domenica 20 ottobre 2024

LA BUGIA

 


Chi non sa che la bugia è uno dei peccati più comuni fra gli uomini? Con quale facilità, purtroppo, si dice o si fa intendere all'altro una cosa per un'altra!  

Nel commercio o nell'ufficio, in famiglia o a scuola, al mercato o in fabbrica: quante bugie, slealtà o sotterfugi! Chi potrà numerarle se non Dio solo?  

D'altra parte si è molto superficiali nel considerare la bugia come peccato da poco. E quindi non ci si preoccupa tanto di dir bugie ad ogni occasione di comodo.  

Si dirà che sono soltanto bugie di scusa o bugie senza danno o bugie utili ad evitare un male.  

Ma san Pio da Pietrelcina diceva che «le bugie di scusa sono le giaculatorie del diavolo»; e ad una penitente che gli chiedeva:  

- Padre, le bugie di scusa non si dicono?  

Egli rispose seccamente: - No!  

- Ma, padre, non portano danno!  

- Se non portano danno agli altri - ribatté san Pio - lo portano all'anima tua: Dio è verità!  

  

È figlia del diavolo  

«Il diavolo è bugiardo, è padre della bugia» (Gv.8,44). Ecco chi è il vero padre delle nostre bugie! È lui che ci offre tutte le menzogne che noi distribuiamo di qua e di là con tanta disinvoltura. Poveri noi!  

Se ci rendessimo conto di questa realtà comprenderemmo la sensibilità dei Santi nell'opporsi con tutte le forze ad ogni menzogna, per non aver nulla a che fare con il «padre della bugia».  

L'angelico ragazzo Guido di Fontgalland, prediletto della Madonna, provava un sincero orrore per ogni minima bugia.  

Una volta la mamma aveva detto alla domestica: «A chiunque oggi mi voglia, dirai che sono uscita». Appena Guido udì queste parole della mamma, ebbe un sussulto, si voltò alla mamma e gettandole le braccia al collo disse: «Mamma, perché dici le bugie: la tua e quella della cameriera? ... Io sarei più contento di aver male ai denti, piuttosto che dire una cosa non vera».  

Meglio soffrire per la verità che godere per la menzogna. Meglio la sofferenza con Dio che il piacere con il demonio.  

«Sì sì, no no»  

Dio è luce di verità. Il diavolo è tenebra di menzogna. L'anima sincera è luminosa. L'anima menzognera è tenebrosa.  

Noi cristiani dobbiamo essere «figli della luce» (Gv.12,36); Gesù ci ha detto che il nostro parlare deve essere schietto e leale: «Sì sì, no no» (Mt 5,37).  

Parlare con inganno mascherando la verità è l'arte malvagia del «serpente antico» (Ap.12,9) che ingannò Adamo ed Eva nell'Eden (Gn.3,17). In questo consiste la bugia: dire il contrario di ciò che si pensa con l'intenzione di ingannare.  

«Non dire falsa testimonianza» (Lc 18,20) è il Comandamento di Dio che ci mette in lotta contro «il padre della bugia». Dobbiamo essere energici per parlare sempre con verità, ad ogni costo.  

San Giovanni Canzio, un prete polacco, una volta venne depredato dai briganti. Gli tolsero tutto quello che aveva nelle tasche, e gli chiesero infine: «Avete altro?».  

«No», rispose il Santo. I briganti se ne andarono. Ma san Giovanni Canzio si ricordò all'improvviso di aver cucito alcune monete nel vestito. Rincorse i briganti, e offrì loro anche queste. I briganti rimasero così edificati, che non solo rifiutarono, ma gli restituirono tutto quello che gli avevano tolto.  

 

«Profanazione della parola»  

Il Catechismo si dilunga, giustamente, a parlare della menzogna, presentandola sotto aspetti diversi nei suoi contenuti di peccato.  

«La menzogna è l'offesa più diretta alla verità.  

Mentire è parlare e agire contro la verità per indurre in errore chi ha il diritto di conoscerla ...» (n. 2483).  

«Se la menzogna, in sé, non costituisce che un peccato veniale, diventa mortale quando lede in modo grave le virtù della giustizia e della carità» (n. 2484).  

«La menzogna è una profanazione della parola, la cui funzione è di comunicare ad altri la verità conosciuta» (n. 2485).  

«La menzogna è un'autentica violenza fatta all'altro. Lo colpisce nella sua capacità di conoscere, che è la condizione di ogni giudizio e di ogni decisione. Contiene in germe la divisione degli spiriti e tutti i mali che questa genera» (n. 2486).  

Attenti alle bugie, dunque! Esse sono causa di tanti mali spirituali e temporali. 

 

«Lingua d'impostura»  

È vero che molte volte la verità ci costerà disagi o dolori anche gravi. È vero. Ma che cosa è ciò di fronte all'offesa a Dio? Di fronte al giudizio e ai castighi di Dio?  

«La tua lingua è come lama affilata  

artefice di inganni.  

Tu preferisci il male al bene,  

la menzogna al parlare sincero.  

Ami ogni parola di rovina,  

o lingua di impostura.  

Perciò Dio ti demolirà per sempre» (Sal.51,4-7).  

Sant' Andrea Avellino era un avvocato. Una volta, nel difendere una causa, si lasciò sfuggire una lieve bugia. Era rattristato per questa debolezza, quando gli capitò anche di leggere questo versetto della Scrittura:  

«La bocca che dice menzogne uccide l'anima» (Sap.1,11).  

Non esitò oltre. Sospinto da una grazia impetuosa, si ritirò dal mondo, si fece religioso, e divenne santo. Fu il premio della sua delicatezza di coscienza.  

Facciamo nostra questa bella massima di san Vincenzo de' Paoli: «La nostra lingua deve esprimere al di fuori le cose, come le abbiamo dentro; altrimenti, bisogna tacere».  

Dire la verità, o tacere.  

 

«La Vergine in ascolto»  

Se tutti leggessimo e meditassimo la pagina dell'epistola di san Giacomo sulla lingua, ameremmo certamente di più il silenzio e staremmo più attenti a usare questa lingua che spesso «è un fuoco, è il mondo dell'iniquità ...: è un male ribelle, è piena di veleno mortale» (Gc.3, 6 e 8).  

Bugie, falsità, errori, calunnie, maldicenze, offese, turpiloquio, bestemmie ...: tutto passa per la lingua. E quanto spesso il nostro parlare è infetto di tali mali, senza che neppure lo vogliamo!  

Guardiamo alla Madonna, invece. Quanto silenzio nella sua vita! Silenziosa e luminosa, Ella compare nel Vangelo e sta accanto a Gesù mentre «conserva tutte le parole meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).  

Giustamente il papa Paolo VI l'ha chiamata «Vergine in ascolto» (Marialis cultus, n. 17), presentandola quale modello perfettissimo della Chiesa nell'incessante rapporto con Dio, non turbato da «parole vane» (Ef.5 ,6) né profanato da «parole mendaci» (Prv.30,8).  

Padre Stefano Manelli

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