lunedì 25 ottobre 2021

Le forze occulte che manovrano il mondo - Cosa c'insegna la storia

 

Cosa c'insegna la storia


Sebbene, avanti Cristo, fossero gli Israeliti i detentori della vera religione, e la misericordia di Dio, con braccio potente, ogni qualvolta che, con preghiere e lagrime a Lui si rivolgevano, dai castighi provocati dalle loro colpe sempre li liberasse, tuttavia, osservando non altro che la storica risultanza dei fatti, non possiamo non costatare come, sia all'origine che in seguito, si mostrarono ognora di dura cervice, invasori, ma soprattutto avidi del possesso dell'oro.

Prova ne sia, come, fin dall'epoca dell'antico Egitto furono quei Faraoni costretti — quando si accorsero che gli ospitati Ebrei stavano ormai diventando superiori in potenza agli stessi Egiziani — ad emanare contro di essi una serie di leggi repressive, l'ultima delle quali fu, che, se maschi, dovevano, appena nati, venire annegati nel fiume Nilo. (Libro dell'Esodo).

Tralasciando le persecuzioni Assiro-Babilonesi e venendo al tempo dell'Impero dei Persiani, noi sappiamo come l'Imperatore Serse (cioè Assuero figlio di Dario), che imperò su 127 province dall'India all'Etiopia, «veduto come una sola nazione, ribelle a tutto il genere umano, che segue massime perverse, altera la concordia e la pace di tutte le genti, ecc....», fulminò contro i Giudei un editto di strage per cui, senza pietà, dovevano essere tutti insieme sterminati in un determinato giorno «con le mogli e coi figli, affinché questi uomini scellerati, scendessero nello stesso giorno all'inferno».

Questo editto, com'è noto, non ebbe più esecuzione, essendo stato revocato dallo stesso Imperatore, in seguito agli svenimenti ed alle suppliche della sua moglie Ester, che era di nazionalità ebraica. (V. libro di Ester).

Qui devo fare un opportuno rilievo: è sistema degli Ebrei, specialmente ai nostri giorni, come in seguito avremo modo di constatare, mettere a fianco di persone che hanno mansioni altamente direttive, delle mogli di stirpe giudaica (vere «femmine sapienti in seduzione»), perché possano influire sopra di loro secondo il pensiero di Israele. Anche dai Greci, i Giudei furono non poco combattuti e perseguitati, tanto da chiedere — per difendersi da questi — un'alleanza con Roma. (V. primo libro dei Maccabei).

Sotto i Romani — come si rileva dalle «Vite dei Cesari» di Svetonio — l'Imperatore Tiberio chiamò «un pericolo per Roma» la comunità ebraica, definendola «indegna di rimanere fra le mura dell'Urbe» e, nella vita dell'Imperatore Claudio, ci da ampia relazione come, vedendo, tale sovrano, il pericolo dei giudei delinearsi in tutta la sua ampiezza, pubblicò un editto di espulsione per cui, con taglio netto e totalitario la comunità ebraica fu costretta ad emigrare in Sicilia, in Africa e in Grecia.

Seneca denunciò il pericolo dei Giudei, qualificandoli «scelleratissima gente, che avevano saputo diffondersi ed imporsi dappertutto» e pronunziando la storica frase: «Victoribus victi legem dederunt» 1. Tali parole dettero poi motivo a Diocleziano di dettare leggi restrittive contro gli Ebrei. Cicerone stesso — nella sua «Oratio prò Flacco» — arriva a dire d'avere timore della compattezza giudaica e della loro influenza nelle assemblee.

Se sono vere, pertanto, le citate affermazioni di Seneca — il quale visse all'epoca di Caligola e di Nerone — è d'uopo dedurre, come, nell'Impero Romano — salvo qualche Imperatore, che se ne avvide ed agì in conseguenza — coloro i quali, in effetti, dietro le quinte davano legge, altri non erano che degli scaltri giudei.

