mercoledì 17 maggio 2023

L'Angelo avverte i Re dei piani di Erode

 


Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE 

(Dalla nascita di Maria Santissima alla morte di San Giuseppe).


L'Angelo avverte i Re dei piani di Erode


A mezzanotte ho avuto una visione. Vidi i re che riposavano a terra sotto le loro coperte, e accanto a loro vidi un giovane splendente: un angelo li stava svegliando, dicendo loro che dovevano partire subito, senza passare per Gerusalemme, ma attraverso il deserto, lungo le rive del Mar Morto. I re si alzarono dai loro letti e tutto il seguito fu in piedi in breve tempo. Uno di loro andò alla mangiatoia per svegliare Giuseppe, che corse a Betlemme per avvisare quelli che stavano lì; ma li incontrò sulla strada, perché avevano avuto la stessa apparizione. Ripiegarono la tenda, caricarono gli animali con i bagagli e tutto fu imballato e preparato con una rapidità sorprendente. Mentre i Re davano un commovente addio a San Giuseppe davanti alla grotta della Mangiatoia, una parte del seguito stava già partendo in gruppi separati per prendere la strada verso sud, per costeggiare il Mar Morto attraverso il deserto di Engaddi. I Re esortarono con forza la Sacra Famiglia ad andare con loro, dicendo che un grande pericolo li minacciava, e pregarono Maria di nascondersi almeno con il piccolo Gesù per non essere turbati per colpa loro. Piangevano come bambini e, abbracciando Giuseppe, pronunciavano parole molto toccanti. Montati sui loro cavalli carichi, si allontanarono attraverso il deserto, vidi l'angelo al loro fianco che indicava loro la strada, e presto furono fuori dalla vista. Si allontanarono di circa un quarto di lega l'uno dall'altro, poi verso est per una lega, e infine svoltarono verso sud. Ho visto che passarono per una regione che Gesù attraversò in seguito, al ritorno dall'Egitto, nel terzo anno della sua predicazione. 

L'avvertimento dell'angelo ai re era giunto appena in tempo, perché le autorità di Betlemme erano decise ad arrestarli proprio quel giorno, con il pretesto che disturbavano l'ordine pubblico, a rinchiuderli nelle profonde prigioni sotto la sinagoga e poi ad accusarli davanti al re Erede. Non so se lo facessero per ordine segreto di Erode o se lo facessero loro stessi per eccesso di zelo. Quando questa mattina si seppe della fuga dei re, nella valle tranquilla e solitaria dove si erano accampati, i viaggiatori erano già vicini al deserto di Engaddi. Nella valle c'erano solo le tracce di impronte di animali e qualche palo usato per montare le tende. 

L'apparizione dei re aveva fatto molta impressione a Betlemme e molti si erano pentiti di non aver accolto Giuseppe. Altri parlarono dei Re come di avventurieri trasportati da strane fantasie. 

C'era chi pensava, invece, di trovare un qualche collegamento con i racconti dei pastori sull'apparizione degli angeli. Tutte queste cose indussero le autorità di Betlemme, forse su istigazione di Erode, a prendere provvedimenti. Ho visto tutti gli abitanti della città riuniti in assemblea al centro di una piazza della città, dove c'era un pozzo circondato da alberi di fronte a una grande casa, alla quale si saliva con dei gradini. Proprio da questi gradini fu letto una sorta di proclama, in cui si proclamava contro le cose superstiziose e si vietava di recarsi alla dimora di chi diffondeva tali dicerie. Quando la folla si fu ritirata, vidi Giuseppe andare in quella casa, dove era stato chiamato, e lo vidi interrogato da alcuni anziani ebrei. Lo vidi tornare alla mangiatoia e tornare davanti al tribunale degli anziani. La seconda volta aveva con sé un po' dell'oro che i re gli avevano dato e lo consegnò a quegli uomini, che poi lo lasciarono solo. Mi è sembrato quindi che tutto questo interrogatorio non avesse altro scopo che quello di estorcergli una manciata d'oro. 

Le autorità avevano fatto mettere un tronco d'albero per bloccare la strada che portava alla zona del Presepe. Questa strada non portava fuori dal paese, ma iniziava nella piazza dove la Vergine si era fermata sotto il grande albero, oltre un muro. Lasciarono una sentinella in una capanna accanto all'albero e misero delle corde sul sentiero, che facevano suonare una campana nella capanna della sentinella, permettendo loro di fermare chiunque cercasse di passare. La sera vidi un gruppo di sedici soldati di Heredes che parlavano con Giuseppe. Erano stati mandati lì a causa dei tre re, come se fossero dei disturbatori della quiete pubblica. Non trovarono altro che silenzio e pace ovunque, e nella grotta videro solo una povera famiglia. Poiché era stato ordinato loro di non fare nulla che potesse attirare l'attenzione, tornarono come erano venuti, riferendo ciò che avevano visto. Giuseppe aveva già preso i doni dei re e le altre cose che avevano lasciato prima della loro partenza, riponendoli nella grotta di Maracana e in altre grotte nascoste sulla collina del Presepe. Le grotte esistevano fin dai tempi del patriarca Giacobbe. All'epoca in cui c'erano solo poche capanne nell'attuale piazza di Betlemme, Giacobbe aveva piantato la sua tenda sulla collina del Presepe. 

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