mercoledì 2 luglio 2025

Iconoclastia e sua condanna

 


MARIA DEBELLATRICE DELLE ERESIE 


Nel capitolo precedente abbiamo accennato che, dopo la morte di Leone Isaurico (741), prese le redini dell'impero il figlio Costantino Copronimo (744). Questi fu più crudele del padre. Concentrò infatti tutto il suo odio in modo particolare contro le Immagini della SS. ma Vergine, vietando persino le preghiere dirette ad invocare l'aiuto della stessa gran Madre di Dio. 

Nel 754 Costantino Copronimo tenne un conciliabolo a Costantinopoli di circa 338 Vescovi, senza alcun Legato del Papa, presieduto da Teodoro Vescovo di Efeso. In quel conciliabolo si dichiarò idolatra il culto delle Sacre Immagini, minacciando severissime pene a chi avesse osato trasgredire le decisioni del concilio. Di sola sua autorità, Costantino Copronimo depose Anastasio dal Patriarcato di Costantinopoli, e in sua vece vi pose il Monaco Costantino, Vescovo di Silea, suo degno emulo nella empietà. Obbligò tutti i presenti a giurare sulla SS. ma Eucaristia e sui Vangeli che mai avrebbero venerate le Immagini e che le avrebbero distrutte. In modo particolare, aprì una spietata persecuzione contro i Monaci e contro tutte le persone religiose, che avessero coltivato speciale devozione alla Madonna. (Pighi. Hist. Eccl. To. II. p. 68). 

Supplizi e torture non mancarono contro i Monaci che rimasero fedeli agli insegnamenti della Chiesa Cattolica. 

Riportiamo alcuni episodi che racconta lo storico Henrion. 

 «L'Abate Paolo del Monastero nell'Isola di Creta, fu preso e, a causa della sua fermezza nel venerare una Immagine della Beatissima Vergine, fu flagellato e, stretto fra due tavole dal collo ai piedi, venne inchiodato: lo si sospese in alto col capo all'ingiù, poi si accese un gran fuoco fino a che tutto fu consumato. 

 «Vicino ad Efeso, trentotto Religiosi furono chiusi in un edificio abbandonato; se ne murarono tutte le uscite e si lasciarono morire in quello stato. 

 «Nel Monastero presso Nicomedia, viveva l'Abate Stefano il giovane, così detto per distinguerlo dal Protomartire Stefano, nella più austera penitenza. L'imperatore Costantino Copronimo si mise in capo di tirare questo uomo nella eresia. Prima tentò con le lusinghe, ma inutilmente: poi, con la forza militare, lo fece strappare dalla sua cella, e, quando lo ebbe dinanzi a sé, così gli parlò: Tu, il più vile degli uomini, rispondi e dimmi: «Quali sono i decreti dei Padri che noi abbiamo violato, per trattarci da eretici? Stefano rispose: Voi avete condannato le Sante Immagini che i Padri hanno sempre venerato, e ce ne hanno tramandato il culto. Voi avete confuso il sacro col profano, non avete errore di chiamare idolo tanto la figura di Cristo che quella di Apollo; le Immagini della Madre di Dio le mettete alla pari di quelle di Diana e Venere, e autorizzate a calpestare e darle alle fiamme...! Stolto, disse l'Imperatore, uomo ignorante...! Calpestando le Immagini, calpestiamo forse Gesù Cristo? Dio ce ne scampi...! Ma Stefano diede un profondo sospiro, poi, presentando una moneta, disse all'imperatore: E di chi è questa immagine e questa iscrizione? Costantino Copronimo rispose: E di chi vuoi che sia se non dell'imperatore? Allora Stefano gettò a terra la moneta e vi andò sopra coi piedi. Il seguito dell'imperatore si gettò sopra al Monaco come belva feroce, tentando di ucciderlo. Ma Costantino, umiliato per essere stato trovato in contraddizione, trattenne gli sgherri, e fece condurre Stefano in prigione perché venisse formalmente giudicato. 

 «Ma mentre l'Abate veniva trascinato al luogo del giudizio, un certo Filomato, iconoclasta al massimo, pieno di odio, con un grosso chiodo colpì tanto fortemente il santo uomo, che rimase morto sulla pubblica strada». (Henrion. St. Univ. Vol. III p. 202 e segg.). Abbiamo voluto riportare questi fatti per far conoscere di quale empietà fosse animato Costantino Copronimo contro chi venerava le Sacre Immagini. Sotto il suo impero, la Chiesa ha dovuto registrare un gran numero di martiri, i quali dando prova di vero eroismo, seppero trionfare di tutte le perfidie dell'imperatore. 

