domenica 5 settembre 2021

Ignace Lepp, comunista furibondo, arrivò ad esser sacerdote attraverso la grazia e la misericordia di Dio.

 


Ritorno a casa


Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica


IGNACE LEPP, francese, aderì all’ideale comunista nel periodo della rivoluzione bolscevica e si convertì al cristianesimo mentre stava scoppiando la seconda guerra mondiale. Nel suo libro Da Marx a Cristo ripercorre le diverse tappe della sua scombussolata vita. Racconta delle sue prime missioni da attivista comunista e dei suoi contatti con gli alti dirigenti sovietici e di come arrivò ad essere uno dei massimi dirigenti degli intellettuali rivoluzionari d’Europa.

Questo libro è come un Diario, dove esprime come lungo tutta la sua vita cercò disperatamente un ideale per il quale potesse vivere o morire. E alla fine lo trovò in Cristo, deluso dal comunismo e dalle incoerenze dei suoi dirigenti che vivevano nel lusso totale mentre le masse operaie restavano in miseria.

Afferma infatti: Quando mi trovai più disorientato, si manifestò il Segno... Tornato una notte a casa, non riuscivo a prender sonno. Per passare il tempo andai a cercare il romanzo che la figlia della famiglia aveva dimenticato sul tavolo del salone... Era mezzogiorno del giorno successivo quando, concluso il libro, lo chiusi. Avevo gli occhi inondati di lacrime. Il titolo del racconto era “Quo vadis?” di un tal Sienkievicz, romanziere polacco, premio Nobel nel 1905... Ciò che fu appassionante per me consistette nei numerosi dati che “Quo vadis” proponeva sulla vita delle prime comunità cristiane.

Improvvisamente ebbi l’impressione che tutto ciò a cui più o meno confusamente avevo aspirato nei quindici anni precedenti cercandolo invano nel comunismo non era, debbo ammettere, pura utopia, giacché i primi cristiani lo avevano vissuto... Poi cominciai a leggere altri libri riguardo a questo argomento. Li inghiottii: “Gli ultimi giorni a Pompei”, “Fabiola” del cardinale Wiseman, quindi passai a romanzi francesi, tedeschi, italiani (sempre riguardanti i primi cristiani).

Lessi “La vita di Gesù” di Ernesto Renan... Dopo Renan, lessi le opere dei razionalisti Harnack, Strauss, Guignebert, Loisy, del protestante Sabatier, dei cattolici Batifol, Duchesne, Prat, Lagrange... Tanto i cattolici quanto i protestanti e i non credenti dipingevano la prima comunità cristiana quasi con gli stessi colori... Tutti i libri letti avevano come riferimento la stessa fonte: il Vangelo. Era giunto il tempo che io stesso lo leggessi...

In seguito passai varie settimane frequentando assiduamente incontri di battisti, metodisti, avventisti, pentecostali e altre chiese... Dopo aver assistito alla riunione, avevo l’abitudine di chiedere un’intervista al pastore-predicatore della comunità. Gli spiegavo chi ero e cosa cercavo, domandandogli che mi parlasse della sua chiesa. Nella maggior parte dei casi, mi stupiva in negativo la mediocrità intellettuale dei miei interlocutori, incapaci di rispondere con precisione alle mie domande... Mi urtava anche la strana intolleranza di tutti quegli uomini, per lo più misericordiosi e caritatevoli, verso le altre chiese, specialmente, quando si trattava di coloro che essi chiamavano con disprezzo i “papisti” (cattolici). Era ancora peggiore dell’intolleranza dei comunisti. Allora, compresi il senso esatto della parola settario... I pastori delle grandi chiese della Riforma: luterana, anglicana, calvinista, erano uomini di una cultura vasta e raffinata. Discutere con loro era già farina di un altro sacco, perché parlavamo lo stesso linguaggio... Ma neppure il protestantesimo, in nessuna delle sue forme, rispondeva perfettamente a quello che mi aspettavo dal cristianesimo, né potevano convincermi della continuità storica tra il cristianesimo primitivo e le loro rispettive chiese. Spesso, ebbi l’impressione che costasse loro comprendere la mia insistenza su questo punto. Tali chiese, di struttura troppo intrinsecamente nazionalista, mi parevano carenti di universalità... Cominciavo già a scoraggiarmi (di trovare la verità) quando il caso, o se si preferisce la provvidenza, mise sul mio cammino un sacerdote cattolico eccezionale, un teologo gesuita...

Con grande conforto vidi che la sua Chiesa dava molta importanza come me alla questione della continuità ininterrotta con la Chiesa fondata da Gesù, creatasi duemila anni addietro in Palestina.

Nel corso di alcune settimane passai quasi ogni giorno, due o tre ore parlando con lui... Infine il pomeriggio del 14 agosto abiurai tutti gli errori ed eresie e feci la mia professione di fede cattolica. Immediatamente, fui battezzato “sotto condizione” perché non sapevo se nella mia infanzia avevo già ricevuto o no il battesimo...

Dal giorno del mio battesimo restai solidamente ancorato alla fede. A mala pena sapevo pregare, conoscevo male le esigenze della vita cristiana ma la Grazia aveva cominciato ad operare in me. Ora che sono trascorsi molti anni dal mio battesimo, e nel loro scorrere, come avviene ai credenti, si sono alternati periodi di grande fervore a momenti di aridità, posso considerare come una grazia il non aver mai nutrito quelli che vengono chiamati dubbi ed ostacoli nella fede... Di tutti gli ordini religiosi quello a cui mi avvicinai di più fu l’ordine domenicano. Lì si trovava padre Bernadot, un uomo straordinario, e lì prendeva vita la rivista “La vita spirituale” e “La vita intellettuale”... Studiai nella facoltà di Teologia dell’università cattolica di Lione...e il 29 giugno del 1941 nella basilica di Fourvière, la chiesa mi conferì il sacerdozio.

Ignace Lepp, comunista furibondo, arrivò ad esser sacerdote attraverso la grazia e la misericordia di Dio.     

Padre ángel Peña

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