domenica 4 settembre 2022

IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

 


Si espongono i mezzi per cui il direttore può acquistare la predetta discrezione degli spiriti. 


45. Il terzo mezzo si è, che il direttore abbia in sé stesso almeno qualche sperienza delle diverse qualità degli spiriti; perché come dice egregiamente Gersone, le sacre scritture, i padri, i dottori ci hanno date regole generali, le quali difficilmente possono applicarsi ai casi particolari se la persona non gli abbia sperimentati in se stessa (Gerson. De probat. spirit.). E prima di lui avevaci insegnato lo Spirito Santo, che da noi stessi abbiamo a prendere regole per intendere ciò che passa negli animi altrui (Eccl. 31,18). Quindi segue, che un direttore deve seriamente attendere allo studio dell'orazione, e particolarmente della meditazione; acciocché conoscendo per esperienza cosa è luce, cosa è tenebre; cosa è moto santo, e moto falso; cosa è consolazione, e desolazione di spirito, sappia poi negli altri ancora giudicare con rettitudine circa tali cose: perché, come dice S. Gregorio, non può dar giusto giudizio delle tenebre, chi non ebbe mai alcuna notizia della luce (S. Gregor. Mor. lib. 5. cap. 27). Come, dunque, saprà distinguere le opere tenebrose del nemico infernale un padre spirituale, che non è avvezzo a ricevere la luce divina che d'ordinario nell'orazione s'infonde? 

46. Segue ancora, come appunto insegna Riccardo di S. Vittore, che debba attendere di proposito all’acquisto delle cristiane virtù, affinché le conosca, dirò così, non solo di vista, ma anche in prova: sappia il modo con cui si praticano, le difficoltà che si incontrano, e le maniere con cui si superano. Reso esperto dalle proprie cadute, conosca i pericoli in cui si sdrucciola, i modi in cui si sorge, e le all'ti con cui si prende lena dalle stesse cadute per correre più velocemente alla perfezione (Rich. De praep. ad contem. cap. 67.). Se poi il direttore fosse passato per tentazioni, per scrupoli. per aridità, per desolazioni, e fosse stato posto al cimento di grandi prove, sarebbe, senza fallo, più atto a condurre altri per queste vie scabrose: giacché dice l'Ecclesiastico: che può mai sapere chi non è stato tentato? (Eccl. 34, 9) 

G. BATTISTA SCARAMELLI SERVUS IESUS 

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