giovedì 1 agosto 2024

Il Dogma dell'Inferno.

 


O figliuoli! figliuoli miei! Non andate all'Inferno! Non andate all'Inferno!


Monsignor de Ségur narra un caso molto singolare, avvenuto verso il 1830 nella scuola militare di Saint-Cyr. L'abbate Rigolot dava gli esercizii spirituali a quei giovani, che si radunavano in cappella, prima di salire al dormitorio. Una sera, dopo aver parlato dell'Inferno, tornava egli con una bugia in mano alla propria stanza, e nell'aprirne l'uscio udì chiamarsi da uno che lo seguia su per le scale. Era un vecchio e baffuto capitano, che si fece ironicamente a dirgli: Scusate, abbate mio, voi ci avete fatto testè un magnifico discorso sull'Inferno; ma solo avete ommesso di farci sapere, se vi avremo a cuocere in pignatta, o a spiedo, o alla graticola; vorreste dirmelo? Il sacerdote, veduto con chi avesse a fare, lo mirò fiso; ed appressandogli al naso la candela, rispose tranquillamente: Voi lo vedrete, capitano; e senza più si serrò in camera. Sopravvenne a non molto la rivolta di Parigi, i cappellani militari furono tolti, ed il Rigolot mandato dal suo Arcivescovo ad altro posto, non meno onorevole. Un venti anni appresso, conversava egli tra gran numero di persone in una sala, quando si vede salutare da un vecchione in bianchi mustacchi, che gli domanda, se egli è 1'abbate Rigolot, già cappellano di Saint-Cyr; e udito, che sì, ripiglia commosso: Deh lasciate che vi stringa la mano, e vi esprima tutta la mia riconoscenza! Voi mi avete salvato! - Io? come mai? - Come? Non mi ravvisate voi? Non vi sovviene del capitano, istruttore della scuola, che all'uscire di un ragionamento sull'Inferno vi mosse una molto ridicola domanda, e voi appressandogli al naso la bugia, rispondeste: Lo vedrete? Sono io quel desso, D'allora in poi quella parola mi tenea dietro dappertutto, come il pensiero che andrei a bruciar nell'Inferno. Dieci anni resistetti, ma infine dovetti arrendermi; mi sono confessato, sono tornato cristiano, alla militare, cioè tutto di un pezzo. A voi debbo sì bella ventura, e sono in gran maniera contento di potervelo manifestare. Il padre de Bussy della Compagnia di Gesù dava in non so quale città della Francia una missione, che mise in commovimento tutto quel popolo. Era presso Natale, e facendo gran freddo, la stanza dove il predicatore accoglieva gli uomini era scaldata da una buona stufa. Quivi il buon Padre vede farsegli avanti un giovane, a lui raccomandato in causa del suo mal costume e degli empi suoi vantamenti; ond'egli sapendo di che si trattava: Venite, mio buon amico, disse gaiamente, non abbiate paura, che io non confesso veruno per forza; sedete, e discorriamo a un poco riscaldandoci. In questo dire, aperta la stufa, vi scorge quasi consumate le legna; però dice al giovine: Di grazia, prima di porvi a sedere date qua un paio di stecconi da rifornire il fuoco. Quegli, benché alquanto meravigliato, fece; e l'altro: Metteteli dentro, ma fino al fondo. E come il giovine introducea la legna per l'apertura, il Padre di repente gli afferra il braccio e ve lo spinge bene avanti. Mise un grido, quel poverino, e balzò indietro dicendo: Che è questo? Siete in senno? Volete bruciarmi? Ed a lui: il Missionario tranquillamente: Che dunque, mio caro? Bisogna bene avvezzarvici; giacché nell'Inferno, a cui vi conduce il vostro modo di vivere, avrete a bruciare, non solo in un braccio, ma in tutto il corpo; e questo fuocherello è un nulla in comparazione dell'altro. Su, su, amico mio, coraggio; conviene assuefarsi a tutto. Il giovane libertino se ne andò, rifletté, e sì di proposito, che a non molto rivenne al Padre, il quale lo aiutò a rimondar l'anima delle colpe ed a rientrare nella buona via .

Io non esito punto a sostenere, soggiunge il Ségur, che tra mille, tra dieci mila uomini, viventi lungi da Dio e perciò sulla strada dell'Inferno, neppur uno per ventura si troverebbe capace di tollerare la prova del fuoco; neppur uno sì stolto da accettare il patto seguente: Ti è concesso di abbandonarti durante un anno a tutte le tue passioni, di soddisfare a tutti li tuoi capricci; purché al fine passi un giorno, anzi un'ora sola nel fuoco. No, lo ripeto, niuno ardirebbe accettare un tal patto. Ne volete una prova? Udite la storia di tre figliuoli di un vecchio usuriere. Un padre di famiglia, fattosi ricco con ingiustizie patenti, venne a termine di vita, e tuttavia non potea risolversi a restituire, pensando; Se io restituisco, che sarà de' miei figliuoli? Il confessore, a salvezza di quel meschino, si apprese ad un molto accorto partito. Gli disse che se volea guarire, un rimedio semplicissimo era pronto, ma caro, molto caro. Costi quel che costi, rispose animato il vecchio, non importa. Di che si tratta? - Di far colare sulle parti del vostro corpo incancrenito del grasso di una persona vivente. Ah, disse il pover uomo sospirando, temo assai di non trovare alcuno al bisogno. Ve ne offro modo, oppose quietamente il sacerdote. Chiamate vostro il figliuolo maggiore, che vi ama e deve essere vostro erede, e ditegli: Figliuol caro, tu puoi salvare al vecchio tuo padre la vita, se acconsenti a lasciarti abbruciare una mano per un solo quarticel d'ora. Se egli si rifiuta, volgetevi al secondo con promessa di farlo vostro erede in luogo del primo. Se questi ancora non vuole, il terzo accetterà senza dubbio. La proposta si fece successivamente ai tre, che l'uno dopo l'altro la respinsero spaventati. Allora disse il padre: Come! Vi spaventa un istante di dolore per salvarmi la vita? E io per mantener voi agiati dovrò bruciare nell'Inferno eternamente? Per fermo, sarei troppo stolto? Laonde senza più altro riguardo, affrettossi a restituire il mal tolto. Egli ebbe ragione, ed i suoi tre figli ancora: poiché il lasciarsi bruciare una mano non più di un quarticello, sia pure per salvare la vita di un padre, è sacrificio al di sopra delle forze umane. Nel 1844, scrive ancora il Ségur, ho conosciuto nel seminario di san Sulpizio un molto insigne professore, del quale ognuno ammirava l'umiltà e lo spirito di mortificazione. Era l'abbate Pinault,  che da secolare avea insegnato nelle più alle scuole politecniche; e nel seminario faceva i corsi di fisica e chimica. Un giorno durante un esperimento, il fosforo gli prese fuoco in mano, e questa in un istante si trovò involta di fiamme. Indarno si provò il disgraziato a spegnere coll'aiuto degli scolari il fuoco; e per eccesso di dolore perdette i sensi. La mano orribilmente abbrustolata, a temperarne in alcun modo lo spasimo, fu immersa in un secchio di acqua, e per tutto un giorno ed una notte il paziente, ritornato in sè, non potè a meno di mandare un continuo grido straziante; e quando ad intervalli gli riusciva di articolare parola, ripetea ai tre o quattro alunni che lo assistevano: O figliuoli! figliuoli miei! Non andate all'Inferno! Non andate all'Inferno!

del R. P. SCHOUPPES S.J. 

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