UN ONORE INATTESO
Un giorno del 1875 il Beato veniva chiamato in Curia a Treviso.
La chiamata urgeva: obbediente, il Parroco di Salzano si presentò subito.
Il Vescovo che da molto tempo gli aveva messo sopra gli occhi, perché avrebbe voluto fare di lui un Professore in Seminario 194, sorridendo dolcemente, gli disse:
— Ho bisogno di voi. Ho il Seminario senza Direttore Spirituale e in Curia manca il Cancelliere. Ho pensato che voi potreste fare l'uno e l'altro. Vi nomino Canonico della Cattedrale. Siete contento?
Come Don Sarto rimanesse a così inaspettata proposta, non occorre dire. Appena si riebbe dalla meraviglia per un onore così inatteso, con preghiere e con particolari ragioni di famiglia, tentò tutte le vie per distogliere il Vescovo dalla sua decisione e persuaderlo a pensare ad altri migliori e di lui più capaci 195.
Ma tutto fu inutile.
Il Vescovo lo lasciò parlare, ma non si commosse e non ammise scuse, né ragioni.
Don Giuseppe abbassò il capo, come assorto in un grave pensiero. Ma, perché non aveva il timore degli Apostoli trepidanti ed incerti sulle onde tempestose del lago di Genezareth 196, dimenticando la propria libertà, senza più insistere, si acquietò al volere del suo Vescovo.
Quando la sera rientrò a casa apparve turbato.
Le sorelle, dalle quali sarebbe stata necessità di separarsi, come avrebbero appreso la decisione del Vescovo?. . . Egli stesso come avrebbe fatto senza la loro affettuosa assistenza?. . .
Ma fu turbamento di un istante, perché, ripresa tutta l'energia della sua volontà e soffocata la voce di ogni affetto di sangue e di terra, alle sorelle, che, preoccupate, lo interrogavano, perché fosse così turbato, rispose con voce ferma:
"Il Vescovo mi vuole a Treviso come Canonico. Mi sono fatto prete e devo obbedire. E voi pure farete la volontà di Dio, continuando a guadagnarvi il pane con il lavoro delle vostre mani” 197.
Sistemate le cose della Parrocchia e rimandate le sorelle alla madre che viveva nella pace serena della sua povera casetta di Riese, lasciava Salzano per andare ad assumere le nuove responsabilità, alle quali lo aveva chiamato la fiducia del suo Vescovo.
Quanto diversa quella partenza dal suo arrivo di otto anni addietro!
Quel popolo che lo aveva accolto con freddezza, ora lo seguiva con il pianto, perché a Salzano non vi era stato, prima di lui, un Parroco tanto degno e così santo. E tutti non facevano che ridirsi a vicenda le sue esimie virtù e l'ineguagliabile bontà del suo cuore.
Chi non aveva avuto da lui delle manifestazioni di amore?... Chi non aveva conosciuto una traccia della sua immensa carità?
A Salzano era venuto povero: povero i Salzanesi lo vedevano partire, perché tutto egli aveva dato ai poveri.
La gloria più bella di un sacerdote di Cristo!
Esprimendo in umili versi il pensiero ed il sentimento universale, un poeta dialettale del paese disse in quel giorno:
El xe vegnuo co'la veste sbrisa;
El xe partìo senza camisa! 198
Quale migliore elogio?. . . Lo stesso elogio che 39 anni più tardi, l’ammirazione del mondo doveva scolpire, ai piedi della sua umile Tomba nella mistica pace delle Grotte Vaticane: “Pauper et dives”.
Ma più in alto, al di sopra del pianto dei contadini di Salzano, vi era un grande occhio che osservava: l'occhio di Dio che attendeva per servirsi, a suo tempo, del pio ed umile Parroco di Salzano per i suoi alti ed imperscrutabili disegni.
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
Nessun commento:
Posta un commento