domenica 23 ottobre 2022

GENESI BIBLICA EVOLUZIONE O CREAZIONE? CAINO E’ LA CHIAVE DEL MISTERO

 


La nascita della Donna 

L’‘OMEGA’


Il parto

(Nota della curatrice) Le pagine che seguono descrivono immagini molto dure e crude,  per cui don Guido aveva pensato di ometterle nella trascrizione del testo, ma il Signore è  intervenuto dicendogli: “Integrale!”  

§ 103 All’improvviso il soffitto dell’antro buio in cui mi trovavo cominciò ad  oscillare fortemente, avanti e indietro e poi da un lato all’altro. “Accidenti – pensai –  dove sono andato a cacciarmi!?”. Guardai le due colonne di sostegno: si  contorcevano ad ogni oscillazione del soffitto. Mi accorsi che dal soffitto cadeva in  quel momento uno stillicidio di acqua bionda proprio davanti a me39: proveniva da  una fessura; ma non era una spaccatura della roccia perché aveva i bordi aderenti,  neri, levigati e ondulati. Forse si trattava di un lento cedimento di quel ponticello da  armature, che avevo già visto dall’esterno, frontato contro 

38 Questa è un’altra espressione allegorica che fa intendere che se la vecchia madre brizzolata, la capostipite  degli ancestri, è raffigurata da un CEPPO, ossia da un tronco mozzato, perché la sua discendenza come specie  pura è estinta.  

39 Le sequenze, sempre raffigurate con immagini allegoriche, nascondono un certo realismo. Si tratta  probabilmente della rottura delle acque che dà inizio al parto.  

l’uscita della galleria per impedire il franamento del terreno. Non so perché, ma ero  certo che di là fosse l’uscita all’aperto, fuori da quella piccola galleria buia in cui mi  trovavo.  

“Prima che mi crolli tutto addosso – pensai – è meglio che vada fuori”. Mi fermai  all’ingresso del cunicolo e, voltandomi indietro, vidi dentro di esso scendere e salire di  alcuni centimetri quel soffitto storto.  

Come se ci fosse in me una doppia personalità, capivo che si trattava di un’illusione  ottica, perché sentivo di essere seduto sulla sedia e proteso in avanti. Mi raddrizzai,  controllai la mia posizione, il tavolo, la Bibbia, i mobili.  

La solita luce rosea mi impediva di distinguere bene. Vedevo bene, come alla luce del  giorno, solo sul video. Lo guardai di nuovo.  

Quell’antro semibuio era lì, ma ciò che mi era accaduto mi aveva sconcertato. –  Signore, se viene da Voi, fate che io capisca!  – Mi protesi di nuovo verso il quadro  pensando: “Cosa posso fare altrimenti? Se ritornassi in camera mia, la visione mi  inseguirebbe anche là. Farò la volontà di Colui che È. Già non mi costa niente ed è  uno spettacolo insolito. Anzi: forse l’unico al mondo”.  

Mi venne il desiderio di essere ripreso dall’illusione misteriosa di prima. 

§ 104 Intanto il soffitto oscilla ancora dentro quel pertugio. Contemporaneamente  qualcosa si muove dalla parte opposta, fuori del cunicolo, alla luce del sole. Dal lato  superiore del riquadro, occupato interamente dalla feritoia attraverso la quale posso  sbirciare all’esterno, vedo sporgere due stalattiti larghe, corte e rotonde, parallele e  uguali, di forma semicircolare con goccia sotto, di colore bruciato [sono i seni  penzolanti della vecchia madre curva in avanti con l’appendice dei capezzoli che, visti  frontalmente, sembrano gocce].  

Viene a frapporsi intanto un oggetto informe. – Quella sembra una zolla di loppa  secca, con steli bianchi e neri, – dissi – che scende e risale come se qualcuno dal di  sopra la scuotesse su e giù o forse è uno strano pennello largo da imbianchino, dalle  setole lunghe e disuguali, che in gergo vien detto ‘pennellessa’. Non riesco a vedere la  mano che lo scuote [è la ‘chioma’ scapigliata della vecchia madre vista frontalmente  mentre tiene la testa bassa]. –  

– Quel ciuffo, che pare erba secca, ora scende un po’ più basso e sembra attaccato ad  un pezzo di legno nero, informe e relativamente grosso [è il collo]. –   

– Viene ad agitarsi ancora un po’ più in basso.  –  

– Quel pennello ora mi sembra una maschera [perché la vecchia madre solleva la testa e  mostra il suo brutto volto]. –  

Infatti, ad un ripetersi del movimento, vidi il bianco degli occhi vivi della vecchia  intenta nel suo compito di levatrice e anche le sue pupille vivide che per un istante mi  hanno guardato.  

Compresi che quei movimenti erano un’espressione muta come se volesse ripetere...  un “Sì... sì... sì... esci... vieni fuori...”.  

Durante questi scossoni, intravedo all’esterno, rispettivamente all’estremità dell’uno e  dell’altro ramo mosso dal vento, [le braccia della levatrice] un tratto di alcuni centimetri di  una coscia biancastra e liscia, poi un altro tratto uguale dell’altra coscia simmetrica  dalla parte opposta [sono le cosce della partoriente].  

Finalmente rieccomi fuori e l’incubo finisce.  

Dagli scritti di  Don Guido Bortoluzzi  

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