domenica 20 aprile 2025

L'eternità è senza confronto.

 


TEMPO ED ETERNITÀ 


Dal detto fin qui si ricava la terza qualità dell'eternità ed è non aver essa alcun paragone. Come non si dà paragone alcuno tra il finito e l'infinito, così neppure tra il tempo e l'eternità; come è tanto lontano dalla grandezza di Dio un granello di arena, quanto il monte Olimpo, così tanto sono distanti dalla eternità mille anni, quanto un batter d'occhio. Per ciò disse Boezio che somiglia più un momento a diecimila anni che non diecimila anni all'eternità. 

Non v'è accrescimento che ci dichiari la grandezza dell'eterno, né esagerazione che ci spieghi la meschinità del temporale o la brevità del tempo. Per questo, Davide, pensando al tempo che era passato dalla creazione, chiamò giorni i secoli che erano passati fino al suo tempo, dicendo: Ripensai ai giorni antichi (Sal.76, 6). E non ha esagerato chiamando giorni i secoli, giacché in altra parte aveva detto, che mille anni dinanzi a Dio erano come un giorno passato ieri, sicut dies hesterna. Ancora più vivamente significò la stessa cosa San Giovanni, quando chiamò ora miti gli anni che dovevano  ancora trascorrere dal suo tempo fino alla fine del mondo. Per la stessa ragione il profeta Daniele, volendo illustrare la gloria di cui godranno gli uomini apostolici, dice che risplenderanno come stelle nelle perpetue eternità [In perpetuas aeternitates (Dan., 12, 3)]. Gli sembrava non bastasse il numero singolare per spiegare ciò che è l'eternità, per cui disse in plurale “aeternitates”, aggiungendo ancora l'aggettivo “perpetuas”. Per quanto però si voglia spiegare l'eternità, non la si potrà mai spiegare. Si facciano tutte lingue i Profeti e la chiamino eternità delle eternità, la chiamino molti giorni, la chiamino secoli dei secoli, la chiamino eternità e più ancora; tutto resta insufficiente per spiegare la sua eterna durata. Per cui disse Elia che il numero degli anni di Dio era inestimabile, perché, per quanti anni si vogliano o si possano immaginare, essi non si possono paragonare con la sola eternità. Più facilmente avrebbe proporzione un minuto con centomila anni che non questi con l'eternità. Si potrà bensì paragonare un quarto d'ora con centomila milioni di anni, ma questi non avranno mai confronto alcuno con l'eternità dinanzi alla quale ogni tempo svanisce. In confronto con questa non è più grande un tempo di milioni di anni che quello di un minuto; rispetto all'eternità tutto è uguale, o per dir meglio, tutto è niente, tutto sparisce. Disse perciò l'Ecclesiaste queste parole molto a proposito: Se l'uomo avesse vissuto molti anni ed avesse goduto in essi molti piaceri, si ricordi poi del tempo tenebroso e dei molti giorni (così chiama l'eternità), venendo i quali, tutto il passato si troverà essere vanità (Eccl., 11, 8) perché allora tutto sparirà. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

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