseguenze per tutto l’insieme dell’universo. Fiumi e ruscelli abbeverano la terra e la rendono fruttifera. L’aria si muove e con il suo calore e la sua umidità fa sì che la terra germogli. In questo sistema circolare entra pure il mare: c’è un’espressione curiosa che Ildegarda usa più volte nelle sue opere, che ho cercato di spiegare senza esserci riuscita, che “I fiumi derivano dal mare” – vanno al mare, ma ne derivano anche.

Nella natura tutto possiede la viridità, che per Ildegarda è la forza vitale, il verde di vita, la forza naturale, ciò che è sano, sanante, intatto, sinonimo d’integrità. Si trova nella fiamma come nelle acque, nelle pietre come umidità e spira nell’aria. Questa spiegazione sugli elementi già dà l’idea di come, per Ildegarda, tutto il mondo sia in una comunione reciproca, in uno scambio reciproco. La natura è nelle mani di Dio, è una creazione che vive e cresce secondo le sue leggi ed è in unisono con il cosmo: una cosa sta sempre in rapporto con l’altra. La terra, con quanto in essa nasce e cresce, glorifica la potenza di Dio, in quanto è anche materia affidata da Dio all’uomo, il quale è la materia dell’incarnazione del Verbo. Quindi, si parte dalla terra per arrivare all’uomo, dall’uomo, per arrivare al Verbo di Dio.

Sr. ANGELA CARLEVARIS osb

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