«Rendere testimonianza alla verità»
(Gv 18, 37)
Non esiste virtù che la verità esoneri dal praticare. Ad ogni incrocio, infatti, la direzione giusta è immancabilmente quella della verità.
➥ Nelle nostre relazioni con Dio: nella preghiera personale e in quella pubblica; nei propositi e negli esami di coscienza; nella confessione e nella comunione; nello studio e nella predicazione.
➥ Nel trattare con il prossimo: con i membri della propria famiglia e con gli estranei; con i superiori e con gli inferiori; nell’organizzare la pastorale e nella direzione delle coscienze.
➥ Nel condurre noi stessi: quando torna conto e quando c’è da rimetterci; nell’ora delle grandi promesse e nel grigiore delle giornate anonime; nel tempo dell’entusiasmo e in quello dell’abbattimento.
➥ In ogni situazione: nel segreto e in pubblico; nel lavoro e nel gioco; nello scrivere e nel rispondere al telefono; nelle faccende domestiche e nel mondo degli affari.
Non illudiamoci troppo in fretta d’essere nella verità, perché la verità abbraccia ogni istante dell’esistenza, e ogni dimensione: nulla gli può essere sottratto, nulla va escluso.
Il conservarci fedeli alla verità implica da parte nostra:
✔ spirito di obbedienza, perché domanda un ossequio totale della mente e della volontà;
✔ spirito di povertà, perché richiede un santo disinteresse per ogni altro vantaggio;
✔ spirito di servizio, perché esige una umiltà e una dedizione a tutta prova;
✔ spirito di sacrificio, fino a saper morire per essa. Se tutti i cristiani sono chiamati a vivere per la verità, quale esigenza di verità dovrebbe prendere noi Sacerdoti e Religiosi, fatti segno di così grande predilezione?
Scelti tra gli uomini per perpetuare la sua stessa missione salvifica, che si estende sino ai confini del mondo e a tutte le genti, siamo tenuti al massimo impegno per una salvezza che è eterna.
Ma per poter illuminare, per essere creduti, seguiti... tutta la nostra vita deve apparire evangelica, vera, coerente.
Di Gesù è detto che «non si trovò inganno sulla sua bocca» (cf. 1 Pt 2, 22).
E a noi san Giovanni ricorda:
«Chi dice di dimorare in Cristo,
deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).
La sincerità è ciò che rende possibile la comunione tra gli uomini, la fiducia.
Dove manca la sincerità manca la credibilità.
Nei confronti del prossimo la nostra più grande sincerità è vivere come parliamo, confermare con la vita ciò che predichiamo, testimoniare la bontà del Vangelo.
Mostrare un Vangelo vivo e non solo scritto sulla carta o sui buoni sentimenti.
La maniera migliore per predicare il Vangelo, la più convincente, è proprio questa: viverlo!
Con tutta probabilità, anche se ci crediamo poco, è anche la maniera più facile.
Possiamo lambiccarci il cervello in mille ragionamenti, scrivere libri o predicare missioni e tridui... ma niente è più convincente di una vita santa, di una carità generosa, evidente; niente attira più di un cuore «mite e umile» (Mt 11, 29).
Con quale autorità e coraggio parleremo di Dio e delle esigenze del Vangelo se noi, Preti, non lo conosciamo, e i nostri comportamenti smentiscono le parole di santità e di perfezione, e ci dichiarano lontani da un serio impegno ascetico?
La prima forma di lealtà sta nel poter dire: «Parlo di ciò che conosco, che provo, che vivo; fate anche voi altrettanto; io ho creduto, ho sperimentato...». Perciò il confronto con il Vangelo diventi continuo ed immediato!
I pensieri e le azioni siano in sintonia con gli insegnamenti e gli esempi del Cristo!
Solo così non saremo impacciati nell’indicare la via della vita ai giovani e ai ragazzi, nel riprendere chi è nell’errore.
Il compito di rimanere fedeli con tutto l’impegno al nostro dovere, alla nostra missione, all’ufficio che ci è stato dato per un bene senza confini, è chiaro. Non siamo buoni o cattivi soltanto per noi stessi. Una lampada non è accesa perché rischiari solo se stessa: deve illuminare tutta la stanza in cui è posta, tutto ciò che la circonda (cf. Mt 5, 15).
Dio ci ha chiamati per la salvezza del suo gregge, ci ha reso responsabili dei suoi figli: ogni nostra sconfitta ha delle conseguenze imprevedibili.
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