venerdì 31 gennaio 2025

Dobbiamo spogliarci dello spirito del mondo

 


ESERCIZI PREPARATORI 

alla Consacrazione a Maria SS. 


TERZA BEATITUDINE: 

Beato chi piange  

 

1. Il grande paradosso.  E' sempre il contrasto che domina, e il contrasto più stridente, tra lo spirito di Dio e del mondo. Ogni parola che esce dal labbro di Gesù, come espressione del suo spirito, è una condanna sempre più aperta e più forte dello spirito del mondo.  

Chi infatti tra gli uomini, tranne che Gesù, ha pensato di chiamare beato chi piange? Non è soltanto la filosofia carnale di Epicuro che ha fatto del godimento la beatitudine dell'uomo sulla terra, ma è la stessa nostra natura che, insaziabile di godimento per il bisogno innato della felicità, sente di esser fatta per la gioia e non per il dolore, non per le lagrime, ma per la felicità.  

Eppure Gesù grida anche su questo punto il suo grande paradosso, così consolante per la natura umana sofferente: Beati quelli che piangono! Egli non teme di rovesciare ciò che sta in cima a tutti i nostri pensieri, come non teme di mettere al suo posto ciò che è lontano da tutti i nostri desideri. Loda ciò che il mondo biasima per natura. Condanna ciò che è cercato da tutti. Non si contenta di smentire ciò che gli uomini sono d'accordo nell'insegnare; si mette contro tutto quello che essi si credono in dovere di pensare e di fare.  

Lo spirito di Gesù come è in opposizione con lo spirito del mondo! Quando questo spirito malvagio sarà cacciato inesorabilmente da noi? Quanto è difficile spogliarsene del tutto! E' impossibile, anzi, che si riesca senza lumi speciali, senza un aiuto straordinario. Ma donde avere questi lumi, come ottenerli questi aiuti se non per mezzo di Colei che ha fatto sì che si alzasse su di noi quel Lume che non verrà mai meno, Gesù Cristo, e in Lui e per Lui ci ha dato ogni grazia?  

 

2. Il pianto che fa beati. - E' detto che i Beati non sono quelli che ridono, che guazzano nel piacere, che si affondano nella gioia, ma quelli invece che piangono ... Ma, senza dubbio, non è il pianto per se stesso, non le lagrime sparse per un motivo qualsiasi che bastano a renderci beati e ad assicurarci la ricompensa promessa a chi piange. Non tutte le lagrime bastano a renderci beati e ci fanno degni del premio che è riservato a chi piange, ma quelle soltanto che sono versate in ispirito di fede e per motivi santi.  

Beate adunque le lagrime che l'anima sparge sopra di sé e sopra i propri peccati, sulla propria ingratitudine e sulla poca corrispondenza alla misericordia di Dio ..., sulla miseria a cui ci ha ridotti il peccato originale il quale ci rende, nostro malgrado, tanto opposti a Dio e così resistenti alle dolci attrattive della sua grazia, alla Carità ineffabile del suo Cuore divino. Noi Beati, se piangeremo in questo modo, saremo consolati in eterno da Dio.  

Ma non limitiamo a noi soli il nostro sguardo. Noi dobbiamo piangere ancora sugli altri i quali, in forza della carità di Gesù Cristo, sono diventati tutti nostri fratelli. Dobbiamo piangere sulla cecità in cui vive non solo la maggior parte degli infedeli, degli eretici, dei scismatici, ma dei cristiani stessi e persino delle persone religiose, alle volte; cecità che loro impedisce di conoscersi e quindi anche di conoscere il grande mezzo che noi abbiamo in Maria per riuscire a toglierci dalla nostra estrema miseria e renderci più facile e più sicuro il possesso dell'eterno Regno 10.  

Perché poi queste lagrime non siano infeconde, rendiamoci ben conto del dovere che abbiamo di non lasciar passare occasione alcuna per comunicare ad altri il tesoro che noi abbiamo ricevuto in Maria, affinché, come tutti siamo in Cristo figli di Dio, suo Padre, così siamo tutti, ad esempio di Lui, figli di Maria, sua Madre.  

Servo di Dio B. SILVIO GALLOTTI

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