Bontà e Unità nel mistero della Incarnazione.
Sembra che vi sia qui una lotta manifesta e una opposizione tra le due perfezioni supreme della divina Essenza: tra la Bontà e la Unità. La Unità vuole che questa opera sia unica: la Bontà invece vorrebbe estenderla e comunicarla a vari soggetti. Dio, infatti, essendo una viva fonte di emanazioni continue fuori di se stesso, la sua bontà tende naturalmente ad espandersi e comunicarsi senza fine e senza limiti. Così la luce si diffonde sino all’infinito se non trova opposizione e resistenza. Chi non crederebbe dunque che questa sublime comunicazione della divinità che rende tanta gloria a Dio e tanto onore al mondo, ed è in se stesso così amabile, ammirabile, adorabile, ed appetibile, chi non crederebbe che dovesse essere estesa a vari soggetti, del pari che la comunicazione della natura, della grazia e della gloria? Ma è pur ragionevole che si trovi la pace nel Trono di Dio stesso tra le divine Perfezioni riguardo a questo mistero che è Mistero di Pace, mistero che mette la pace tra il Cielo e la terra, tra Dio e gli uomini.
Perché Dio ha voluto in questo suo capolavoro usar riguardo alla Bontà ed alla Unità: onorare la sua Bontà compiendovi la più grande, più ricca, più intima ed abbondante comunicazione di se stesso che la sua Potenza Divina possa fare fuori di se stessa: e onorare la sua Unità risolvendo di non più fare al mondo nulla che sia simile a questo mistero singolare. Così Dio non ha voluto privare la sua Unità suprema del suo diritto e del potere di appropriarsi quest’opera grande ed ha voluto rialzare questo suo capolavoro con tale Unità che lo rende caro e prezioso, unico e incomparabilmente commendevole.
Card. Pietro de Bérulle
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