 S. Giovanni Damasceno, pieno di zelo, prese a scrivere in difesa del culto alle Sacre Immagini, e specialmente quella della SS. ma Vergine. Tanto disse e tanto scrisse che l'imperatore irritato, giunse al punto di fargli troncare la mano destra, perché non potesse più scrivere. 

 Come trionfò la Madre di Dio Maria di questi suoi persecutori? Quale potenza dimostrò Essa per abbattere questa eresia?

Non vi ha dubbio: la Beatissima Vergine intervenne e intervenne con una particolare potenza. Intanto nella notte seguente al giorno in cui era stata troncata la mano al suo Servo fedele S. Giovanni Damasceno, la Vergine SS. ma apparve al Santo, e gli restituì miracolosamente la mano troncata. Segno evidente che la Madre di Dio, con tale atto, confondeva l'eresia iconoclasta e confermava l'insegnamento della Chiesa circa la venerazione che si deve alle Sacre Immagini. Quale manifestazione più potente si poteva esigere dalla Madonna per dire che aveva vinto? 

 Si aggiunga inoltre la fine miseranda che toccò a Costantino Copronimo. Ecco cosa si legge di lui nella Storia Universale di Henrion. «Mentre l'imperatore Costantino Copronimo combatteva, con buona fortuna, contro i Bulgari, fu sorpreso da tali ulceri e carbonchi alle gambe, con febbri e dolori così acuti da dare segni di vera alienazione mentale. Collocato su di una nave, si tentò di trasportarlo a Costantinopoli, ma egli morì prima di arrivarvi il 14 Settembre 775, gridando che già ardeva vivo e sentiva le fiamme infernali, che gli vendicavano gli oltraggi con cui aveva disprezzato il culto alla gran Madre di Dio». (Henrion. Vol. III. p. 220). 

 Il riconoscimento dei propri errori, il castigo riconosciuto per l'odio alle Immagini della Madonna e pubblicamente proclamato, non è già questo un trionfo della Madre di Dio? Questa morte straziante di Copronimo colpì amaramente il figlio Leone IV, che gli successe nel governo dell'impero. Questi infatti si attenne a più miti consigli. Pur conservando i decreti iconoclasti, non usò alcuna sevizia verso coloro che non li osservavano. Leone IV regnò solo cinque anni. Dopo di lui prese le redini del governo la Vedova Irene, donna religiosa e cattolica, ma non immune da vizi. Questa con fermezza e prudenza pose fine alla persecuzione. Da Papa Adriano I ottenne che Costantinopoli, dove l'Immagine della Madre di Dio era stata tanto oltraggiata, si tenesse il settimo Concilio Ecumenico nel 786, Concilio che, per timore di suscitare disordini, venne trasportato a Nicea (secondo Concilio Niceno), e là venne definitivamente condannata l'iconoclastia.

Ecco l'opera di Maria Vergine vivente nella Chiesa del suo Gesù. Nel suo odio contro il culto dovuto alla Madre di Dio, l'eresia mostrava tutta la sua falsità. Si opponeva al Vangelo, nel quale è fondato il culto che noi rendiamo alla Beatissima Maria. Si opponeva altresì alla tolleranza, distruggendo tante Immagini e altari consacrati alla Santa Vergine, senza alcun rispetto per la libertà delle anime, fedeli alla fede delle precedenti generazioni. Ma con la Madre di Dio, Maria, non si scherza! Gli iconoclasti volevano abbattere il culto della SS. ma Vergine, ma Essa li umilia con la fermezza dei loro oppositori, che si sacrificano sino allo spargimento di sangue. Maria li atterra con la miseranda fine dei loro sostenitori. Maria trionfa col far sì che le sue Immagini siano rimesse alla pubblica venerazione sia nell'Oriente, dove erano maggiormente odiate, e nell'Occidente dove riscossero una sempre più crescente  venerazione. 

 La trionfatrice è sempre la Madre di Dio; che smaschera gli errori, confonde il nemico e finisce per cantare vittoria!

P. AMADIO M. TINTI 


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