I. - Il Dogma dell’Inferno.
Il dogma dell’Inferno è la verità più terribile di nostra fede; e noi ne siamo certi come dell’esistenza di Dio e dell'esistenza del sole; non vi essendo verità più chiaramente rivelata che quella dell'Inferno, da Gesù Cristo ben quindici volte affermata nel suo Vangelo.
Nel che la ragione viene in aiuto della rivelazione; mentre l'esservi un Inferno si accorda colle immutabili nozioni di giustizia scolpite nel cuore umano, per modo che sì tremenda verità, rivelata fino dal principio agli uomini e sì conforme al lume naturale, fu sempre ed è tuttavia riconosciuta da quanti popoli non andarono per effetto di barbarie sommersi nella più selvaggia ignoranza.
Così non fu mai l'Inferno negato né da eretici, né dai giudei, né dai maomettani, e gli stessi gentili, tuttoché in mezzo a tanti errori ne avessero alterato il concetto, non ne perdettero però mai la credenza.
Alla moderna empietà delirante era serbato il superar quella di tutte le precedenti età col negare l'esistenza dell'Inferno. Sì, vi sono uomini che si ridono dell'Inferno, o lo mettono in dubbio, o lo negano apertamente!
Si ridono dell'Inferno; come? Ridersi della credenza universale dei popoli, di una dottrina che riguarda il destino eterno dell'uomo, del supplizio di fuoco da tollerarsi per una eternità! Mettono in dubbio, o negano anche l'Inferno; ma in un punto di religione non può decidere chi non è giudice competente; ma non si può mettere in dubbio, e meno ancora negare una credenza stabilita sì sodamente, senza recare irrepugnabili argomenti. Ora sono essi competenti in materia di religione coloro che negano il dogma dell'Inferno? o non sono anzi del tutto estranei a quella parte di scienza che appellasi teologia? e non ignorano per ordinario fino ai primi clementi del Catechismo?
Donde viene lor dunque la smania di metter bocca in una questione religiosa, che supera le loro facoltà? perché tanto ardore in combattere la credenza dell'Inferno? Ah troppo ne va del lor proprio interesse! Sentono eglino, che se l'Inferno vi è, sarà loro porzione, c vorrebbero pure i miseri che non vi fosse; quindi pongono sforzi a persuadersi che di fatto non vi è; sforzi che riescono per lo più ad una specie d'incredulità, la quale in sostanza è un puro dubbio, ma dagl'increduli manifestato con una negazione.
Dicono, non vi è Inferno! E per quali ragioni, negano sì arditamente? Ecco in breve tutte le loro ragioni e ragionamenti. - Io non credo l'Inferno. - Chi lo afferma, non ne sa nulla. - La vita futura è questione insolubile, un forse invincibile. - Nessuno è tornato mai dopo morte per attestare che vi sia inferno. - Qui stanno le pruove tutte dei dottori dell'empietà. Esaminiamole.
Io non vi credo. Non credete? E perché non credete voi, non vi è l'Inferno? Per questo solo vostro capriccio? Se un ladro fosse insensato al punto di negare che vi sia la prigione, la prigione cesserebbe per questo di essere? ed il ladro non vi potrebbe cadere?
La vita futura è un oscuro problema, l'Inferno è un forse. Vi ingannate: il problema è sciolto pienamente dalla rivelazione, né ombra di dubbio vi rimane. No, no, qui non han luogo i forse, ma tutto vi è salda certezza: l'Inferno è un fatto di fede, come l'esistenza del genere umano è un fatto indubitabile di natura. Ma poniamo pure per un istante che vi sia qualche incertezza, sì che possa dirsi con qualche probabilità: Forse non vi è punto l'Inferno; io domando a chiunque abbia sana ragione: Chi appoggiandosi a tale semplice forse si esponesse a cader nel supplizio dì un fuoco eterno, non sarebbe il più insensato degli uomini?
Nessuno é tornato dal sepolcro a parlarci dell'Inferno. E se ciò fosse vero, non esisterebbe l'Inferno? Tocca forse ai dannati il manifestarci che vi è? Tanto varrebbe a dire che ufficio è dei prigionieri l'attestarci che vi sono prigioni. Ah non è punto necessario che vengano i dannati ad accertarci esservi l'Inferno; ci basta la parola di Dio, che lo proclama per ammaestramento dell'uman genere.
Ma voi che pretendete, non essere alcuno dei trapassati venuto a parlarvi dell'Inferno, ne siete poi ben sicuro? Lo dite, lo affermate; ma vi stanno contro fatti storici, accertati, incontrastahili. Né parlo io qui di Gesù Cristo, disceso all'inferno e risorto da morte: altri morti vi sono che tornarono alla vita, e reprobi che ci hanno fatto riconoscere la loro eterna riprovazione. Tuttavolta, sia quale si voglia la certezza storica di tali fatti, non è su di essi, ripeto, che intendiamo stabilire il dogma dell'Inferno; ma sulla parola infallibile di Dio. I fatti però, che qui si arrecano, servono bene a confermarlo ed a metterlo in maggior luce.
del R. P. SCHOUPPES S.J.
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