domenica 24 ottobre 2021

GENESI BIBLICA EVOLUZIONE O CREAZIONE? CAINO E’ LA CHIAVE DEL MISTERO

 


Cervavo la Verità per far concordare la scienza con la Bibbia e “La Verità” mi venne incontro 

 

QUINTA RIVELAZIONE: ricevuta a Chies d’Alpago nel 1972  


1 Un fatto straordinario e meraviglioso mi è accaduto nella notte della festa  dell’Assunta il 15 agosto del 1972 alle ore 3 del mattino. Da oltre trent’anni mi  interessavo del problema dell’origine dell’uomo, preoccupato del diffondersi tra i  giovani della teoria dell’evoluzione spontanea e della poligenesi dell’uomo, teorie che  portano inevitabilmente alla negazione di Dio e di ogni principio morale. Nell’intento  di far concordare i dati della Scienza con quelli della Genesi Biblica, avevo studiato il  problema su tutti i libri relativi ad esso che avevo trovato in vendita (una cinquantina)  e avevo collezionato molte riviste e molti articoli di giornali ricavandone un pacco di  fogli e appunti. Ad eccezione di pochi autori, gli altri ripetevano in vario modo la  teoria dell’evoluzione naturale, anche se la chiamano guidata, delle varie specie di  viventi, e quindi anche dell’uomo, contro le affermazioni della Bibbia la quale dice che  Dio ha creato tutte le specie di animali e di piante ‘allo stato definitivo’ stabilendo che ogni specie generasse ‘secondo la propria specie’.  

Questa espressione è ripetuta nei primi capitoli della Bibbia per ben 11 volte, per far  capire che solo l’Uomo non si attenne a tale ordine.  


Un lungo esame di coscienza  

2 Ogni momento libero dagli impegni del mio ministero e dalle faccende di casa e  di Chiesa, lo occupavo nella mia ricerca, rinunciando alle passeggiate, alla radio,  alla televisione e ad ogni altra distrazione. Mi coricavo a mezzanotte. Alle tre ero  solito alzarmi a passeggiare in cucina, per venti, trenta minuti, onde agevolare il  processo della digestione. Poi scrivevo qualche appunto, quindi dormivo fino alle  sei. Nel 1972, ai primi di luglio, avevo comperato un solo libro: trattava anch’esso  dell’evoluzione ed essendo opera di un altro religioso, speravo di cavarne qualche  idea più consona ai miei princìpi. La vigilia dell’Assunta mi ero impegnato a  terminare le ultime cento pagine. Era scritto bene, con termini scientifici appropriati  e una certa logica che sembrava proprio credibile. Lo terminai a mezzanotte, deluso  ed angustiato, giurando a me stesso che sarebbe stato l’ultimo. Non avevo recitato il  Breviario e volli supplire con un’ora di adorazione prostrato ai piedi dei gradini  dell’altare come nel giorno della mia ordinazione11 . Ero deluso e amareggiato  anche perché i parrocchiani non erano venuti al triduo e neppure al Rosario di  quella sera. Nessuno a confessarsi, neppure quei quindici fanciulli che avevo  ammesso alla Prima Comunione il dì del Corpus Domini. 

Girando per le contrade li avevo invitati personalmente, ma tutti avevano una scusa:  l’indomani dovevano attendere degli ospiti o fare una gita, ecc. Pregai il Signore e la  Madonna di accettare me a nome di tutti. Poi meditai sul ‘povero... me’.  

Feci un lungo esame di coscienza e con molta lucidità passai in rassegna tutte le  tappe della mia vocazione da quando, all’età di tre anni e mezzo, mia nonna mi mandò  nella camera di mio padre moribondo per dirgli di mettersi in pace con il Signore e di  chiamare il prete.  

Gli dissi che anch’io da grande sarei diventato prete e sarei stato contento di sapere  che era morto in pace con Dio. Poi l’infanzia e la fanciullezza senza i giochi e spassi  tipici di quell’età per accudire alle faccende di casa, ma con la gioia di andare in  chiesa alle funzioni e a cantare; poi la prima Comunione con una trentina di compagni  ai quali avevo fatto da catechista; poi l’invito ad entrare in Seminario; quindi la  Cresima con l’abbraccio del Vescovo, gli studi.  

Conclusi che non avevo sbagliato strada: il Signore mi aveva segnato fin da quella tenera età.  

Mi rialzai dalla mia posizione dopo un’ora. Non ero affatto stanco, ero sereno.  

Ritornando in canonica, osservai il cielo tutto limpido e stellato. Era cessato il  baccano del juke-box e delle grida della gioventù nel vicino esercizio pubblico.  

Coricandomi esclamai:  

– O tempo sì malamente speso, io ti maledico! Domani all’alba porto tutti quei libri  nell’angolo dell’orto e ne faccio un falò. Chi si darebbe la pena di leggerli se vede i  crocioni che ho tracciato su molte pagine e le note che ho scritto sui margini? A che mi  servono tutti quegli appunti? Che cosa mi resta di tutti i miei studi? Vediamo... – E  andavo riassumendo le nozioni imparate sulla Bibbia e sui libri di scienze naturali.  

– Che presunzione la mia volontà di indagare sui segreti della Bibbia per far  concordare i suoi dati con quelli della scienza! Miserere mei, Deus. –  

***

11 Nel linguaggio ecclesiastico l’aggettivo “prostrato” significa Sdisteso a terra a braccia  aperte e a faccia in giù’. 

Don Guido Bortoluzzi

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