giovedì 3 agosto 2023

I FIORETTI DI SAN GASPARE

 


Hanno più fame di me

L'amore di Dio andava sempre riscaldando il cuore del piccolo Gaspare e lo rendeva più operoso. Avendo egli avuto rigoroso divieto di macerarsi le carni col cilizio, trovò altre forme per mortificarsi. Così si diede a digiunare il venerdì, limitando il cibo alla sola minestra e ad un pezzetto di pane. Altrettanto faceva durante la quaresima, nelle vigilie, nel mese mariano per «fioretto» alla Vergine.

Annunziata era costretta a vigilare con la massima attenzione, e, a volte, anche a far la voce grossa: «Alla tua età, non sei obbligato al digiuno!» Ed egli di rimando: «Se ho 1'età per peccare, l'ho anche per digiunare! » Ma quando leggeva tanta preoccupazione sul volto della madre, la carezzava e diceva:

«Su, mamma, non vi agitate, state serena, mangerò...

Sappiamo che la famiglia Del Bufalo abitava nel «cortile antico» del Palazzo Altieri e che le finestre delle due modeste stanze, difese da robuste inferriate, davano su via della Gatta e sul vicolo di S. Stefano del Cacco. Attraverso quelle grate il ragazzo poteva scorgere il panorama delle grandi miserie umane della sua Roma. Accattoni sudici e nauseanti, storpi e minorati d'ogni specie, che facevano tanto ribrezzo! Ad essi s'univano veri disoccupati e fannulloni di mestiere dediti all'accattonaggio; non mancavano ladri e truffatori. Le barbacce e i capelli incolti brulicanti d'insetti e i corpi, a malapena ricoperti di stracci, lasciavano intravedere piaghe rognose e purulente non curate. Alcuni, specie d'estate, passavano anche la notte sdraiati su quelle vie sudice e insicure.

L'occhio di Gasperino li passava in rivista, il cuore gli si stringeva e qualche lacrima gli bagnava le ciglia. «Poveretti! Io ho tutto: affetto, pulizia, cibo.

Loro nulla!» Dal profondo del suo animo generoso sorse naturale l'impulso di far subito qualcosa, almeno per aiutarli un po'.

Fece un cenno con la mano, come un timido invito, e di tra le sbarre passò un po' di cibo. Come succede sempre, quel primo tenue soccorso fu un richiamo. Si diffuse la notizia e i poveri si moltiplicarono. «A Palazzo Altieri c'è un principino tanto buono!» Ormai quell'aiuto divenne un diritto! Se le vetrate, a quella data ora, non s'aprivano, era un picchiar di bastoni forte e prepotente sull'inferriata: un baccano infernale. Allora Gaspare, di corsa, faceva man bassa di quanto poteva arraffare ed accorreva. Non distingueva cosa da cosa e spesso dava fondo anche a ~uanto era destinato al pranzo o alla cena della famigliola. Era davvero commovente vederlo privarsi anche di qualche dolciume: un vero eroismo per un ragazzo della sua età!

Non poche volte diventava egli stesso un accattone per poter dare di più. A Maria e ai piccoli amici diceva: «Su, procurate anche voi qualcosa per chi muore di fame...».

I poveri avevano ormai studiato ogni abitudine del loro piccolo benefattore e all' approssimarsi dell' ora di scuola, si dicevano: «Su, andiamo, il santarello sta per uscire.» «A me, a me...» gridavano in coro, e Gaspare estraeva la colazione che di soppiatto aveva infilato nella cartella, facendo credere alla mamma d'averla mangiata, e la dispensava. La stessa fine faceva qualche mezzo baiocco che gli veniva regalato nelle ricorrenze.

Una mattina Annunziata, scoprendo il trucco, lo sgridò con severità. Se avesse continuato a quel modo sarebbe diventato tisico. Gaspare col più genuino candore le rispose: «Mamma, quei poveretti hanno più fame di me!».

La buona mamma, con apprensione, ma anche con intima gioia, serbava tutte queste cose nel suo cuore.


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