venerdì 28 febbraio 2025

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


Persone perbene

Mi rivolgo ora a te che in qualche misura credi, e che, almeno sultuariamente, frequenti la Messa domenicale. Forse ti è capitato talvolta di pensare che per essere buoni cristiani basta credere in Dio e comportarsi bene nella vita.  L'importante - si dice - è non fare del male agli altri, rispettare tutti, compiere con coscienza il proprio dovere..., il "resto" ha importanza relativa; se uno si sente di farlo..., se ne ha il tempo o la voglia…, ma non è così necessario.  E il "resto" comprende anche "frequentare la chiesa, confessarsi, andare a Messa...".  Sì, ogni tanto, nelle occasioni solenni, ci vogliono anche queste cose, sono formalità molto utili, ma l'essenziale rimane sempre quel "comportarsi bene nella vita".

 Allargando il ragionamento, si arriva a giustificare, in nome della “buona condotta”, situazioni gravemente sbagliate.  Succede, ad esempio, che un figlio venga giudicato un "bravo ragazzo" perché non si droga, non perde esami a scuola, è abbastanza educato...; "E' vero, - commenta rassegnato il genitore - non va tanto (cioè mai!) in chiesa, convive con la sua ragazza..., ma sa come sono i giovani oggi!...".

Anche qui la cosa giudicata importante è comportarsi da persone civili, educate,  che non fanno male a nessuno; insomma, ciò che conta è "comportarsi bene nella vita".  Il ragionamento è perfettamente in linea con il moralismo laico, che pretende affermare una morale senza Comandamenti.

 Simili ragionamenti, se confrontati con la verità morale proclamata nei Comandamenti e con il fine soprannaturale al quale Dio ha voluto chiamare l’uomo, appaiono come un errore tremendo.  Essi nascondono l’inganno diabolico di credere che basti la "buona condotta" di persone civili per considerarsi giusti; in altre parole - con termini cristiani - credere di poter andare in Cielo con le nostre forze, di guadagnarci la Vita Eterna con le nostre benemerenze terrene, con l'attestato di "persone perbene" che non hanno mai fatto male a nessuno.

Ferdinando  Rancan

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