lunedì 21 novembre 2022

VOGLIA DI PARADISO

 


LA VITA COME ATTESA DEI BENI FUTURI


La vita è attesa

Se il nostro stato definitivo non è quello presente, ma quello futuro, nel quale avremo beni inimmaginabili e superiori a ogni aspettativa, la nostra vita dovrebbe essere:

• una trepidante attesa,

• una gioiosa vigilia,

• una felice aspettativa dell'unica e attesissima festa che è l'Eternità, cioè il Paradiso.

I veri cristiani attendono perciò con ansia e gioia, vigilando e pregando.

Attendono, con fiducia, che si realizzi la «beata speranza».

La fiducia è accompagnata dal timore di non riuscire a raggiungere beni tanto ineffabili e trascendenti. L'apostolo Paolo ci invita a considerare il rischio al quale siamo esposti, e a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà che incontriamo, perché «il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne».

 

È attesa sospirata

Ma c'è di più: non dovremmo solo attendere, ma anche

- desiderare,

- bramare,

- sospirare la dissoluzione del nostro corpo mortale, per potervi costruire sopra la dimora definitiva.

L'Apostolo descrive il cristiano come una persona che geme nelle doglie del parto, e che quindi vive in uno stato di sofferenza e di travaglio.

Chi ci fa poi sospirare è lo Spirito Santo che abita in noi, e che per questo è chiamato «caparra della nostra eredità».

Egli ci spinge a sospirare la morte come desiderio intenso del vero e definitivo domicilio nel quale ogni nostra brama sarà appagata.


È attesa ansiosa

La Rivelazione aggiunge un ulteriore verbo: correre incontro; e ci dice che dobbiamo correre incontro alla meta con quell'impazienza che caratterizza l'urgenza di arrivare presto.

L'apostolo Paolo prende l'esempio del corridore, che corre velocemente, non vedendo l'ora di giungere al traguardo.

E l'apostolo Pietro invita il credente a comportarsi in modo conforme alla condizione di chi attende con impazienza la venuta del Signore, che ormai è vicino. Il giorno di questa venuta è detto la "Divina Parusìa", ossia la gloriosa manifestazione del Signore, il quale verrà non solo per incontrarci, ma anche per creare cieli nuovi e terra nuova, nei quali "abiterà la giustizia".

I beni promessi sono meravigliosi ed esaltanti: come non sentire un'incontenibile voglia di affrettarsi a raggiungerli?

Don Novello Pederzini


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