Pochi, ad esempio, sanno che Tigellino e Poppea erano ebrei. Ce l'attesta Tacito nei suoi «Annali» al Cap. 61. libro X.

Alla base di ciò, ben ora si comprende dov’erasi da ricercare la causa prima delle persecuzioni scatenatesi contro gli invitti Cristiani, nei primi secoli dell’e.v.

Il che è confermato da Tertulliano con le parole «Le Sinagoghe degli Ebrei sono le fonti delle nostre persecuzioni». ( «Synagogae Judaeorum genus seminarium persecutionum»)2.

L’influenza giudaica fra i Romani divenne, ad un dato momento, così preponderante che si vide, per la prima volta, salire sul trono dei Cesari un Imperatore d’origine ebrea. Costui fu appunto Settimio Severo Africano. (Capostipite della dinastia dei Severi).

Egli — messi a morte i suoi nemici — introdusse una grande e pericolosa novità: il servizio militare obbligatorio in tutto l’Impero, ad eccezione degli Italiani, ai quali era invece proibito. D’ora in poi essi erano in balìa delle Legioni straniere3. L’«Enciclopedia Italiana» (Treccani) conferma, come le legioni Italiche furono sostituite con legioni Illiriche e Siriache. Conclusione: preparato il terreno come si voleva, ebbe inizio — come afferma lo storico Paribeni — un periodo d’anarchia e di disastri4; Roma non tardò ad essere invasa dai barbari e la sua potenza annientata.

Si compiva, così, la vendetta della Sinagoga per la distruzione di Gerusalemme, operata da Tito. Oggi, vediamo ancora troneggiare nel Foro Romano — l’uno contro l’altro — due soli Archi di Trionfo: quello di Tito e quello di Settimio Severo. E’ una coincidenza? O si è forse voluto ammonire: tengano presente i posteri, che, se Roma ha vinto Israele, Israele ha distrutto Roma? Nel Medio Evo, i Giudei furono dappertutto assai perseguitati, sempre a causa della loro invadenza e prepotenza.

Subirono stragi, confische di beni ed espulsioni in Francia, sotto Filippo Augusto, Luigi VIII, Luigi IX, Filippo il Bello, Carlo IV, Carlo VI; in Inghilterra, sotto Re Giovanni, Riccardo Cuor di Leone, Enrico III, Edoardo IV; in Spagna, sotto Alfonso XI, Pietro I, Enrico II di Castiglia, Pietro IV e Giovanni I d’Aragona, e, per ultimo, sotto Ferdinando il Cattolico.

Uguale sorte ebbero in molte località germaniche, in Russia, Polonia, Ungheria, Venezia, Austria, Napoli, in paesi arabi e, in tanti altri siti, che sarebbe lungo enumerare5.

Memorabile fu la cacciata nel 1492 dalla Sicilia, dove, dopo molteplici eccidi esplosi in varie parti dell’isola e in cui vennero passati a fil di spada, fu promulgato, dal Viceré Lopez Scimen de Urrea, il bando di espulsione, con la confisca generale dei beni.

Con tranquillità si può affermare, che non esiste paese alcuno, ove i giudei riuscirono ad infiltrarsi, che, prima o poi — vale a dire ogni qualvolta i popoli raggiunsero una certa maturità intellettuale — non abbiano avvertito la necessità imprescindibile di liberarsi da essi.

Come spiegare tanta unanimità di reazione contro siffatta gente, in così diverse epoche e in sì diverse nazioni, se non ci fossero state gravissime ragioni? Tali ragioni — notiamolo bene — non dobbiamo ricercarle in motivi di religione o di razza, bensì solo negli atroci delitti che non cessano mai di commettere contro gli ariani.

Ora, siamo noi bene certi che gli Ebrei d'oggidì abbiano mutato registro, quasi fossero divenuti innocenti agnellini?

Mille volte più lupi di prima sono diventati, e questo subito lo dimostreremo nella maniera più apodittica.

“Vermijon”

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