domenica 3 ottobre 2021

LA ROVINA DELLA CITTÀ DI ROMA - Umiltà della tribolazione.

 


8. 9. C'è da augurarsi che il fatto valga da esempio, incuta timore,  sia di freno alla cattiva cupidigia avida delle cose mondane,  insaziabile nei piaceri, nelle dannosissime voluttà, mentre il Signore  mostra quanto siano instabili ed effimere tutte le vanità mondane e  un inganno le nostre follie. Questo dovremmo meditare invece di  mormorare contro il Signore per le punizioni meritatissime. Sull'aia  c'è una sola trebbia per far cadere a terra la paglia e mondare il  grano. La fornace dell'orafo ha un solo fuoco per mandare in cenere  la limatura e purificare l'oro dalle scorie. Così anche Roma ha  sopportato una sola tribolazione, nella quale l'uomo pio è stato  liberato o purificato, e l'empio condannato, e intendo tanto nel caso  che sia stato strappato dalla vita a scontare giustissima punizione,  quanto se rimasto qui a bestemmiare, aggiungendo colpe a colpe. 

O certamente Dio, nella sua ineffabile misericordia, li lascia in vita  per riservare una possibilità di penitenza a quelli che sa di poter  salvare. In quanto al penare dei buoni non turbatevi: è una prova.  A meno che non succeda di scandalizzarci quando vediamo che un  giusto deve sopportare cose indegne, gravi sofferenze su questa  terra e dimentichiamo che cosa ha sopportato il Giusto dei giusti, il  Santo dei santi. Tutto ciò che sopportò quella città intera, lo  sopportò quell'Uno. Ma osservate chi era quell'Uno: Il Re dei re, il  Signore dei signori 21, che fu arrestato, legato, flagellato, fatto  oggetto di ogni scherno, sospeso alla croce, crocifisso, ucciso. Se tu  metti Roma accanto alla croce di Cristo, se vi metti tutta la terra, se  vi metti cielo e terra, vedrai che nessuna cosa creata può essere  considerata alla pari del suo Creatore, nessun'opera si può  paragonare al suo artefice. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e  senza di lui niente è stato fatto 22, e tuttavia fu perseguitato e  tradito. Sopportiamo dunque quello che Dio ci vuol far sopportare.  Egli, che ha mandato il suo Figlio per curarci e risanarci, sa, come  un medico, anche quale dolore ci può essere utile. Per l'appunto è  stato scritto: La pazienza completi l'opera sua 23. E quale sarà  l'opera della pazienza se non sopportiamo nessuna avversità?  Perché ci rifiutiamo di sopportare i mali temporali? Paventiamo  forse di completare l'opera? Vi esorto invece a pregare  apertamente, a chiedere gemendo al Signore che sia riservato a noi  quello che l'Apostolo dice: Dio è fedele e non permetterà che siate  tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la  via di uscita e la forza per sopportarla 24. 

Sant'Agostino

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