3° Il miracolo eucaristico di Ferrara
(1171)
Stasera, mentre ci portiamo con la fantasia e la fede nella bella città di Ferrara, ove troveremo, in ordine di tempo il terzo miracolo eucaristico, desidero disporre me stesso e voi cari ascoltatori e ascoltatrici ad accogliere nella fede il dono della divina presenza di Cristo nell'Eucaristia.
Quando ero seminarista, avevo imparato a recitare dopo la Comunione, una preghiera bellissima che qui voglio ripetere con amore e che mi pare tanto adatta al tema di stasera. Chi la conosce, - e molte persone, sono sicuro, la conoscono, - la reciti con me:
«Anima di Cristo santificami Corpo di Cristo salvami Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù esaudiscimi.
Dentro le tue piaghe nascondimi.
Non permettere che io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell'ora della mia morte chiamami: e comanda che io venga a te, affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen».
«Sangue di Cristo, inebriami».
Che bella invocazione! Con quanto amore l'avrà ripetuta San Gaspare del Bufalo, che, nella devozione eucaristica della Chiesa Cattolica, risplende come l'Apostolo del Preziosissimo Sangue di Gesù!
Papa Giovanni XXIII lo definì: «Il vero e il più grande apostolo del Sangue di Gesù nel mondo».
Ricordo volentieri questo Santo perché ha celebrato la messa sul mio altare quando fu ospite per 10 mesi nella mia Casa, qui a Bologna nel 1810, quando fu mandato al confino da Napoleone.
San Gaspare ha lasciato scritto queste parole: «Vorrei dare la vita per diffondere l'amore verso il Sangue di Gesù nel mondo intero! Vorrei avere mille lingue per intenerire ogni cuore verso il Sangue preziosissimo di Gesù!».
Il Sangue di Cristo è stato la vita del cammino ascensionale di S. Gaspare, la caratteristica della sua santità e della spiritualità dell'Istituto da lui fondato: i Missionari del preziosissimo Sangue.
«Conviene far conoscere - ha scritto ancora S. Gaspare - per quali vie il Sangue di Gesù monda le anime, e le santifica per mezzo principalmente dei sacramenti. E a scuotere l'insensibilità odierna conviene rammentare che questo Sangue si offre ogni mattina sull'altare e, in contrapposizione alle bestemmie, dobbiamo adorarlo e benedirlo!»
Facciamo nostra perciò - cari ascoltatori - questa devozione nella partecipazione attiva alla vita liturgica della Chiesa, che culmina nel Sacrificio della messa, il mistero pasquale per eccellenza, il mistero del Sangue di Gesù, nella adorazione di quel Sangue divino, contemplato nelle sue «sette effusioni» principali e infine nella offerta di questo Sangue prezioso per la gloria del Padre, che è il termine ultimo di ogni Eucaristia.
È proprio in una delle chiese affidate alla cura pastorale dei Missionari del preziosissimo Sangue che, con la fantasia, andiamo a Ferrara.
Conoscevo, anni fa, Don Carlo che era un caro amico, rettore della Chiesa di S. Maria in Vado a Ferrara. È morto all'improvviso alcuni anni fa, proprio di venerdì santo.
Ricordo che mi disse che Ferrara si chiamava così per la «fede rara» dei suoi lontani abitanti. Questa città degli Estensi, posta lungo la pianura solcata dal Po, - proprio nella Basilica di Santa Maria in Vado - custodisce il miracolo eucaristico avvenuto il 28 marzo 1171 nella primitiva chiesetta di S. Maria in Vado, così chiamata perché, come riferiscono le antiche cronache, vi stava, sopra un capitello, una bella e miracolosa immagine di Maria Santissima (detta di S. Luca), posta lungo la sponda sinistra del fiume «Ferraruolo».
Intorno al VII secolo, la devozione dei fedeli innalzò sul posto una chiesetta, proprio sul passaggio del fiume per cui prese il nome di «S. Maria del Vado», cioè del «guado».
In quel tempo fu affidata la cura e l'officiatura della cappellina ai Canonici Portuensi di Ravenna.
Ed ora ascoltate che cosa avvenne in tale primitiva chiesetta, il giorno di Pasqua (28 marzo 1171) mentre celebrava la messa della Resurrezione di Cristo il padre Pietro da Verona, priore. Erano presenti alla liturgia solenne altri tre preti, molti chierici e numerosi fedeli.
Giunto alla frazione del pane consacrato, mentre padre Pietro spezzava l'ostia, vide da questa sprizzare un fiotto di sangue che andò con le sue goccioline a macchiare la volticina bassa sopra l'altare della celebrazione.
Tutti gli astanti rimasero stupefatti di quell'evento improvviso e straordinario; comprendete bene, dalla particola consacrata, era uscito il Sangue di Gesù, così veemente da macchiare la piccola e bassa volta del coro, punteggiandola di gocce di sangue, visibile a tutti.
Quella volticina, chiaramente macchiata di sangue, racchiusa in un tempietto, costruito negli anni 1594-95, è a tutti oggi visibile nella monumentale Basilica di S. Maria in Vado, attualmente officiata, come ho detto dai «Missionari del Preziosissimo Sangue» di S. Gaspare.
