Da dove viene questa acuta e precoce sensibilità liturgica che sembra caratterizzarla?
La ringrazio per il complimento. Sono convinto che l'esempio degli Spiritani sia stato decisivo. Quando ero chierichetto, osservavo con grande attenzione la delicatezza e il fervore con cui i sacerdoti del mio villaggio celebravano la messa quotidiana. In questo senso, si può dire, senza essere falsi, che fin da piccolo ho avuto modo di capire la necessità di adorare Dio in modo spirituale, santo e piacevole. A Messa siamo innanzitutto presenti davanti a Dio. Se non rivolgiamo il nostro sguardo radicalmente verso di Lui, la nostra fede diventa tiepida, incostante e insicura. A Ourous, quando ero chierichetto, ho imparato gradualmente a entrare nel mistero eucaristico e a capire che la Messa è un momento unico nella vita dei sacerdoti e dei fedeli. Il culto divino ci portava fuori dall'ordinario. Con i miei occhi di bambino, avevo la sensazione che nel momento in cui il sacerdote, guardando verso Oriente, alzava l'ostia consacrata verso il cielo, fosse letteralmente assorbito da Cristo.
Ho potuto anche capire l'importanza dei momenti di silenzio durante la liturgia. Un sacerdote deve lasciare un posto importante nella sua vita al silenzio: è fondamentale che possa rimanere attento a Dio e alle anime a lui affidate. Nella formazione monastica è estremamente importante per un sacerdote imparare a non parlare senza motivo. Perché la predicazione implica il silenzio. Nel rumore, il sacerdote perde tempo: le chiacchiere sono una pioggia acida che finisce per rovinare la nostra meditazione. Il silenzio di Dio deve insegnarci quando parlare e quando tacere. Quel silenzio che ci porta a entrare nella vera liturgia è un momento per lodare Dio, per confessarlo davanti agli uomini e per proclamare la sua gloria. Ricordo che la domenica tutti gli abitanti del villaggio custodivano con zelo i loro lunghi tempi di preghiera personale. Eravamo alla presenza della Presenza.
Infine, il mio senso della liturgia ha acquisito maturità e profondità con l'avanzare dell'età, soprattutto durante gli anni del seminario. Come africano, non c'è dubbio che ho ereditato quella gioiosa soggezione a tutte le realtà sacre. Durante le celebrazioni religiose pagane, dopo le danze e il trambusto dei festeggiamenti arrivano i momenti sacri delle libagioni sacrificali che impongono il silenzio assoluto.
Durante gli anni di seminario e dopo l'ordinazione, la mia certezza si è rafforzata. Ho capito che il modo migliore per stare con il Figlio di Dio fatto uomo è la liturgia. Nella Messa il sacerdote si trova faccia a faccia con Dio. La Messa è la cosa più importante che dobbiamo vivere. E l'ufficio del breviario ci prepara ad essa.
In gioventù non ho avuto la fortuna di conoscere la ricchezza liturgica che si può trovare nei monasteri. Si può dire che in Europa ci sono molti cristiani che non apprezzano il tesoro unico che le abbazie rappresentano. Tuttavia, la pausa liturgica e il senso di sacralità degli Spiritani della mia infanzia mi hanno fatto pregustare l'incomparabile bellezza delle celebrazioni benedettine.
Nell'Antico Testamento gli Ebrei si sono sempre avvicinati a Dio con timore e venerazione. Ho cercato di imitarli. Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è la liturgia.
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