mercoledì 20 ottobre 2021

IL DONO DELLA PERSEVERANZA

 


La perseveranza fino alla fine. 

1. 1. Ora è giunto il momento di trattare con maggior cura della  perseveranza, dato che già nel libro precedente, discutendo  dell'inizio della fede, abbiamo introdotto il discorso su  quest'argomento. Dunque noi sosteniamo che la perseveranza con  la quale si persevera in Cristo fino alla fine è un dono di Dio, e  intendo parlare della fine che pone termine a questa vita, che è la  sola nella quale esista il pericolo di cadere. Ciò premesso, è incerto  se un individuo abbia ricevuto tale dono, finché resta in questa vita.  Se infatti egli cade prima di morire, si dice che non ha perseverato,  e lo si dice con tutta verità. Come si potrà sostenere che ha  ricevuto o posseduto la perseveranza chi non ha perseverato?  Infatti se uno ha la continenza, ma se ne distacca e diventa  incontinente, a buon diritto si dice che ha avuto questo dono e che  non l'ha più; e lo stesso discorso vale per la giustizia, per la  pazienza, per la fede stessa; costui fu continente, o giusto, o  paziente, o fedele, finché lo fu, ma quando cessò di esserlo, non è  più quello che era. Invece chi non ha perseverato, come ha potuto  essere perseverante, dal momento che solo perseverando uno si  dimostra perseverante, cosa che appunto costui non fece? Ma  poniamo il caso che qualcuno abbia un'opinione diversa e dica: Se  dal momento in cui uno è diventato credente, è vissuto, per  esempio, dieci anni e alla metà di questo periodo è venuto meno  nella fede, non avrà forse perseverato cinque anni? Se uno pensa  che si debba chiamare perseveranza anche quella, dato che per un  certo periodo è durata, non voglio stare a discutere sulle parole. Ma  in nessuna maniera si potrà dire che colui che non ha perseverato  fino alla fine abbia avuto la perseveranza della quale parliamo ora,  cioè quella con la quale si persevera in Cristo fino alla fine. Al contrario, questa seconda l'ha posseduta chi è stato credente un  anno solo, o per un periodo tanto breve quanto è possibile  immaginare, se però è vissuto credente finché non è morto; e non  l'ha avuta piuttosto chi è stato credente per molti anni, ma è  venuto meno alla saldezza della fede un breve momento prima  della morte. 


E' un dono di Dio: testimonianza della Scrittura. 

2. 2. Stabilito ciò, vediamo se sia un dono di Dio questa  perseveranza della quale è detto: Chi avrà perseverato fino alla  fine, questo sarà salvo 1. E se questo non è vero, come potrà  essere vero quello che dice l'Apostolo: A voi è stato donato per  favore di Cristo non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per  lui 2 ? Una di queste due azioni riguarda un inizio, l'altra una fine,  ma l'una e l'altra sono un dono di Dio perché sia dell'una che  dell'altra si dice che è stata donata, come abbiamo affermato già  anche in precedenza 3. Quale può essere infatti il più autentico  inizio per un cristiano se non il credere in Cristo? Quale fine è  migliore che patire per Cristo? Per ciò che riguarda il credere in  Cristo, è stata escogitata ogni sorta di contraddizione e si è detto  che dono di Dio non è l'inizio, ma l'accrescimento della fede; e a  questa opinione il Signore ci ha concesso di rispondere più che  abbastanza. Ma se a uno è donato di soffrire per Cristo, oppure,  arriviamo a questa ipotesi, è donato di morire per Cristo, che  motivo troveremo per dire che non gli viene donata in Cristo la  perseveranza fino alla fine? Infatti anche l'apostolo Pietro dimostra  che questo è un dono di Dio col dire: Se lo richiede la volontà di  Dio, è meglio soffrire facendo il bene che facendo il male 4. Quando  afferma: Se lo richiede la volontà di Dio, dimostra che il soffrire per  Cristo viene donato per opera divina, e non a tutti i santi. Non è che  quelli a cui la volontà di Dio non richiede di arrivare alla prova e alla  gloria della passione, non arrivino al regno di Dio, anche se  perseverano in Cristo fino alla fine. Chi potrebbe dire che non viene  donata la perseveranza a coloro che muoiono in Cristo per malattia  o per un qualsiasi accidente? Però è vero che una perseveranza ben  più difficile viene donata a coloro che affrontano per Cristo la morte  stessa. Sì, è più difficile avere il primo che il secondo genere di  perseveranza; ma per Colui a cui nulla è difficile, è facile donare sia  l'una che l'altra. E' questa che Dio promise quando disse: Donerò il  timore di me al loro cuore perché non si allontanino da me 5. Che  altro significa la frase se non questo: Il timore verso di me che io metterò nel loro cuore sarà tale e tanto che rimarranno attaccati a  me con perseveranza? 

Sant'Agostino

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