Dell'accaduto furono informati immediatamente il vescovo Amato di Ferrara e l'arcivescovo Gherardo di Ravenna i quali constatarono con i loro occhi il sangue persistente del miracolo, cioè «il Sangue che vivissimo rosseggiava sulla volticina dell'altare».
Molte sono le testimonianze sull'autenticità del miracolo eucaristico, fra cui, il più antico, del 1197, a soli 26 anni di distanza, ad opera di Gerardo Cambrense trovato di recente dallo storico Antonio Samaritani.
Ma il documento più autorevole del 30 marzo 1442 è la bolla di Papa Eugenio IV il quale ritorna sulla narrazione del miracolo avvenuto a Ferrara.
Ma noi tralasciamo queste testimonianze, del resto tanto utili per confermare l'autenticità del prodigio, e andiamo piuttosto a visitare la splendida e monumentale Basilica di S. Maria in Vado, ove nel 1501 fu trasferita la volticina punteggiata dal Sangue prezioso di Gesù.
Alfonso LL d'Este, nel 1594-95 fece costruire il tempietto con due scale di marmo per consentire il facile accesso e la diretta visione del prodigioso Sangue. Saliamo anche noi e con gli occhi dello spirito contempliamo il prezioso tesoro. «Il Santuario di S. Maria in Vado è stato nel passato e nel presente meta continua di pellegrini, attirati «soprattutto» dal desiderio di mirare quella "Volticina" insanguinata».
Il Sangue eucaristico - noi ora meditiamo - è come la memoria vivente della Passione di Gesù Cristo.
La lancia, con la punta acuminata, ha trafitto il costato di Gesù, lacerato da quel terribile ferro! Dalla ferita aperta sprizzò fuori un rivolo di Sangue assieme ad alcune gocce di acqua.
Nel vocabolario ebraico, il sangue e l'acqua esprimono delle realtà autentiche.
L'acqua è l'elemento indispensabile di vita e di fecondità: dove l'acqua manca, la terra si inaridisce e lascia morire i viventi.
L'acqua è, indica lo spirito, la vita.
Il sangue è, per opposizione, il simbolo della realtà corporale dell'uomo: è principio di vita, di respiro e quando viene versato è prova di sacrificio, di morte.
Gesù ci ama con il suo cuore di carne e donando il suo sangue e l'acqua del suo costato, ha dato tutto per la nostra salvezza. Gesù è davvero quella fonte di vita, perché pur nella sofferenza e morte, è sempre il Dio vittorioso.
Per questo, nella sua prima lettera, San Giovanni afferma, «Il Figlio di Dio è venuto per l'acqua e il sangue, Gesù Cristo, non già nell'acqua soltanto, ma sì nell'acqua e nel sangue; e lo Spirito fa da testimone perché lo Spirito è verità. Così tre sono quelli che rendono testimonianza, lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono unanimi» (1Gv. 5, 6-8).
Il sangue zampillante dal Cuore ferito di Gesù, da una parte manifesta la suprema gravità del peccato nostro, ma dall'altra soprattutto la suprema espiazione per amore da parte del Signore Gesù:
«ecco fino a che punto ci ha amati!»
La lancia, infatti, brandita contro il divino Crocifisso grida tutto l'orrore del peccato degli uomini, dei nostri, dei miei peccati!
Gesù è venuto a donare la sua vita con amore, per amore, e il mistero del Suo Cuore trafitto fa apparire in maniera sbalorditiva fino a che punto l'amore ha reso Dio vulnerabile!
«Voi l'avete ucciso!» griderà S. Pietro. Gesù si è esposto al tiro dei colpi vibrati da noi peccatori: si è messo nelle nostre mani senza nessun riparo.
Immobilizzato da quattro chiodi, ha offerto il suo Cuore come bersaglio. E noi l'abbiamo aggredito, ferito, ucciso ...
Senonché l'amore di Gesù è più forte della morte: con le ultime gocce di sangue l'espiazione d'amore è compiuta.
Siete mai stati a Mantova? Nella Basilica di Sant'Andrea è conservata una preziosissima reliquia: dentro a due ampolle, che vengono esposte solo il Venerdì santo e, credo per la festa del Corpus Domini, sta la terra imbevuta del Sangue prezioso di Gesù che il soldato Longino ha raccolto dopo aver spaccato il petto a Gesù con la lancia che teneva in mano!
Stasera raccogliamo anche noi la dolcissima memoria del Sangue di Cristo e domani accostandoci al banchetto dell'Eucaristia prendiamo e beviamo la bevanda della nostra salvezza. Intanto preghiamo, come si prega nel Santuario del miracolo eucaristico di Ferrara: «Amabilissimo Gesù, Signore e Redentore pietoso delle anime nostre che a conferma della tua reale presenza nell'Eucaristia, hai voluto visibilmente far scaturire dall'ostia santa il prodigioso Sangue, lasciando le vestigia sulle circostanti pareti a pegno del tuo amore, ti adoriamo profondamente, e con il maggiore affetto del nostro cuore ti supplichiamo a volerci concedere, nell'infinita tua bontà, di non vacillare giammai nella fede verso l'augusto Mistero Eucaristico, onde meritare coi desideri e con le opere il frutto del tuo preziosissimo Sangue, a consolazione nostra nelle prove della vita, a soave conforto nell’ora della morte. Amen».
P. Giorgio Finotti dell ’Oratorio
Nessun commento:
Posta un commento